Ritrovato il libro realizzato con la pelle dell’assassino di Maria: una macabra storia vera
La giovane fu uccisa brutalmente da William Corder nel villaggio di Polstead, in Inghilterra. Corder fu condannato a morte e impiccato di fronte a una folla immensa di 7.000 persone. La sua pelle fu conciata e utilizzata per rilegare un libro commemorativo del processo

Si tratta di una storia accaduta realmente nell’Inghilterra dei primi dell’800. Più precisamente nel 1827, quando la Gran Bretagna rurale fu sconvolta da uno dei più famigerati delitti dell’epoca: l'omicidio di Maria Marten, una giovane donna uccisa brutalmente da William Corder nel villaggio di Polstead, Suffolk. Il crimine è passato alla storia come il delitto del fienile rosso (Red Barn Murder), dal nome del luogo in cui il corpo fu seppellito.
Corder aveva promesso a Maria un matrimonio segreto e una nuova vita a Londra. Ma invece di fuggire insieme, la uccise e nascose il suo corpo sotto il pavimento del fienile. Il cadavere fu ritrovato mesi dopo, grazie - si dice - ai sogni premonitori della madre di Maria, che portarono alla scoperta del corpo e all’arresto di Corder.
La condanna a morte in pubblico
Corder fu processato a Bury St Edmunds e condannato a morte per omicidio. Fu impiccato pubblicamente il giorno 11 agosto 1828 di fronte a una folla immensa, di oltre 7.000 persone. Ma il destino del suo corpo fu altrettanto sensazionale e discutibile, una ulteriore e orribile punizione post mortem: seguendo la prassi medica e giudiziaria del tempo, il cadavere fu consegnato per la dissezione anatomica.
Il dottor George Creed, che eseguì l'autopsia, procedette anche alla rimozione della pelle di Corder dalla schiena e dal torso. In un gesto oggi considerato profondamente macabro, ma all'epoca interpretato come un ammonimento pubblico, la pelle fu conciata e utilizzata per rilegare un libro commemorativo del processo di Corder.

L'inquietante libro con la pelle di Corder
Il volume, ritrovato e conservato presso il Moyse’s Hall Museum di Bury St Edmunds, è un oggetto singolare e inquietante. La copertina reca in lettere dorate la scritta: The Trial of William Corder (Il processo di William Corder). La rilegatura in pelle umana è stata sottoposta a test che ne hanno confermato l’autenticità. Il libro contiene una cronaca del processo e dell'esecuzione di Corder, con dettagli minuziosi, incluso l'esito della dissezione. L'intento era di trasformare il corpo del condannato in un monito tangibile contro il crimine, una pratica che univa medicina, giustizia e simbolismo morale in un modo che oggi appare grottesco.
Il ritrovamento e la conservazione
Il libro è rimasto per decenni negli archivi locali fino a essere esposto al pubblico nel museo di Moyse’s Hall. Ogni tanto riemerge per opera dei media, sia per la sua unicità, sia per il fascino morboso che inevitabilmente esercita sul pubblico moderno. Accanto al libro, il museo conserva altri oggetti legati all’esecuzione di Corder: il suo teschio, strumenti usati per l'autopsia e anche una copia in cera del suo volto. Tutto questo testimonia non solo l’orrore per il crimine, ma anche la spettacolarizzazione della giustizia nel XIX secolo.
Il dibattito
L’esistenza del libro di pelle umana è oggi oggetto di dibattito etico e antropologico. Alcuni lo vedono come una reliquia storica, altri come un simbolo di disumanizzazione. In ogni caso, il volume rimane uno dei pochi esempi autentici di bibliopegia antropodermica — la rilegatura di libri in pelle umana — ancora visibili oggi. Una macabra reliquia della storia del crimine e delle sue punizioni.