Monica Nappo: "La cultura non è un bene essenziale per questo Paese ma, nonostante tutto, il teatro resisterà anche a Franceschini"
I teatri italiani, ma non solo, anche i cinema e tantissimi altri luoghi di cultura sono chiusi ininterrottamente da ottobre dello scorso anno. Ci siamo fatti una chiacchierata con Monica Nappo, attrice e regista di fama internazionale.

“La cultura non viene vista da questa nazione come un genere di prima necessità”
I teatri italiani, ma non solo, anche i cinema e tantissimi altri luoghi di cultura sono chiusi ininterrottamente da ottobre dello scorso anno. E la cosa che forse fa più male in assoluto è che la maggior parte degli italiani non siano stupiti, né scandalizzati, non provino sconcerto. Da decenni ormai il Paese che detiene il 60% del patrimonio artistico mondiale è abituato a vedere questa risorsa “naturale” trascurata, percepita più come un vezzo per ricchi e intellettuali che come un bene di tutti e portatore sano di Pil e di posti di lavoro per una buona parte della nazione. Perché oltre agli artisti ci sono le maestranze artistico tecniche.
Ci siamo fatti una chiacchierata con Monica Nappo, attrice e regista di fama internazionale. Nappo è stata la prima in Italia ad interpretare opere come Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane, After the end di D. Kelly ed East Coast di Tony Kushner. Ha partecipato a numerose produzioni italiane ed europee lavorando tra gli altri con A. Arias, M. Martone, C. Cecchi e continuativamente con Toni Servillo per una decina d'anni. Per il cinema, fra gli altri in To Rome with love di Woody Allen, All the money in the world di Ridley Scott, L'uomo in più di Paolo Sorrentino, Estate Romana di Matteo Garrone, e poi con P. Greenaway, F. Ozpetek, S. Soldini. In televisione fra i titoli: Pulling di Tristam Shapiro per la BBC3, Sabato, domenica e lunedì regia di Paolo Sorrentino, Sirene di I.Cotroneo, I bastardi di Pizzofalcone regia di A. D'Alatri e Imma Tataranni. Come regista le due ultime produzioni sono Ogni Bellissima Cosa, tradotto e diretto da lei e prodotto dal teatro2 di Parma e Tossine di Tony Laudadio con Teresa Saponangelo prodotto dal Mercadante di Napoli nel 2020. L'ultimo suo lavoro come attrice a teatro è ne Il Silenzio Grande di Maurizio De Giovanni, regia di A. Gassman dove interpreta Bettina.
Tra i premi ricevuti, L'Ubu per Sabato Domenica e Lunedì, il Franco Enriquez per Orphans nel 2017 e nel 2018 il premio Galacinemafiction per I Bastardi di Pizzofalcone.
Monica Nappo e Roberto Benigni in To Rome with love di Woody Allen
Insomma la persona giusta con cui parlare di questa piaga tutta italiana. L'artista è profondamente delusa dall'ennesima dimostrazione da parte della politica (tutta) di come il mondo dello spettacolo e dell'arte non sia stato preso in considerazione dal nostro Paese neppure durante la pandemia: “Questa è una nazione che non riconosce la cultura come una necessità umana evidentemente. Puoi fare shopping, andare dal parrucchiere, seguire messa in presenza, ammassarti al centro commerciale, usare i mezzi di trasporto affollati.Ma non andare a un cinema o a un teatro. Nella seconda e terza ondata tutto ha dignità di aprire tranne i cinema e i teatri, il segnale è chiaro: questo è l'unico settore che per chi ci governa, Conte prima, Draghi adesso, può restare chiuso. Ripeto: questo sta accadendo con due diversi governi, quindi non abbiamo frainteso, è l'unico settore, malgrado tutte le maestranze si siano subito adeguate alle misure di sicurezza e abbiano reso gli spazi sicuri per il pubblico, (infatti i contagi in questi luoghi sono stati praticamente inesistenti)che è rimasto chiuso per mesi e mesi”.
Una fotografia impietosa ma realistica quella che fa Nappo affermando che: “Quando i governi decidono che la cultura non è importante, storicamente parlando, non è mai andata a finire bene. L'unico teatro che abbiamo visto aperto, anche se senza pubblico in presenza, è stato quello del Festival di Sanremo. Forse per i nostri politici è questa l’unica forma di cultura ?”.
Negli altri Paesi europei cosa accade invece?
La Francia ha occupato tutti i teatri, hanno iniziato a fare gli spettacoli per gli addetti ai lavori e stanno riniziando a programmare (vedi la mappa). L'Inghilterra sta facendo molti lavori in streaming, ma aveva comunque riaperto prima di richiudere. Loro non hanno una tradizione di regia alla Strehler, ma hanno una tradizione di drammaturgia per questo riescono con questa modalità a trasmettere lavori di grande qualità. Creano testi teatrali che parlano anche di ciò che accade ora e le loro produzioni sono interessanti. In Germania dopo due settimane dalla chiusura ogni artista ha ricevuto un cospicuo ristoro, così hanno continuato a produrre in pace. Da noi invece è tutto immobile. Ci hanno dato piccoli ristori per farci stare buoni, se avessero tenuto davvero al nostro settore avrebbero fatto qualche incontro in più con gli artisti e invece...
Il ministro Franceschini come sta lavorando alla vostra causa?
Ogni tanto si è degnato di incontrare quelli di Unita (sindacato attori per teatro e cinematografo). Anche io ne faccio parte, ma non c'è stata data tanta attenzione. La nostra battaglia ora è che sui set si stabiliscano le condizioni per lavorare sempre più in sicurezza. Gli artisti su alcuni set sono mandati allo sbaraglio e invece anche noi avremmo diritto a garanzie di tutela sul lavoro. E' assurdo. Dobbiamo intrattenere però non possiamo lamentarci come gli altri lavoratori. Penso che Franceschini non abbia a cuore i problemi del suo ministero. Lui è totalmente sordo ai nostri problemi. Non gli interessa la cultura. Siamo stati lasciati soli. E' questa la cosa più brutta.
Tra il cinema e il teatro chi sta soffrendo di più e chi rischia di non “riaprire”?
Prima di tutto va ricordato, se parliamo dei teatri, che quelli nazionali hanno un sostegno dal governo. La vera preoccupazione è per le centinaia di realtà teatrali piccole e locali che facevano un grande lavoro sul territorio che stanno progressivamente morendo perché non hanno nessun tipo di supporto economico e che andavano avanti solo grazie all'onesto lavoro e alla dedizione di chi ci lavorava. Questa tipologia di teatro aveva un ruolo di prevenzione alla criminalità, curava l'emarginazione di alcuni quartieri di periferia, aiutava i giovani in difficoltà.
Il cinema sicuramente è più a rischio. Io credo che la gente si abituerà a vedere ottimi film dallo schermo di casa. Credo che verranno sempre più acquistati proiettori e i film si vedranno insieme agli amici nella propria abitazione. Il teatro ha un'altra potenza, ed offre un'altra esperienza. Ha superato i secoli, le guerre, la peste. Ha resistito a tutto, anzi credo che ci sia una gran voglia di tornare a teatro. Non lo ucciderà il Covid. E credo che resisterà anche a Franceschini.
Intanto ieri un gruppo di lavoratori dello spettacolo ha occupato il Globe Theatre di Villa Borghese a Roma: "Dopo più di un anno dal blocco degli spettacoli dal vivo chiediamo una riforma strutturale del settore -hanno scritto su Facebook - Non vogliamo una riapertura senza sicurezza, che ci faccia ripiombare in un mondo del lavoro ancora più incerto e privo di garanzie. Riapriamo questo spazio a tutte le precarie, a tutti gli sfruttati, per riappropriarci di un tempo di confronto e autoformazione". Ovviamente gli occupanti hanno anche riferito che: "tutto si sta svolgendo nel rispetto delle disposizioni sanitarie" e che si sono sottoposti a tampone.
"Ho apprezzato il tono costruttivo e positivo del vostro intervento, della vostra protesta, sono qui per dirvi che io non sono la vostra controparte, io ho il dovere di essere il vostro rappresentante nelle istituzioni". Il ministro della cultura Franceschini si è presentato a sorpresa nel pomeriggio di ieri, dopo il Question time alla Camera, nel Globe Theatre occupato a Roma per parlare con i ragazzi e gli artisti che animano la protesta. E ha preso il microfono per ribadire la sua vicinanza ai lavoratori dello spettacolo: "Posso riuscire a fare questo lavoro più o meno bene, ma ho il dovere di rappresentare il vostro mondo. E' quello che ho cercato di fare dall'inizio della pandemia, quando è arrivata questa bufera che ha travolto tante categorie e in modo particolare la cultura". "Abbiamo cercato di intervenire con provvedimenti d'urgenza -, ha detto il ministro parlando a braccio - e per la prima volta in un settore che non li aveva sono arrivati gli ammortizzatori sociali. Questo lavoro si può migliorare e io sto continuando a insistere perché anche nel decreto Sostegni questi interventi continuino per i luoghi che restano chiusi o che potranno riaprire in maniera parziale". La parte più importante del lavoro, ha sottolineato, è stata quella di censire il settore , "per avere una mappa precisa dei lavoratori intermittenti. E quello che ci deve impegnare ora, e lo stiamo già facendo, è trovare una norma che introduca in maniera permanente alcune protezioni che abbiamo introdotto in emergenza e che renda permanenti le forme di protezione dei lavoratori del settore". In queste ore - ha concluso - il ministero della cultura sta affrontando un altro problema, "evitare che chi ha avuto i fondi di emergenza ma non ha potuto versare i contributi sufficienti per il proprio percorso pensionistico nel 2020-21 abbia riconosciuti comunque dei contributi figurativi per i due anni e che questi non siano persi rispetto al percorso previdenziale . E' una grande operazione che dobbiamo fare con il ministero del Lavoro, ascoltando le associazioni di categoria". Speriamo sia così.