Saladino: straordinario condottiero e uomo di cultura che rispettava le leggi della guerra e morì povero
Celebrato come un astuto stratega militare e come il nemico più temibile dei Crociati, Ṣalāḥ al-Dīn è ricordato con pari rispetto anche per la sua straordinaria umanità, la sua cultura raffinata e il suo senso della giustizia. Spesso rifiutava il saccheggio e risparmiava le vite dei nemici
La figura di Saladino (Ṣalāḥ al-Dīn) è una figura mitica che ha conservato un grande fascino nella storia. Non c’è da stupirsi, del resto, perché stiamo parlando di un grande condottiero militare, ma anche e soprattutto di un uomo di enorme cultura, giustizia e tolleranza. Ma vediamo di capire meglio chi era questo carismatico personaggio.
Il condottiero e il saggio uomo di cultura
Nella storia medievale del mondo islamico e cristiano, pochi nomi evocano un'immagine tanto imponente e rispettata quanto quella di Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb, noto in Occidente come Saladino. Celebrato come un astuto stratega militare e come il nemico più temibile dei Crociati, è ricordato con pari rispetto anche per la sua straordinaria umanità, la sua cultura raffinata e il suo senso della giustizia. Questo dualismo – tra feroce Saladino e grande uomo colto – costituisce il nucleo del suo mito, che travalica epoche e civiltà. Un ritratto della sua personalità è stato evidenziato dal bellissimo film di Ridley Scott, Le crociate.
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Il condottiero invincibile
Saladino nacque nel 1137 a Tikrit, nell’odierno Iraq, e fu il fondatore della dinastia ayyubide. Salì alla ribalta politica e militare come visir del califfato fatimide, e poi come leader del mondo musulmano sunnita durante il periodo delle Crociate. La sua impresa più celebre fu la riconquista di Gerusalemme nel 1187, dopo la vittoria schiacciante contro i crociati nella Battaglia di Hattin. Questo evento segnò un punto di svolta nella storia delle Crociate.
Le sue campagne militari si distinguevano per abilità tattica, disciplina e un uso sapiente della diplomazia. Ma ciò che rese Saladino ancor più temuto e rispettato era il suo rispetto per le leggi della guerra: era noto per trattare con onore i nemici sconfitti, spesso rifiutando il saccheggio e risparmiando vite.
Uomo di grande cultura e tolleranza
Al di là delle sue imprese belliche, Saladino fu un mecenate delle arti, della scienza e della filosofia. Cresciuto in un ambiente raffinato e profondamente influenzato dalla cultura persiana e araba, studiò la teologia, la medicina e la giurisprudenza islamica. Circondò la sua corte di studiosi, poeti e medici, promuovendo un Rinascimento islamico che valorizzava la conoscenza e la tolleranza interreligiosa.
Dopo la conquista di Gerusalemme, Saladino offrì ai cristiani la possibilità di riscattarsi o di lasciare la città incolumi, in un gesto di clemenza che stupì l’Occidente. Questo comportamento contrasta fortemente con il massacro perpetrato dai Crociati nel 1099. Il suo trattamento dei prigionieri, la protezione dei luoghi sacri e l’apertura verso le minoranze religiose consolidarono la sua fama di "re giusto".
Un capo etico
Saladino non era motivato dalla sete di potere, ma da un ideale: l’unificazione del mondo islamico sotto la bandiera della fede e della giustizia. Non accumulò grandi ricchezze per sé; anzi, si dice che alla sua morte non possedesse nemmeno abbastanza denaro per il proprio funerale. Questo lo rese un esempio raro di integrità morale tra i sovrani del suo tempo.
Un ponte tra civiltà
Ancora oggi, Saladino è considerato un eroe nazionale in molti Paesi del Medio Oriente e una figura di ponte tra civiltà. In Europa, anche i suoi avversari – come Riccardo Cuor di Leone – lo ammiravano profondamente. La sua leggenda vive nelle cronache arabe e latine, nelle opere letterarie e persino nella cultura popolare contemporanea.
In definitiva Saladino fu senza dubbio un feroce condottiero, ma il suo vero lascito risiede nella grandezza della sua umanità e cultura. La sua figura offre un raro esempio storico di come si possa coniugare forza e saggezza, potere e giustizia, guerra e pietà. In un mondo ancora diviso da conflitti religiosi e culturali, la memoria di Saladino rappresenta un richiamo potente alla possibilità di una leadership illuminata, radicata nei valori della tolleranza e del sapere.

















