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Rivoluzionaria scoperta sull’origine dell’uomo: fossili da retrodatare di un milione di anni

La nuova tecnica utilizzata attesta che i resti di Australopithecus della grotta di Sterkfontein in Sud Africa, ritenuta Culla dell'umanità, sarebbero databili a 3,4 o 3,7 milioni di anni. Un risultato incredibile

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   
Australopithecus africano (Ansa)
Australopithecus africano (Ansa)

Da sempre ci chiediamo quale sia l’età dell’uomo, quale la sua origine. Argomento sul quale gli studi si sono susseguiti e non hanno mai smesso di fare progressi. Di aggiornarsi. Per esempio, l’ipotesi che i famosi resti fossili trovati in Sudafrica risalissero a 2 o 2,5 milioni di anni è stata finora ritenuta valida. Ma forse, proprio in questi giorni – come scrive Le Scienze.it - si è fatto un incredibile passo in avanti. Un rivoluzionario balzo che porta ad anticipare tutto di almeno un milione di anni e pare destinato a cambiare la storia dell'evoluzione.

La sconvolgente retrodatazione

Una equipe internazionale ha infatti pubblicato sulla rivista PNAS uno studio che sposterebbe indietro le lancette fino ai 3,4 o 3,7 milioni di anni. Ciò sulla base dell’analisi dei fossili di Australopithecus della Grotta di Sterkfontein (in Sud Africa, appunto) definita, non a caso, Culla dell’Umanità.

Questa cavità si trova a 50 chilometri da Johannesburg e dal 1999 è Patrimonio mondiale Unesco. Nel  1947 il paleontologo Robert Broom vi scoprì il più antico fossile di Australopithecus africano (Mrs Ples) e nel 1997, Ronald J. Clarke, portò alla luce Little Foot, scheletro quasi intatto, che riposava accanto ad altre centinaia di antichissimi resti. Fino ad oggi si pensava avessero un’età compresa fra 2,1 e 2,6 milioni di anni, ma evidentemente ci si sbagliava.

Cranio di Australopithecus (Ansa)

La nuova tecnica

Per giungere al nuovo risultato sarebbero stati utilizzati metodi di datazione assolutamente innovativi, basati sull’analisi di due isotopi particolari, l'alluminio 26 e il berillio 10. La nuova tecnica è stata usata nell'occasione da una squadra di esperti diretta da Darryl Granger, professore di scienze terrestri, atmosferiche e planetarie della Purdue University (USA), vera autorità nella datazione di depositi geologici.

Se i risultati fossero confermati dovremmo dire che gli Australopithecus ritrovati nella grotta sudafricana risultano addirittura più antichi, o per lo meno contemporanei, della mitica Lucy (femmina appartenente all’Australopithecus afarensis) ritrovata in Etiopia nel 1979 e ritenuta risalente ad almeno 3,2 milioni di anni fa.

Un punto di partenza dell'evoluzione 

L’accettazione di simili dati dimostrerebbe inoltre che l’Australopithecus del Sudafrica avrebbe preceduto di circa un milione di anni la comparsa del genere Homo. Potrebbe dunque essere considerato un vero punto di partenza dell’evoluzione umana, quello da cui si sarebbero evoluti - per l'appunto - i generi Homo e Paranthropus.

I resti dell’ominide furono rinvenuti - come già evidenziato - nella Caverna di Sterkfontein nel 1936 da Broom. In tale culla dell’umanità sono stati recuperati importanti fossili di quella specie. La datazione di essi è tuttavia risultata sempre difficile. Il nuovo metodo di datazione utilizzato sembra voler consentire agli studiosi di imprimere una decisiva svolta agli studi evoluzionistici.

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   
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