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La vita da romanzo della sorella di Mozart, bambina prodigio che si esibiva con Wolfgang in tutta l'Europa

Rita Charbonnier, anche lei pianista e cantante, oltre che attrice e scrittrice, ha dedicato un romanzo a Maria Anna Walburga Ignatia Mozart (1751-1829)

di Paolo Petroni (Ansa)   
Nannerl e Wolfgang Amedeus Mozart
Nannerl e Wolfgang Amedeus Mozart

"So che componevate fin dalla prima infanzia e fino a qualche tempo fa vi esibivate come pianista in coppia con vostro fratello. Ma d'un tratto avete interrotto l'una e l'altra attività.... Davvero una scelta del genere è stata fatta senza rincrescimento?", scrive l'amato Franz Armand d'Ippold alla sua 26enne Nannerl, sorella maggiore di Wolfgang Amedeus Mozart, che da Salisburgo decide di spiegargli e raccontargli tutto. Inizia così il romanzo che Rita Charbonnier, anche lei pianista e cantante, oltre che attrice e scrittrice, ha dedicato a Maria Anna Walburga Ignatia Mozart (1751-1829), bambina prodigio in coppia col fratello di cinque anni più giovane con cui si esibiva in tutta Europa.

Un romanzo di successo, che torna a oltre 15 anni dalla prima edizione, con una decina di traduzioni all'estero alle spalle. Eppure Nannerl è poi scomparsa dalla storia musicale di quell'epoca: a 18 anni lei resta a casa mentre Wolfgang parte con il padre per divenirne grande protagonista. Ed è questo essere stata a un certo punto ridotta al silenzio e a lavorare solo per pagare le tournée del fratello, che ha affascinato l'autrice e l'ha spinta a indagarne la figura, a ricostruirla tra realtà storica e creazione narrativa, a cominciare da quelle lettere di di Ippold, padre della sua allieva Victoria, che sono pura invenzione pur essendo lui esistito e amato davvero, e che punteggiano la vicenda, dandole un punto di vista esterno.

Una narrazione quindi storica, d'ambiente e atmosfere settecentesche ricostruite con la documentazione e la sensibilità della musicista, ma soprattutto un romanzo psicologico al femminile e basterebbe, per capirlo, l'incontro tra Nannerl e d'Ippold che non gradisce sua figlia Victoria suoni e lei che gli replica: "Ha talento. Un talento raro , autentico. E non coltivarlo sarebbe un delitto": Aggiungendo accorata: "Voi non sapete cosa voglia dire avere un talento e non poterlo esprimere. Voi non potete lasciare che vostra figlia divenga una donna insoddisfatta, che si rovini l'anima nel silenzio, nel livore, nelle imposizioni accettate senza discutere".

Quella Victoria che sarà anche la causa, nel romanzo, della rottura tra i due fratelli, che ci fu ma non si sa per quali ragioni, dopo anni di grande complicità. Tutto seguendo appunto anche la carriera di Wolfgang, colto in quell'essere bambino e avere a che fare con altri della sua età, e assieme trovarsi a collaborare e confrontare con adulti, sospettosi e poi affascinati dal suo genio.

Ci sono pagine curiose e frizzanti come l'incontro che ha a Bologna in casa di Farinelli con la figlia coetanea di una celebre cantante che si occupa solo della sua voce, così che questa sia arrivata a odiare la musica. O quando lui ascolta una composizione della sorella e cerca di farle capire che è brava, ma tutta tecnica: "Ma la tua passione dov'è finita? Dove l'hai messa?". Questo anche se fino a noi non è giunta alcuna pagina di musica composta da Anna Maria Mozart, e anzi la Charbonnier immagina che lei a quelle di un tempo abbia dato anni prima fuoco, con Wolfgang che la rimprovera "Che fai? Sei pazza? Te li riscrivo io, tanto me li ricordo tutti", mentre lei lo invita a lasciar perdere e a godersi i soldi che gli manderà, divenendo una maestrina di provincia, che la madre invita a "smettere di ribellarsi all'autorità", quella del padre innanzitutto.

Una narrazione sempre partecipata in cui affiora talvolta una certa ironia con momenti di divertimento come nell'incontro con un'anziana, subdola regina di Francia. Una storia tra realtà e invenzioni, ma sempre su una base storica da cui scaturiscono creazioni (e soprattutto psicologie e sentimenti) letterarie sempre verosimili e coinvolgenti nel restituirci una vita comunque appassionata e intensa e con un finale rappacificante, in cui Nannerl, attraverso il dedicarsi alla conservazione e diffusione della musica del fratello scomparso nel 1791, quasi quarant'anni prima di lei, ritrova se stessa, anche grazie a un marito, Jean Baptiste Berchtold, che ci fu, ma forse molto diverso da come qui ci viene amorosamente dipinto. 

di Paolo Petroni (Ansa)   
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