Vampiri e vampire: dal terrificante Dracula oggi sono diventate figure tormentate. Le foto
Una mostra a Crema riepiloga miti e storie sui non morti che succhiano sangue. Ne parla un co-curatore Edoardo Fontana. Dal demone in Mesopotamia al malefico personaggio di Bram Stoker, da Warhol al romanzo e film “Intervista col vampiro”

Dal romanzo “Dracula” di Bram Stoker del 1897 al film hollywoodiano “Nosferatu” del 1931 di Ted Browning con Bela Lugosi attore che finirà ossessionato dal personaggio del vampiro, la figura del – o talvolta della – succhiasangue si è conquistata un posto di rilievo nella cultura di massa con implicazioni psicologiche, sociali, artistiche e finanche politiche. Né si dimentichi che il non morto che vive nei secoli nutrendosi di sangue umano ritorna in scrittori di prim’ordine come Stephen King o artisti come Andy Warhol. Delle interpretazioni in arte e letteratura vuole dar conto la mostra “Vampiri” allestita al Museo civico di Crema e del Cremasco dal 19 ottobre al gennaio 2025 con oltre 200 pezzi da biblioteche pubbliche italiane e da collezioni private tra disegni, incisioni, poesie, libri, fogli sciolti, edizioni originali, poster di film e altro.
Il demone della Mesopotamia
“Il termine vampiro, nella letteratura europea, è utilizzato per la prima volta attorno al 1730”, appunta la nota stampa ricordando come questa presenza affondi la propria storia “nel mito mesopotamico del demone della notte Lilītu (Lilith)” per passare per culti ellenici e diffondersi in Occidente dal ‘700. “Il vampiro è un essere fluido, privo di una connotazione sessuale precisa, a cavallo tra vita e morte, che subisce malvolentieri le leggi della natura e le sovverte, incarnandosi in corpi sempre differenti e contaminando i generi e le forme di arte e di letteratura”, riferisce sempre il comunicato.
Il co-curatore Fontana: “Una cultura adegua i miti”
Lidia Gallanti, la responsabile del museo Silvia Scaravaggi ed Edoardo Fontana firmano la curatela. Ed è lo storico dell’arte, studioso in particolare del periodo tra fine ‘800 e primo ‘900, appassionato di letteratura gotica a spiegare una mostra così insolita e curiosa. “Il museo di Crema negli ultimi anni ha prodotto mostre che raccontavano storie legate alla diversità e la nostra è su questa scia. Noi cerchiamo di spiegare, attraverso figura del vampiro, il processo che avviene in una cultura che trasforma e adegua i miti e le paure facendole diventare parte del vissuto quotidiano”.
Il folclore serbo e la strana epidemia
Lo studioso individua tre fasi principali: “La prima è quella folclorica, serba, dell’essere venuto fuori dalle tombe, una specie di zombie”. Nella nostra accezione “la parola ‘vampiro’ appare prima volta in un testo attorno 1732 in una rivista che raccontava come fake news fatti avvenuti in sperduta landa della Serbia a seguito di una strana epidemia – ricorda Fontana - In realtà si trattava di persone povere morte di stenti o malattie ma per l’opinione pubblica divenne una epidemia di vampiri e tanti editori pubblicarono trattatelli”.
Prima di Stoker scrive Polidori, il segretario di Byron
Nella seconda fase, letteraria, si trasforma nel Dracula di Stoker, un personaggio negativo di forte fascino che non ha bisogno di usare la violenza per entrare in contatto con le vittime, viene sempre invitato”. Naturalmente, scrivono i curatori, Stoker non è l’apripista. Il primo racconto moderno è “The Vampyre” del 1819 di William Polidori, segretario del poeta Byron, concepito nella sfida sulle storie dell’orrore lanciata nel 1816 nella villa svizzera in cui Mary Wollstonecraft ideò Frankenstein.

“Con Anne Rice per il vampiro uccidere diventa una condanna”
Al terrore puro di un secolo e mezzo suscita segue la terza fase a noi contemporanea, più sfaccettata. “Da un lato – dice Fontana - è frutto di una epidemia e faccio riferimento al romanzo di Richard Matheson ‘Io sono leggenda’ dove i vampiri assomigliano più agli zombie, dall’altro il non morto è frutto di una malattia, non di un evento innaturale, rientra nella natura”. In questo quadro Fontana iscrive “gli anni ‘70 con i romanzi ‘Le notti di Salem’ di Stephen King e ‘Intervista col vampiro’ di Anne Rice, il più famoso, scaturito nel film del 1994 gremito da attori di successo come Tom Cruise e che lo riportò in auge: è una figura tormentata, ha caratteristiche dell’umano, l’immortalità è un peso e uccidere i quasi suoi simili per sopravvivere è una condanna”.
Il sogno di sconfiggere la morte
Il vampiro svela qualcosa di profondo, suggerisce lo storico dell’arte: “Da un lato è la coscienza dell’uomo che ha sempre cercato un modo per diventare immortale, il vampiro è riuscito a risolvere il problema di non morire; dall’altro c’è la difficoltà di percepire l’immortalità come un dono in una prospettiva umana. Non è un fantasma, non è immateriale, è un corpo che riprende vita, è fisico, dall’esterno è semplice figurarselo, più difficile è figurarsi psicologicamente cosa vuol dire essere un vampiro”.
Le vampire dall'antichità a Carmilla nella società vittoriana
Fin qui ne abbiamo parlato al maschile “perché come soggetto nasce così”, tuttavia più artisti, illustratori e narratori come Poe hanno immaginato vampire. Magari seduttrici e mortalmente pericolose.
“La sua concettualità è femminile, le prime immagini vampiriche risalgono alla civiltà mesopotamica, alla Lilith ebraica, donne che non aspettano il governo del uomo sul mondo. Poi ci sono le lamie greche, donne bellissime che seducono e aggrediscono gli uomini a cui succhiano sangue – prosegue il co-curatore della mostra - Il primo vampiro moderno con intelligenza e capacità di agire è ‘Carmilla’, protagonista del racconto lungo del 1872 di Sheridan Le Fanu, scrittore di origine irlandese, che tratta tematiche complesse, è una metafora della società vittoriana inglese. Carmilla vampirizza la giovanissima Lora la quale, benché terrorizzata, rimpiange la vampira quando viene uccisa, come se la sua relazione che le stava forse prendendo la vita o la stava trasformando fosse per lei un’evasione dalla vita cui era destinata una donna in quegli anni”.
Corredata da catalogo, la mostra “Vampiri” è realizzata con Aretè associazione culturale e Alla fine dei conti di Mantova. Qui il link al museo civico
e qui il link alla mostra