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Dilettante sbeffeggiato, ma scoprì la città del suo sogno e divenne l’archeologo più famoso del mondo

Schliemann faceva il commerciante ma la passione per l’archeologia era fortissima. Riprese i libri in mano. Da autodidatta imparò inglese, francese, italiano e russo. Alla fine conosceva una ventina di lingue tra cui arabo, ebraico e greco antico. Viaggiò tanto, divenne molto ricco e alla fine coronò il suo sogno: scoprì la città di Omero

di Tiscali Cultura   

Heinrich Schliemann è una figura eminente nel campo dell’archeologia, noto principalmente per la sua scoperta della leggendaria città di Troia. Nato in Germania il 6 gennaio 1822, mostrò fin da giovane una grande passione per le antichità e le civiltà classiche, nonostante non avesse inizialmente la formazione accademica tradizionale. Era un commerciante ma poi si dedicò con passione agli studi storici e archeologici. Da autodidatta, imparò l'inglese, il francese, l'italiano e il russo. In tutto, alla fine, studiò una ventina di lingue tra cui arabo, ebraico e greco antico. Viaggiò tantissimo e visse in molti Paesi del mondo. Divenne anche molto ricco. La sua carriera prese una svolta decisiva quando decise di dedicare la sua fortuna personale alla ricerca della città di Troia, descritta nei poemi epici di Omero, l’Iliade e l’Odissea. Convinto della veridicità storica di questi testi, Schliemann intraprese nel 1870 scavi sul sito di Hissarlik, nell’attuale Turchia. Inutile dire che l'archeologia ufficiale lo guardava con una certa sufficienza e molti studiosi canonici ridevano delle sue convinzioni.

Controversie

Attraverso i suoi scavi, tuttavia, Schliemann riuscì a portare alla luce vari livelli di insediamenti, e nella primavera del 1873 dichiarò di aver trovato le rovine di Troia. Scoprì un enorme tesoro di manufatti che collegò al leggendario re Priamo, un’interpretazione che suscitò dibattiti e controversie tra gli studiosi. Nonostante le critiche mosse al suo metodo e alle conclusioni a cui giunse, che furono considerate da molti avventate, l'importanza delle sue scoperte si rivelò indiscutibile. Heinrich Schliemann contribuì in maniera sostanziale alla nostra comprensione della storia antica e incoraggiò una nuova ondata di interesse per l’archeologia e la mitologia classica.

Morì il 26 dicembre 1890, lasciando un'eredità complessa ma innegabilmente influente nel campo dell'archeologia. Il suo lavoro continua a essere oggetto di studio e discussione, simbolo dell'eterno fascino e delle sfide della ricerca storica.

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La Scoperta di Troia

La scoperta della città di Troia - l'antica città, celebre per le sue leggende e i racconti epici tramandati attraverso i secoli - da parte di Schliemann rappresenta uno degli eventi più significativi nella storia dell'archeologia moderna.

Nella seconda metà del XIX secolo, l’archeologo iniziò gli scavi in una località identificata con la leggendaria Ilio, situata nella regione attuale della Turchia nord-occidentale. Nonostante lo scetticismo iniziale di molti suoi contemporanei, il lavoro di Schliemann portò alla luce resti di quella che si crede essere la storica città cantata da Omero nell'Iliade.

I ritrovamenti includono vari strati di insediamenti che testimoniano numerose fasi di occupazione della città nel corso dei millenni. Tra i reperti di maggiore rilievo si annoverano gioielli, armi, e altre opere d'arte che testimoniano l'avanzata civiltà e la ricchezza di Troia durante l'età del bronzo.

Un punto cruciale per la storia dell'archeologia

Questa scoperta non solo ha fornito una conferma materiale alle leggende epiche dell'antica Grecia, ma ha anche arricchito la nostra comprensione delle relazioni tra le diverse civiltà del Mediterraneo antico. Gli scavi successivi hanno continuato ad ampliare la conoscenza dell'urbanistica e della cultura troiana, confermando il sito come un punto cruciale per lo studio dell'archeologia e della storia antica. Se Schliemann, da appassionato archeologo dilettante, non avesse seguito la sua visione, andando anche contro le teorie rigide dell’establishment archeologico, non avremmo fatto un importante e decisivo passo in avanti nella conoscenza della storia.

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