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Storia del primo giudice eroe dell'antimafia: fu il modello di Chinnici, Falcone e Borsellino

Scimeca racconta Terranova il primo eroe antimafia. A Taormina, Il giudice e il boss con Bruno e Mazzotta. "Gli avversari erano i feroci Corleonesi. Nella sua lotta il giudice Terranova fu però lasciato solo, umiliato e offeso"

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Il giudice Terranova e il maresciallo Mancuso (Ansa)
Il giudice Terranova e il maresciallo Mancuso (Ansa)

Non è conosciuto da tutti ma è un personaggio importante nella storia della lotta alla mafia. "Cesare Terranova non è stato un giudice qualsiasi - spiega il regista Pasquale Scimeca -, ma un modello a cui si sono ispirati Gaetano Costa, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Il primo che ha avuto il coraggio di indagare sulla sanguinaria cosca dei Corleonesi.

Il primo ad aver capito che la mafia era un'organizzazione criminale unitaria che agiva di concerto con elementi della politica, della massoneria, dell'amministrazione pubblica e dell'economia". Così al Taormina Film Festival il regista sintetizza Il Giudice e il Boss passato oggi alla manifestazione e in sala dal il 25 settembre con Arbash Distribuzione.

Il film racconta appunto la storia del giudice Cesare Terranova (un credibilissimo Gaetano Bruno) e del maresciallo di polizia Lenin Mancuso (Peppino Mazzotta) che indagando sulla mafia dei corleonesi scoprono quanto questa malavita abbia radici nel mondo politico. I due ingaggiano una lotta epica contro il male, impersonato dal boss Luciano Liggio (Claudio Castrogiovanni) e dagli uomini corrotti delle Istituzioni, culminata con il processo che, per legittima suspicione, si tenne a Bari nell'estate del 1969 e che vide dietro le sbarre i boss e i picciotti della spietata mafia dei Corleonesi.

Un processo che non si concluse però con la condanna di Luciano Liggio, Totò Riina, Binno Provenzano e gli altri sessantadue picciotti del clan dei Corleonesi. Le cose, come si sa, andarono diversamente e il giudice Terranova fu lasciato solo, umiliato e offeso.

"Non si possono ricordare le vittime della mafia solo nelle commemorazioni ufficiali - dice Scimeca l'autore siciliano di Placido Rizzotto -, ma bisogna creare un movimento culturale che le faccia conoscere alle nuove generazioni, come modelli di vita da seguire. Troppi film e serie tv, hanno come protagonisti i boss mafiosi, figure che contribuiscono a creare tra i giovani falsi miti in cui immedesimarsi. Al contrario la maggior parte delle vittime della violenza mafiosa viene ricordata solo nelle commemorazioni ufficiali, alle quali partecipano i parenti e qualche rappresentante delle istituzioni".

E ancora il regista: "Tutte le vittime della mafia meritano lo stesso rispetto. Tutte meritano di essere raccontate perché, come diceva Paolo Borsellino, 'non basta l'azione repressiva della magistratura e delle forze dell'ordine per sconfiggere la mafia, ma è necessaria una presa di coscienza civile e una forte azione culturale'." Nel cast del film, una produzione Arbash in collaborazione con Rai Cinema, anche Naike Anna Silipo ed Enrico Lo Verso.
   

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