Strehler: il mito rivoluzionario e i dettagli inediti. La moglie: "la sua stanza da letto era piena di giocattoli"

“Strehler, com’è la notte?”: il magistrale lavoro diretto da Alessandro Turci che ripercorre la vita del più grande regista del secolo proiettato in anteprima al Torino Film Festival

di Camilla Soru

“Aveva sempre ragione lui”, “Non riusciva a stare fermo”, “Non aveva amici”, “Non tutti l’han capito”. Le voci che si accavallano sono quelli di amici, attori e studiosi che hanno vissuto e sono stati travolti dall’uragano di emozioni che Giorgio Strehler ha rovesciato sul palco del Piccolo teatro di Milano.

Voci raccolte in “Strehler, com’è la notte?”, un documentario per la regia di Alessandro Turci prodotto da Dugong Films e RAI Documentari, nell’occasione dei cento anni dalla nascita di Giorgio Strehler che verrà proiettato in anteprima il 28 novembre al Torino Film Festival. In questo lavoro caratterizzato da testimonianze inedite provenienti dagli archivi della RAI lo spettatore è accompagnato lungo un viaggio che descrive la carriera del regista.

Cento anni quest’anno, è stridente persino pensarlo tanta l’innovazione e la rivoluzione che hanno contraddistinto Giorgio Strehler per tutta la sua esistenza “tutta bruciata sul palcoscenico”.

Prima di lui il teatro era l’attore, uno strumento personalistico per la vittoria di uno. Dopo di lui si aprono le porte del teatro epico, del teatro democratico.

La forza propulsiva fu la voglia sua e di Paolo Grassi di dare a Milano il primo teatro stabile, il primo teatro a gestione pubblica di questo Paese. Il teatro non doveva più essere un problema da gestire, “un sovrappiù” ma un qualcosa di indispensabile per la città proprio come il trasporto pubblico, la scuola o la nettezza urbana.

Così una notte, vagando insieme per Milano si ritrovarono davanti ad un vecchio teatro abbandonato, sfondarono la porta e trovarono una platea sgangherata con un palco minuscolo: sta per nascere il Piccolo.

Durante la guerra quel luogo era stato sede di torture ai partigiani catturati. Per anni gli attori condivisero i camerini con le tracce di sangue di quelle anime sui muri. M daa luogo di morte divenne presto luogo di vita riaprendo per la prima volta alla cittadinanza con Stehler in scena in “L’albergo dei poveri”.

Paolo e Giorgio, insieme. Incondizionatamente innamorati. L’uno gamba e braccio dell’altro. Caratteri diversissimi, un organizzatore autoritario, più pratico e attento ai bilanci l’uno e un ansioso emotivo, più concentrato sullo spettacolo l’altro. “Non sarei stato Paolo Grassi senza Giorgio Strehler” dirà l'impresario in un intervista. Ma accanto a questo idillio professionale non mancheranno gli scontri, documentati in lunghe e numerose lettere, come quella in cui Grassi accusò Strehler di essersi comprato una macchina troppo appariscente “così poco marxista”.

Numerosi nel documentario i racconti degli attori, delle prove e delle recite. Dalle loro parole si profila il ricordo di un uomo spesso cattivo, aggressivo e violento ma anche umilissimo e con una delicatezza di sentimenti sorprendente che riusciva a tirare fuori dai suoi attori emozioni purissime.

IL GENIO

Strehler amava moltissimo giocare, racconta la sua ultima moglie Andrea Jonasson “Era pieno di giocattoli, aveva una camera da letto come quella di un bambino” è molto difficile raccontare chi fosse, del resto “come si racconta un genio?”

Ci si può provare con un aneddoto. Il 24 luglio del 1947 andò per la prima volta in scena L'Arlecchino servitore di due padroni, ancora oggi considerato il suo più celebre e iconico lavoro. Sulla fine degli anni settanta Strehler entrò in teatro e disse: “voglio provare la scena delle due donne”. Qualcuno rispose: “Giorgio, sono trent’anni che la facciamo, ne abbiamo le balle piene. Cosa c’è da provare?” “Lo so - rispose - ma stanotte mentre dormivo ho capito come farla finalmente perfetta”. Ecco, Strehler era esattamente così.

Tra filmati originali e foto inedite il documentario scorre regalandoci bellezza ad ogni minuto con contributi profondi e toccanti da Ornella Vanoni, con la quale ebbe una intensa storia d’amore, a Ezio Frigerio. Sarà un piacere vedere Strehler con il suo consueto abbigliamento nero che dirige i suoi attori durante le prove, del resto come diceva un noto astrofisico “Vedere le prove di Strehler è più bello che osservare le stelle nel cielo”.