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Una voce per chi non ha voce, il libro testamento del Dalai Lama

di Ansa   
Una voce per chi non ha voce, il libro testamento del Dalai Lama

(ANSA) - ROMA, 17 MAR - Quasi in coincidenza con il settantacinquesimo anniversario dell'occupazione cinese del Tibet, il Dalai Lama racconta per la prima volta la sua storia e le prove che lui e il suo popolo hanno dovuto sostenere: lo fa nel libro 'Una voce per chi non ha voce. Oltre settant'anni di lotta per la mia terra e il mio popolo' che esce domani in Italia e nel mondo edito da HarperCollins. Il libro ripercorre lo straordinario viaggio del Dalai Lama, premio Nobel per la pace nel 1989, dalla perdita della propria casa a causa di un'invasione ostile alla difficile costruzione di una vita in esilio, nel tentativo di affrontare la crisi di una nazione, della sua cultura e della sua religione, e immaginare una via da percorrere in futuro. "'Una voce per chi non ha voce' è un'opera importante per me e per il mio popolo", dice il Dalai Lama. "È il resoconto di oltre settant'anni di trattative con i leader della Repubblica Popolare Cinese, per conto del Tibet e della sua popolazione.

In queste pagine ho condiviso le mie esperienze personali a partire da quando a 16 anni mi venne chiesto di assumere la guida del Tibet, inclusi i miei continui tentativi per salvare la mia patria e la mia gente e racconto come, nonostante tutte le sofferenze e le devastazioni, noi tibetani crediamo ancora fermamente nella possibilità di una risoluzione pacifica della nostra lotta per la libertà e la dignità" prosegue il XIV Dalai Lama. "Questo libro si propone di testimoniare tutta la genuinità dei nostri sforzi, da quando, a soli 19 anni, negoziai a Pechino con il Presidente Mao al culmine del suo potere, fino ai recenti tentativi di comunicare con il Presidente Xi Jinping, e di offrire alcune riflessioni su quella che potrebbe essere la strada da seguire, attingendo alle lezioni apprese nei miei decenni di rapporti con Pechino. Nel mio ruolo di Dalai Lama non c'è questione più importante di quella di cui parlo in queste pagine. Spero che questo saggio possa stimolare oggi nuovi pensieri e discussioni e possa aiutare a inquadrare il futuro del Tibet anche quando io non ci sarò più" afferma Tenzin Gyatso nato a Taktser il 6 luglio 1935. Il Dalai Lama nel libro condivide le sue riflessioni sulla situazione geopolitica della regione e racconta come è riuscito a preservare la propria umanità nonostante le profonde perdite subite e le minacce che tuttora gravano sul popolo tibetano. Leader spirituale del buddismo tibetano e potente simbolo del paese e della sua civiltà, il Dalai Lama oltre al Nobel in riconoscimento del suo impegno per la pace nel mondo ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti internazionali, tra cui la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti, la Medaglia d'oro del Congresso. Dopo essere fuggito in esilio nel 1959, il Dalai Lama ha vissuto come un tibetano apolide in India, paese che chiama la sua seconda casa. L'invasione del Tibet ebbe inizio nell'ottobre del 1950, dopo la fine della guerra civile cinese che vide la vittoria del PCC (Partito Comunista Cinese) guidato da Mao Zedong. Tra il 6 ed il 7 ottobre 1950, l'esercito cinese - sotto l'influenza del futuro leader Deng Xiaoping, - circondò la città tibetana di Chamdo, che cadde sotto il comando cinese il 19 ottobre. (ANSA). .

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