Cori Lgbtq+ da tutto il mondo a Bologna. La vicesindaca Clancy: “Una festa ma i diritti sono sotto attacco”
Dal 14 al 18 giugno la città accoglie in tanti spazi oltre cento cori e migliaia di coristi con la “prima” italiana del festival “Various Voices”. Musiche dal medioevo al pop. Il responsabile dell’immagine Giovanni Rosa: “Un messaggio sulle differenze, anche di età”
Ben 105 cori multicolori con oltre 3.500 cantanti di ogni età da 21 Paesi e con un repertorio che spazia dalla polifonia medioevale al pop accompagneranno Bologna dal 14 al 18 giugno in piazze, strade, sotto i portici, teatri, auditorium, perfino musei, in luoghi della cultura e all’aperto in una rassegna dal tratto speciale: si tratta di formazioni corali Lgbtq+ che formano il festival “Various Voices” edizione 2023. La manifestazione debutta in Italia, si preannuncia particolarmente ricca, gioiosa, eterogenea, comprende il VV Village al DumBO, il Distretto urbano multifunzionale di Bologna, e senza dimenticare che la battaglia dei movimenti per il riconoscimento di pari diritti (non per avere più diritti di altri) è costantemente sotto tiro. Anzi, più di prima. Per ragioni politiche.
Emily Clarion Clancy: “Un messaggio di speranza e di inclusione”
Lo conferma la vicesindaca Emily Clarion Clancy al telefono a Tiscali Cultura a margine della conferenza stampa alla quale ha partecipato anche il sindaco Matteo Lepore: “L’importanza del festival in questo momento storico è fondamentale, arriva in un momento in cui i diritti sono sotto attacco e nemmeno in maniera velata, ma apertamente. Siamo molto orgogliosi di ospitare questa edizione, che attraverso la cultura, lancia un messaggio di speranza e di inclusione, è un’affermazione chiara”. Citando il sottotitolo, “canto ciò che sono”, ovvero l’hashtag #ISingWhatIAm, la vicesindaca ricorda che “le differenze arricchiscono, tutti i cittadini contribuiscono alla società come vuole la nostra Costituzione”.
La vicesindaca: “Due cori dall'Ucraina”
Emily Clarion Clancy tiene a sottolineare che partecipano “due cori da città ucraine, uno da Charkiv con cui Bologna ha un antico gemellaggio che si basa anche sulla cultura per veicolare l’inclusione, la solidarietà, la fratellanza tra i popoli. Siamo molto contenti di accoglierli e di riflettere sulla situazione geopolitica internazionale affinché la cultura possa essere ambasciatrice di pace”. Saranno coriste perché gli uomini, nell’Ucraina invasa dalla Russia di Putin, o sono a combattere o comunque non possono uscire dal Paese.
“Various Voices” in 35 anni e 15 edizioni è cresciuto a ritmo esponenziale: “Quando è partito aveva quattro cori, adesso arrivano da tutto il mondo: l’edizione bolognese testimonia anche il grande lavoro del festival che si è esteso e crea sempre più messaggi di inclusione e solidarietà oltre i confini”. A proposito di confini, per la prima volta partecipa un coro dall’Africa, per la precisione da Johannesburg in Sud Africa: “Il messaggio è che qualunque differenza porta valore, in particolare i cori Lgbtq+ sono formati da persone dall’orientamento sessuale diverso da quello che è ritenuto il canone, ma – puntualizza Emily Clarion Clancy - il messaggio è che non c’è un canone, ognuno deve essere libero di vivere la propria identità come la provenienza geografica”.
Nicola Mainardi: “Un'ondata di colori e musica”
Bologna sarà come immersa in una polifonia di voci con tante forme musicali, innumerevoli storie, con l’immancabile piazza Maggiore teatro del galà nella sera di venerdì 16. Senza dimenticare l’alluvione e chi più lo ha sofferto e soffre. “D’accordo con il Comune e la Città metropolitana aderiamo alla raccolta straordinaria di risorse per sostenere la popolazione alluvionata nella nostra Emilia-Romagna – fa sapere il direttore del festival Nicola Mainardi in conferenza stampa – e mettiamo una parte dei proventi che verranno dal nostro Village”. Chiosando: “Sarà una graditissima ondata di colori, di musica. Siamo molto fieri della rete culturale che siamo riusciti a creare”.
Giovanni Rosa: “Cancellare gli stereotipi”
Si respira un’aria fiduciosa, effervescente, tra gli organizzatori. “Un festival come questo anzi tutto può cancellare gli stereotipi e rendere accessibile un’altra visione del fare gruppo”, dice al telefono a Tiscali Cultura Giovanni Rosa, direttore artistico, responsabile dell’immagine del festival e corista del coro Komos. “Può anche aprire gli occhi sulle differenze, anche di età, e di persone che producono musica tutti assieme. Il messaggio è forte, è il valore della diversità”.
Domanda: a Bologna si può fare, in altre città sarebbe più difficile? “Non a caso Bologna ha il coro Lgbtq+ - risponde Rosa - Abbiamo trovato una struttura comunale, una giunta e associazioni sul territorio apertissime facendo quello che potevano fare. Dove se non Bologna? Lo dico da piemontese che ha scelto questa città come seconda parte della propria vita”. Ma il diritto a essere quel che si è non dovrebbe valere sempre e ovunque in una Repubblica la cui Costituzione (che il governo di destra vuole modificare) sancisce che siamo tutti uguali? “Ha fatto centro. Non bisogna aspettare che una città si apra, invece il pesce puzza dalla testa. Un messaggio di inclusione e solidarietà globale dovrebbe arrivare fin dall’inizio, facciamoci valere in queste battaglie specialmente in questo periodo dove pare vi siano direzioni diverse”.
Concerti, momenti per ballare, per tutti gli appuntamenti vi rinviamo al sito del festival cliccando qui.
Come fa sapere il sito stesso, “Various Voices” è organizzato dall’associazione sociale Aulos con Komos e per conto di Legato Choirs (associazione europea di cori Lgbtq+). È un festival non competitivo che si tiene ogni quattro anni in una città europea diversa, scelta dai cori che fanno parte di Legato Choirs. Il Gran galà in piazza Maggiore viene presentato da Mario Acampa e Senhit la quale ha in programma anche una performance al pari di Antonino. La cerimonia di chiusura sarà sabato 17 dalle 22 al Dumbo, ancora con Senhit stavolta con Deborah Iurato.