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Una missione italiana scopre in Egitto un “Monte Testaccio” come quello di Roma. L’antica città perduta

Il ritrovamento è avvenuto sul sito di Tell el-Maskhuta, l'antica città di Tjeku. Le scoperte fatte dall'Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc), un "hub" del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), confermano che il luogo era un importante centro commerciale situato nello scomparso Canale dei Faraoni

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C’è un altro Testaccio in Egitto, una versione aggiornata di quello di Roma. Lo ha scoperto un team italiano nell’ambito di una missione archeologica che sta lavorando sul sito di Tell el-Maskhuta, l'antica città di Tjeku. Le scoperte fatte dalla Multidisciplinary Egyptological Mission dell'Ispc-Cnr che scava a Tell el-Maskhuta in collaborazione con il dicastero egiziano, confermano che il luogo era un importante centro commerciale situato nello scomparso Canale dei Faraoni.

E’ stato il Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano (Mota) ad annunciare il rinvenimento su Facebook.

Ma di cosa si tratta in concreto?

La missione italiana ha riportato alla luce nei pressi del Canale di Suez "una grande discarica di anfore romane" dove venivano ammucchiati i resti di quelle rotte e quindi inutilizzabili, ha precisato la condirettrice scientifica dello scavo, Giuseppina Capriotti Vittozzi, parlando con l'Ansa.

Ricorda il Monte Testaccio di Roma

Ciò "ricorda il Monte Testaccio di Roma", ha aggiunto. Come noto il dinamico quartiere alla moda della capitale si sviluppa infatti intorno al "Monte dei Cocci", una collina nata anche in quel caso dall'accumulo di anfore romane scartate. La discarica "è collegata ad una imponente rampa di accesso, certamente più antica", scoperta durante questi scavi: "la struttura sale dall'esterno su un'enorme muraglia, spessa circa 22 metri", rinvenuta dalla stessa missione Ispc-Cnr anni addietro, ha sottolineato Andrea Angelini, l'altro codirettore scientifico dello scavo, anche lui rispondendo a domande dell'Agenzia giornalistica.

Una grande città antica

Come emerso già negli anni scorsi, il sito di Tell el-Maskhuta nasconde una grande città antica che doveva la propria importanza alla sua posizione lungo la valle dello Wadi Tumilat, all'estremo confine nord-est dell'Egitto, lungo una delle più importanti vie verso Sinai, Palestina e Siria. E' lungo lo Wadi Tumilat che nell'antichità fu scavata una via d'acqua - il cosiddetto Canale dei Faraoni - che connetteva Egitto, Mediterraneo e Mar Rosso proprio come fa oggi quello di Suez. "Città di frontiera, Maskhuta era molto importante per il commercio dell'epoca: dotata di una possente cinta muraria, che la missione sta scavando e documentando, era una sorta di crocevia ma anche un punto di controllo dei traffici", ha sintetizzato Capriotti Vittozzi, fino a qualche mese fa manager del Centro archeologico dell'Istituto italiano di cultura del Cairo. "La grande discarica di anfore, nella quale ne è stata recuperata anche una intera e piena", è "molto interessante" per la quantità di dati che può dare "sui traffici e i contatti in epoca romana", ha sottolineato ancora Angelini. Insieme alle anfore, sono state rinvenute numerose conchiglie, "alcune delle quali certamente dal Mar Rosso". Inoltre, sono stati scavati edifici che potevano essere forse officine o punti di controllo.

Il porto perduto

La presenza della grande rampa e la discarica di anfore "suggeriscono che si tratti di resti relativi ad un porto sul cosiddetto Canale dei Faraoni, in attesa di un approfondimento sui dati e di prossimi scavi.", ha evidenziato dal canto suo Capriotti Vittozzi.

La scoperta è stata fatta dalla Multidisciplinary Egyptological Mission dell'Ispc-Cnr che scava a Tell el-Maskhuta in collaborazione con il dicastero egiziano, avendo il riconoscimento e il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Per la sua caratteristica interdisciplinarità, oltre ad un'anima egittologica rappresentata da Capriotti Vittozzi, ha una forte componente tecnologica coordinata da Angelini, che conduce sperimentazioni di Rilievo 3D delle strutture, finalizzate ad un'analisi tecnica e ad una comprensione critica di tutto il complesso archeologico.

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