La tomba della bella vergine dei ghiacci: il giorno in cui si scatenò la maledizione
La sua tomba stava in un tumulo con sei cavalli offerti in sacrificio. Indubbiamente in vita lei era stata bella. Era alta e tatuata. Pareva riposasse di fianco. Il suo corpo era stato incredibilmente preservato dai ghiacci. Ma quando decisero di trasportarlo altrove la gente si indignò e si mobilitò, perché lei li proteggeva dalle forze del male. Gli sciamani annunciarono conseguenze gravi. E in effetti…
L’intrigante storia risale al 1993, quando incastonata nel permafrost dei Monti Altaj, nell’altopiano di Ukok in Siberia, al confine con la Cina, venne scoperta un’antica e imponente sepoltura kurgan, ovvero una tomba a tumulo, caratteristica della cultura eurasiatica dell’Età del Bronzo. C’erano una grande bara in legno di larice e sei cavalli ancora con le briglie, sepolti lì con il defunto. Probabilmente offerti in sacrificio. La prova che la tomba apparteneva ad una persona di rango, molto rispettata dalla comunità. Quando gli esperti riuscirono a sciogliere sapientemente il ghiaccio liberando il coperchio della bara, vi trovarono all’interno il corpo accuratamente imbalsamato con torba e corteccia di una donna giovane e bella, alta e aggraziata, dagli occhi chiari, in uno stato di conservazione eccezionale. Tanto da aver conservato perfettamente i raffinati tatuaggi sulla pelle: un muflone e un cervo sul braccio, un giaguaro sul ventre. Pareva dormisse adagiata di fianco, la testa rasata recante una parrucca ed un copricapo di feltro molto alto. Lo scheletro misurava 1,67 ma la bara era molto più lunga per consentire alla salma di tenere in testa il cappello di 90 cm.
L'indignazione popolare
Quando gli archeologi, guidati da Natalia Polosmak - specializzata nello studio dei nomadi eurasiatici della prima età dei metalli - rimossero il corpo per portarlo per le analisi a Novosibirsk in Russia, però, fu grande l’indignazione della popolazione locale che arrivò a vere e proprie somosse. Era convinzione diffusa infatti che la Fanciulla del ghiaccio siberiano fosse una potente guardiana contro le forze del male. La ritenevano una principessa, fiera esponente o addirittura progenitrice del popolo Altaj, ed erano convinti non potesse essere spostata dal luogo del suo riposo eterno: le conseguenze sarebbero state nefaste.
La Vergine dei ghiacci apparteneva – si stabilì – a una congregazione di tribù nomadi sciite del secolo VI–III ac., i pazyryk, e sicuramente aveva un ruolo particolare tra la sua gente.
La tomba di ghiaccio
Ma come si è conservata tanto bene la sua salma? Nella sua tomba ci furono probabilmente delle infiltrazioni d’acqua, che poi congelarono, per questo il corpo fu preservato dalla decomposizione. Secondo gli scienziati che lo hanno studiato venne sepolto dopo almeno tre mesi dalla morte, fino ad allora la principessa sarebbe stata sistemata su dei sedili e poi sottoposta a imbalsamazione, cosa che confermerebbe la considerazione di cui godeva. Gli archeologi però negano si tratti di una nobile, a loro dire apparteneva alla fascia media del suo popolo. La sua importanza probabilmente deriva da altro.
La sua tomba, in effetti, non era ricca come altre dei pazyryk, ed era disposta a una certa distanza dalle sepolture nobiliari. Per questo gli studiosi conclusero che si tratasse di una sorta di guaritrice, di una sciamana.
Dalle analisi è emerso che inalava periodicamente fumi di rame e mercurio, forse nell’ambito di certi rituali. Tuttavia la sua morte non sarebbe collegata a ciò. La ragione sarebbe un’altra e gli studi effettuati sono riusciti a chiarirlo. Di cosa è morta allora la fanciulla ukoka?
La causa della morte
Il mistero ha trovato una risposta una decina di anni fa, quando è stata sottoposta a tomografia computerizzata. Questa ha rivelato che soffriva di un cancro al seno. Un male che la avrebbe portata alla morte in un periodo di tre anni, quando aveva 25 anni circa. Questo secondo le evidenze scientifiche. Resta comunque più di un punto interrogativo sulla sua vera storia e sulla sua vera identità.
Un fatto è certo tuttavia: il personaggio era stimato in vita e venerato dopo la morte. Una venerazione tornata a galla dopo la scoperta della sua tomba e lo spostamento del corpo. La gente del posto - come accennato - credeva fermamente fosse un grande errore spostare la salma. Anche perché aleggiava nell’aria la storia della maledizione, e gli sciamani diffusero un tremendo monito: nessuno avrebbe dovuto toccare i resti della Principessa degli Altaj, perché la rabbia del cielo e della terra sarebbero stati implacabili. Di conseguenza molti avvenimenti furono collegati a quel sacrilegio.
La maledizione
La convinzione delle popolazioni locali crebbe a seguito di alcuni fatti accaduti subito dopo la contestata decisione. L’elicottero che trasportava la mummia rischiò parecchio a causa di un inspiegabile guasto al motore, accennò a precipitare e riuscì ad atterrare solo per miracolo. Ci furono poi altri fatti strani, e la gente cominciò a collegare gli accadimenti negativi allo spostamento della Fanciulla dal luogo del suo riposo.
Nella zona – raccontano le cronache - si verificarono un numero incredibile di terremoti, mentre le frane aumentarono a dismisura e violente cascate d’acqua sgorgavano improvvise. Furono molte le carestie e si moltiplicarono i suicidi. Così la popolazione alla fine si lasciò trascinare dalla evidenza della maledizione e scoppiarono perfino delle rivolte come a Beltir e Orokotoi. Si trattava di coincidenze o, davvero, di inspiegabili manifestazioni?
Il monito degli sciamani
Ovviamente le menti più razionali rifuggono da certe conclusioni, ma tantissimi abitanti della zona di Ukok la pensavano diversamente. Volevano che la mummia tornasse a casa, e non mancò il lancio di una petizione con migliaia di firme per chiedere che fosse riseppellita nella sua tomba. I più potenti sciamani sentenziarono che solo quando la principessa degli Altaj fosse tornata tra i suoi ghiacci, la pace e la ricchezza avrebbero guardato ancora verso la piccola repubblica federale russa. E - si sa - le credenze popolari possono dar fuoco alle istanze popolari.
Il caso assunse dimensioni davvero importanti. Intervenne perfino Mosca promettendo il ritorno della Fanciulla nella sua terra, finanziando nuove analisi sulla mummia e proponendo la nascita di un museo etnografico nel capoluogo di Gorno-Altaisk.
L'esame del Dna
Non mancarono neppure dei colpi di scena. L’esame del Dna – lasciando tanti nello sconcerto – fornì una sorpresa: la principessa non presentava geni dell’Est asiatico, bensì caucasici o europei. Ed anche la ricostruzione del viso al computer – come si apprende - avrebbe evidenziato lineamenti occidentali. Seguirono vibranti proteste. Si alluse al complotto ai danni della storia di una intera etnia. In ogni caso la gente si divise: chi chiedeva che la Fanciulla fosse esposta in un museo e chi la voleva sepolta nuovamente nell’originario tumulo. Perfino i giornali italiani parlarono di questa appassionante storia. Repubblica, per esempio, se ne occupò nel giugno del 2004.
Il ritorno a casa
Nel 2012 il corpo mummificato della Vergine fu riportato a casa, ma non nella vecchia tomba. Mentre gli sciamani eseguivano riti nel luogo dell’originaria tumulazione, i capi indigeni e gli anziani la accompagnavano riverenti nel Museo Nazionale della Repubblica dell’Altaj, un centro all’avanguardia curato da organizzazioni indigene. Inevitabile chiedersi se la bellissima Fanciulla dei ghiacci abbia trovato la pace, e se la tanto temuta maledizione sia cessata. Restano in ogni caso degli aspetti misteriosi su questa iconica figura, divenuta un simbolo per le genti dell'Altopiano di Ukok. Rivendicare la sua storia – pare abbia affermato una influente giornalista locale – è rivendicare la nostra cultura e l’appartenenza alla nostra terra.
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