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L'intonaco si stacca: a Napoli riemerge il culto delle anime pezzentelle vietato dal Vaticano. La grande devozione popolare

La Chiesa di Santa Luciella svela un dipinto con i simboli della Passione di Cristo. Nella cripta ossa e teschi da secoli oggetto di devozione

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
Napoli, chiesa di Santa Luciella
Napoli, la cripta della chiesa di Santa Luciella

Un pezzo di intonaco staccato dal muro e una piccola macchia scura che in tanti avrebbero ignorato. Sono questi gli elementi che hanno portato a un eccezionale ritrovamento nella chiesa di Santa Luciella ai Librai, piccola chiesa nel cuore di Napoli celebre per la presenza del cosiddetto 'teschio delle orecchie'. La novità è stata raccontata in esclusiva al quotidiano napoletano Il Mattino da Massimo Faella, presidente dell'associazione Respiriamo Arte che dal 2019 ha riaperto la chiesa grazie a un prezioso lavoro di raccolta fondi, cura e custodia: "Su una parete abbiamo notato un giorno che l’intonaco si era scrostato, ed era venuta fuori una piccola macchia di colore scuro, chiunque altro non avrebbe fatto caso a quella striscia nera. Invece noi ci siamo intestarditi".

Da qui l'intervento straordinario di un restauratore che con grande attenzione ha rivelato sotto l'intonaco bianco un affresco vecchio di secoli, risalente forse a fine Seicento o inizi del Settecento, che raffigura una croce ornata con una corona di spine, chiaro riferimento alla Passione di Cristo. Per conoscere meglio il dipinto sul muro servirà un lavoro più approfondito (e nuove donazioni per finanziare il cantiere) da realizzare in accordo con la Soprintendenza, per ora il ritrovamento è servito a gettare una nuova luce su un sito straordinario, abbandonato dagli anni Ottanta dopo il terremoto e riscoperto solo nel 2010.

La chiesetta, fondata nel 1327 dal giurista napoletano Bartolomeo di Capua, è stata a lungo sede dell'arciconfraternita dell'Immacolata Concezione, San Gioacchino e San Carlo Borromeo dei Pipernieri e venne dedicata a santa Lucia, protettrice degli occhi e dunque tanto cara ai lavoratori del piperno; ma negli anni è diventata celebre perché ospita uno dei culti più misteriosi e suggestivi della città di Napoli, quello delle capuzzelle o anime pezzentelle. Non si tratta di un culto ufficiale: l'adorazione popolare dei teschi o 'capuzzelle' senza nome, e dunque senza una famiglia che prega per loro, è stata vietata nel 1969 dal Vaticano con un decreto del Tribunale ecclesiastico per la causa dei santi, ma ancora oggi, come può facilmente notare chi visita alcuni luoghi religiosi napoletani, in tanti portano in dono alle ossa mortali ex voto, immagini e oggetti con i quali si chiede una grazia o un'intercessione. Come raccontano le guide dell'associazione Respiriamo Arte, nella cripta di Santa Luciella venivano esposte le ossa e i crani dei confratelli defunti che nel tempo sono diventati oggetto di venerazione: i fedeli 'adottavano' una capuzzella e se ne prendevano cura attribuendole il potere di ascoltare le preghiere e di realizzare miracoli. 

Non meno celebre la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in via dei Tribunali: il suo ipogeo custodisce, tra gli altri, l'altare con il cranio di Lucia, ornato con corona e un velo da sposa, invocata oggi come protettrice delle spose perché morta giovanissima dopo le nozze.

Ma il luogo che meglio rappresenta un rituale popolare unico al mondo è il suggestivo Cimitero delle Fontanelle, una grande cava sotterranea nel rione Sanità usata come ossario cittadino dopo la peste del Seicento e l’epidemia di colera dell’Ottocento: oggi è ancora inaccessibile per lavori di riqualificazione, ma fino alla sua chiusura nel 2020 i visitatori potevano immergersi in grande spazio con migliaia di ossa e teschi oggetto di devozione, spesso incorniciati dentro teche o esposti in piccoli altari dove i fedeli lasciavano biglietti, preghiere, rosari, piccoli gioielli e fotografie, oggetto di una pietas popolare che accudiva questi resti mortali anonimi e abbandonati per secoli per garantire alle loro anime la pace durante la permanenza in Purgatorio e l'ascesa verso il paradiso; alcuni resti sono stati addirittura personificati e ammantati di storie leggendarie come i due sposi, il monacone, donna Concetta.

Il Capitano è la figura più celebre nel Cimitero: "Questo teschio era stato adottato da una povera ragazza, ad esso ella rivolge tutte le sue cure e preghiere, supplicandolo perché le facesse trovare marito – leggiamo sul sito del Comune di Napoli - Così avvenne e, prima di andare all'altare, la giovane volle ringraziare il teschio per la grazia ricevuta. Il giorno delle nozze tutti erano attirati dalla presenza in chiesa di uno strano tipo vestito da soldato spagnolo; questi, al passaggio degli sposi, sorrise alla ragazza e le fece l'occhiolino. Il marito, ingelosito, lo affrontò e lo colpì ad un occipite con un pugno. Tornata dal viaggio di nozze, la giovane si recò subito al cimitero per ringraziare ancora il suo teschio e lo trovò con una delle orbite completamente nera. Si gridò al miracolo ed il teschio in questione fu indicato come il 'Teschio del Capitano'". 

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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