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Nella giungla degli influencer: la nuova legge e la classifica. A sorpresa l'influencer italiano più seguito nel mondo non è Ferragni

La Francia approva una legge sugli influencer. Anche in Italia "servono regole su compensi e diritti". Il caso di Khaby Lame, 23 anni, senegalese da piccolissimo in Italia

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
Khaby Lame, foto di Ansa/Ettore Ferrari
Khaby Lame, foto di Ansa/Ettore Ferrari

Vietato promuovere consumo di alcol e sigarette, chirirgia estetica, dispositivi e terapie mediche. Stop all'uso di animali la cui detenzione è vietata, stop all'uso di filtri ed effetti che non vengano esplicitamente segnalati. La Francia corre ai ripari sul tema discusso e complesso degli influencer e sugli effetti che potrebbero avere su giovani e giovanissimi: giovedì 1 giugno il Parlamento ha approvato all'unanimità una legge che regola “la giungla degli influencer”, come l'ha definita il quotidiano Le Monde, imponendo limiti e divieti. Un testo bipartisan, proposto dai deputati Arthur Delaporte del Partito Socialista e Stéphane Vojetta di Rinascimento, che definisce la professione e stabilisce comportamenti consentiti e vietati con l'obiettivo di proteggere i consumatori. Le sanzioni non sono lievi: per i trasgressori sono previsti fino a due anni di reclusione e multe fino a 300 mila euro.

Il fenomeno degli influencer, che la nuova legge francese definisce come perscone che “dietro compenso o altri benefici utilizzano la loro notorietà con il proprio pubblico per comunicare online contenuti finalizzati alla promozione, diretta o indiretta, di beni, servizi o altre cause”, è strettamente legato ai social network e in particolare Facebook, Instagram e Tik Tok: qui si sono affermati in tutto il mondo figure che sfruttando la loro visibilità promuovono prodotti, viaggi, marchi e attività commerciali non sempre in maniera chiara e trasparente, influenzando pesantemente le scelte dei follower. Che sono spesso molto giovani: secondo le cifre comunicate da Tik Tok e Instagram, la maggior parte degli iscritti ha tra i 18 e 24 anni, ed è soprattutto per questa fascia di età che milioni di creator producono ogni giorno contenuti. Se in Francia si stimano 150 mila influencer, in Italia il numero è di circa 350 mila, con investimenti che hanno raggiunto quasi 300 milioni di euro. Cifre approssimative, dato che la professione nel nostro paese non è normata, e i creator, cioè chi produce contenuti visivi o audio di vario tipo vengono ricondotti di volta in volta ai professionisti del marketing, del cinema e della produzione televisiva, talvolta a una generica definizione di “altre creazioni artistiche e letterarie”.

Chi sono gli e le influencer in Italia su Instagram...

Per conoscere chi sono gli influencer italiani dobbiamo guardare alle classifiche prodotte dagli stessi social network e riportate sul sito InfluencerItalia.it: il profilo di Khaby Lame, 23 enne senegalese che vive in Italia sin da piccolissimo, è oggi il più seguito al mondo, con un patrimonio stimato tra 1,2 e 2.5 milioni di euro messo su grazie a brevi video comici dove il protagonista non dice una parola; la classifica di Instagram prosegue con Chiara Ferragni, 36 anni, un curriculum infinito nel mondo della moda e della creatività e 29 milioni di follower; Gianluca Vacchi, imprenditore che ha raggiunto la celebrità sui social network con video in cui racconta il suo quotidiano fatto di lusso ed eccentricità. Segue Michele Morrone, attore, cantante, modello con quasi 16 milioni di follower, e poi il pilota Valentino Rossi, il cantante (e consorte di Ferragni) Fedez, l'allenatore di calcio Carlo Ancelotti.

Immagine dal sito del Quirinale: Chiara Ferragni con Gianni Morandi, Sergio Mattarella, Amadeus e Laura Mattarella

...e su Tik Tok.

Al secondo posto dopo Khaby Lame c'è Arnaldo Mangini, comico noto come il sosia italiano di Mr Bean che ha raggiunto la popolarità pubblicando sketch divertenti, seguito da un altro attore comico, Manuel Mercuri, dal blogger di ricette Foodqood, ancora da Gianluca Vacchi e dal giovane Pasquale Della Sala, avellinese creatore di video coloratissimi e pieni di effetti speciali. Al settimo posto ci sono Urban Theory, collettivo di cinque ballerini e una ballerina divenuti celebri anche in tv grazie al loro originale stile di danza che mescola hip hop e arte contemporanea.

Non solo divieti, una professione da tutelare

"Guardiamo con attenzione a quanto accaduto in Francia, consapevoli della delicatezza dell'intervento dello Stato in un settore prospero, ma pur sempre avente matrice creativa e, quindi, delicato. - commenta Jacopo Ierussi, avvocato e presidente di Assoinfluencer, associazione romana nata quattro anni fa per promuovere, sostenere e tutelare l'attività professionale degli influencer in Italia. - Crediamo che il mondo della creator economy necessiti certamente di norme ad hoc pronte a tutelare, da una parte, gli influencer in quanto professionisti, e, dall'altra, le community stesse che li supportano in quanto composte da potenziali consumatori. Al contempo, però, auspichiamo che l'obiettivo del Legislatore sia più finalizzato a promuovere la categoria anziché ostracizzarla, preservando così il libero mercato quale formula vincente per ogni Sistema Paese. Si badi bene, libero, non privo di regole. Non è un caso che Assoinfluencer abbia siglato di recente un protocollo di intesa proprio con l'Unione Nazionale Consumatori".
Non solo divieti, ma anche tutele per un settore che in italia sta conquistando una fetta dell'economia nazionale: "Rispetto alla situazione francese ipotizziamo scenari leggermente più ambiziosi, trai quali quello del definitivo riconoscimento di questa categoria di lavoratori, anche tramite la creazione di un codice ATECO dedicato; obiettivo per il quale ci siamo già attivati a livello istituzionale. In definitiva, 'dei diritti e dei doveri' scriveva un grande saggio, ma non soltanto dei secondi. Troppo spesso il pregiudizio vuole l'influencer come una figura scomoda agli occhi delle istituzioni - nelle cui lungimiranza sempre intendiamo confidare - il ché è assurdo perché nessuno sembra voler applicare tale rigido metro di giudizio a molti altri analoghi settori". 
Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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