Michela Murgia e la shit storm che l'ha travolta. La verità è che aveva ragione lei
Le conseguenze dopo le dichiarazioni rilasciate a "di Martedì", il silenzio dei colleghi e la paura
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Il sei aprile quest’anno è caduto di martedì. Eravamo in piena ondata Covid, lockdown, mini lockdown e zone di ogni colore. Aspettavamo con ansia che qualcuno ci dicesse se avremmo potuto pranzare con la famiglia per Pasqua, se magari avremmo potuto azzardare qualcosa a Pasquetta (nonostante si sappia perfettamente che a Pasquetta piove sempre)
Giovanni Floris ospita nella sua trasmissione su la7 Michela Murgia a parlare di pandemia.
Una grafica sullo schermo ci presenta il Generale Figliuolo, commissario generale per l’emergenza Covid, fieramente in divisa e una serie di frasi da lui pronunciate “fuoco a tutte le polveri” oppure “nuovo fiato alle trombe”. Floris fa una domanda alla Murgia, “A questo linguaggio corrisponde un’efficacia della campagna vaccinale dal suo punto di vista?”. Sarebbe scontato sottolineare che se Floris fa questa domanda c’è un motivo semplice: si può ritenere l’utilizzo di un linguaggio militare efficace o non efficace. Michela Murgia è chiamata, da intellettuale non da medica, esperta o politica, a dare un suo punto di vista. E lo dà. Semplice e chiaro. “Mi domando se il linguaggio militare sia il linguaggio giusto da usare per chi non è militare e cioè con tutto il resto del paese. A me personalmente spaventa” continua la Murgia “Gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere che non fossero le forze dell’ordine che stavano dichiarando un arresto importante sono i dittatori negli altri paesi.”
Questa sua dichiarazione, legittima e personalmente del tutto condivisibile, ha scatenato una delle polemiche più violente e feroci e trasversali dell’anno. La Murgia ce l’ha raccontata qualche giorno fa in un articolo intensissimo su ilPost. Abituati a vederla forte, irriverente e granitica come i fianchi del Gennargentu improvvisamente veniamo schiaffeggiati da un’immagine di estrema fragilità, sgomento e tristezza. “Per giorni mi attaccarono in forma personale cittadinə comuni e figure istituzionali, capə di partito, personaggi dello spettacolo e giornali di destra e di sinistra, con la sola eccezione di quello per cui lavoravo io, che preferì comportarsi come se niente fosse. L’apice fu raggiunto quando la sottosegretaria alla difesa (leghista) emise una nota formale indirizzata a tutti i media in cui dichiarava che le mie parole avevano offeso le forze armate nella loro totalità e la cittadinanza che in loro confidava per essere protetta. Il risultato di quell’ostilità personalizzata fu che ai posti di controllo dell’autocertificazione anticovid gli uomini in divisa cominciarono a chiedermi, oltre ai documenti, anche ragione delle mie opinioni politiche. La prima volta che fui fermata con quella intenzione ebbi il primo degli attacchi di panico che sarebbero seguiti per mesi”
Da una opinione riguardante l’uso della divisa e del linguaggio militare in tv per combattere una pandemia alla folle stortura di tacciare una persona di odio sistematico nei confronti di un’intera categoria. La divisa di Figliuolo diventa la parte per il tutto, esprimere un’opinione sul suo metodo di comunicazione diventa esprimerlo sull’intera categoria delle forze armate. Anzi diventa odiarle. Una follia letterale che porta la Murgia a forti conseguenze anche fisiche “Il sonno e l’appetito sparirono contestualmente, e i pochi pasti che riuscii a consumare da quel momento in poi li rimettevo subito dopo. Nelle prime settimane dalla shit storm persi sei chili, ma nei quattro mesi successivi sarei arrivata a perderne involontariamente quindici”. Per quell’assurda visione stereotipata che ci vede belli e in forma quando perdiamo peso chi le sta vicino non intuisce il suo malessere che si fa sempre più profondo.
Ma qual è la causa vera di questo malessere in una donna abituata ad essere criticata spesso con ferocia? Scrive Murgia: “Ero rimasta delusa dalla reazione della maggioranza delle persone che intorno a me chiamavo amiche. La loro generale afasia e i pochi interventi benintenzionati, ma completamente fuori fuoco rispetto al fulcro della questione – che era e resta il diritto di un’intellettuale ad esprimersi come voce critica senza temere ritorsioni fisiche, politiche o poliziesche – mi lasciarono piena di delusione e rabbia”. Le persone hanno giustificato il loro silenzio sulla base dell’assunto - spiega Murgia- che solo chi è più forte di te possa difenderti, “Come posso, con i miei pochi follower, essere scudo a te che ne hai centinaia di migliaia? Non c’è nessuna differenza che posso fare per te dalla mia posizione di minore rilevanza”.
Questo punto dell’articolo della Murgia mi ha ricordato un aneddoto che ho sempre custodito gelosamente e che riguarda il parroco della parrocchia in cui mio padre faceva il chierichetto da bambino. Don Cara, finita l’avventura in paese, andò in Brasile a San Paolo e aprì un centro di accoglienza per bambini senza famiglia in cui cercava di aiutare i ragazzi a farsi una vita lontani dalle strade, qualcuno di loro diventava poi educatore e lo aiutava nella sua immensa missione. La soddisfazione più bella. Con mio padre rimase sempre in contatto e quando rientrava in Sardegna si incontravano. In uno di questi incontri raccontò che un giorno dei trafficanti entrarono nel suo centro perché qualcuno scappando ci si era rifugiato. Spararono all’impazzata uccidendo anche alcuni dei suoi ragazzi. Mio padre gli chiese: “Ma vale davvero la pena fare questo lavoro, rischiare la vita per salvare magari un ragazzo su venti con tutti i ragazzi che abitano in una favela che è solo una delle quasi duemila di San Paolo, che è solo una delle innumerevoli città di un paese grande come il Brasile?”.
“Scoppiò una volta un incendio incredibile nella foresta - rispose Don Cara - e tutti gli animali cominciarono a correre nell’unica direzione di fuga possibile. Tutti scappavano, elefanti, zebre e i coraggiosissimi leoni. Tutti compatti nella stessa direzione. Ad un certo punto un elefante vide un piccolissimo uccellino che si riempiva la bocca con qualche goccia di acqua per volare poi in direzione opposta alla moltitudine in fuga, andare al fuoco e sputarci l’acqua sopra. E poi ancora e ancora, senza sosta. Ma cosa fai? Urlò l’elefante. Spengo l’incendio, rispose l’uccellino. Tu? Ma non vedi che sei minuscolo e puoi sputare al massimo due gocce d’acqua per volta, scappa come tutti gli altri. Io faccio la mia parte, rispose l’uccellino”.
Così con estremo ritardo anche io voglio fare la mia parte e dirlo ad alta voce che deve essere garantito sempre ad un intellettuale il suo diritto a esprimere opinioni e pensieri senza paura, persino se ha torto. Ma soprattuto vorrei dire che la Murgia aveva ragione.