San Valentino, la vera storia della festa degli innamorati che sostituì un licenzioso rito pagano
Fu il Papa Gelasio I, nel 496, a sopprimere il rito dei Lupercalia legato a sesso, fertilità e purificazione. Si decise poi di mettere la festa dell’amore sotto l’egida del santo che si festeggiava nello stesso giorno. Ma non accadde tutto in breve tempo
Come da tradizione ogni anno si celebra la Festa degli innamorati, legata a San Valentino. Ma perché i festeggiamenti di chi ha il cuore incatenato a un partner hanno a che fare col vescovo di Terni morto nel 270 dopo Cristo?
In realtà occorre dire (seguendo le fonti) che il legame si stabilisce parecchio tempo dopo rispetto ai fatti storici cui occorre rapportarsi per comprendere la vicenda.
A voler partire dalle origini si deve far riferimento, infatti, alla festività pagana dei Lupercalia, cui il cristianesimo sostituì l’egida del santo umbro, con una operazione non rara di sincretismo religioso.
E ad essere precisi fu Papa Gelasio I, intorno al 496, ad abolire la lasciva festa pagana, che nell'antica Roma veniva celebrata dal 13 al 15 febbraio. Una festa legata a riti per la produttività e la purificazione caratteristici della fine della stagione invernale.
Più precisamente si trattava di un'antica celebrazione dedicata al Fauno Luperco. Attraverso i suoi rituali promiscui, non privi di sfrenati momenti di sesso (si parla anche di una sorta di lotteria dove il premio è facilmente intuibile), si tendeva ad assicurare la fertilità dei campi, degli animali da allevamento ed, ovviamente, degli esseri umani. Il luogo preposto alle celebrazioni era una caverna sul Palatino, il Lupercale appunto, dove – stando alla leggenda – Romolo e Remo furono salvati dalla lupa, prima di essere allevati da Acca Larentia.
E qui la mitologia ci riporta a una figura semidivina, probabilmente di origine etrusca, vissuta come prostituta e divenuta, per intercessione di Ercole, ricchissima e quindi benefattrice e protettrice dei popolani e dei poveri. Per taluni Acca Larentia sarebbe, in realtà, la moglie del pastore Faustolo, che soccorse i gemelli fondatori di Roma. Stando a questa tradizione la donna assumerebbe anche i nomi di Faula o Fabula, e verrebbe definita lupa, in quanto l'epiteto era usato dagli antichi romani per indicare le prostitute. Da esso deriva infatti anche il termine lupanare, luogo deputato al piacere sessuale mercenario: il bordello.
Tornando alla questione della festività, i ministri del culto, i Luperci, dopo aver sacrificato degli animali (c'è chi dice dei cani) cospargevano, col sangue di questi, due giovani con intento purificatorio. I sacerdoti coprivano quindi i corpi nudi dei ragazzi con parte delle pelli degli animali offerti agli dei. Dal pellame restante e da altre parti della carcassa ricavavano poi delle strisce (februa) e aggirandosi frenetici per le vie dell'Urbe colpivano con esse tutti quelli che incontravano. Lo scopo era taumaturgico, perché si riteneva che quei colpi favorissero la fertilità, tanto che le donne si offrivano volentieri, secondo taluni storici, al singolare rituale.
Nell’epoca cristiana la festività sopravvisse per notevole tempo, poi fu soppressa nel 496, o giù di lì. E qui entra in ballo San Valentino. Dato che la sua festa cadeva il 14 febbraio si decise che il vescovo di Terni sarebbe diventato il protettore dell’amore casto e delle unioni ufficiali. La cosa, inutile dirlo, riuscì appieno, tanto che ai nostri giorni ricordiamo più San Valentino che Papa Gelasio I, vero dominus dell’operazione.
In un periodo successivo a quello della sostituzione del rito pagano, un ruolo importante lo avrebbe avuto – quanto a promozione del San Valentino legato all’amore – lo scrittore e poeta inglese Geoffrey Chaucer (nato nel 1343 e passato a miglior vita nel 1400), autore de I racconti di Canterbury, che ne parlò nel poema Il parlamento degli uccelli. In realtà l’autore legava il giorno di San Valentino al fidanzamento di Riccardo II d'Inghilterra con Anna di Boemia, esortando nel contempo il santo a benedire la festa dell'amore che a fine febbraio s'impadronisce di tutte le creature della Terra.
Va detto che nel XVI secolo, in Francia, si celebrava ancora una festività con una sorta di discutibile lotteria, consistente nel sorteggio di una donna da assegnare a un uomo, che ricordava molto quella dei Lupercalia. Ma ormai la direzione voluta dal cristianesimo per la ricorrenza del 14 febbraio era divenuta imperante.
Ecco perché noi celebriamo oggi San Valentino quale Festa degli innamorati, o per meglio dire dell’amore romantico.
Nell'occasione è tradizione scambiarsi scritti, fiori e regali di vario genere. E lo scopo è sempre quello: manifestarsi amore reciproco.
Una curiosità: nel nostro Paese - riportano le fonti - resiste in taluni luoghi anche la tradizione di donare le cosiddette chiavi di San Valentino. Un simbolo romantico che prelude all’intento di sbloccare il cuore degli innamorati. In realtà pare che un tempo quelle chiavi venissero donate ai bambini per scongiurare l’epilessia, chiamata appunto all'epoca malattia di San Valentino. Ma tant'è. Del resto non è forse anche l'amore una sorta di dolcissimo, ammaliante, fortunato e irrefrenabile malanno?