La sfida a calcio fra le squadre di Pasolini e Bertolucci. Vittoria con trucco, prima che lo ammazzassero
Marzo 1975, a pochi mesi dall'agguato assassino dell'Idroscalo. I due registi, rivali e amici, fermarono le riprese dei rispettivi film per un match leggendario
Cento anni dalla sua nascita, 47 dalla morte violenta. L'anno pasoliniano volge al termine e non si risolve l'eterno dilemma se sia stato massacrato da fascisti e altri oscuri personaggi che ne odiavano l'opera di intellettuale e provocatore, o se invece quella sera all'Idroscalo di Ostia, con Pelosi, sia finita in tragedia la sua ultima passione omosessuale per i ragazzi di vita. Mentre nella celebrazione del poeta, scrittore, giornalista e regista è passato sottotraccia un'episodio straordinario della sua vita. La partita di pallone più improbabile, e quindi incredibile, che si potesse giocare. Circa otto mesi prima che Pasolini finisse ammazzato in quel modo così brutale. Squadra Pasolini contro squadra Bernardo Bertolucci, campo Cittadella, a Parma. Due troupe smisero di lavorare ai rispettivi film per giocare quel match. Carico di significati.
La sfida fra maestro e allievo
Bertolucci e Pasolini furono sempre in un'intensa relazione di amicizia, era stato il poeta friulano ad accompagnare e incoraggiare l'esordio nel cinema di Bernardo Bertolucci. I due si frequentavano e fra loro gli scambi erano ricchi di segnali e di dissenso, anche. Alla sfida a calcio del 16 marzo 1975 i due arrivarono anche per regolare i conti in campo. I rapporti erano meno cordiali del solito, e si è detto e scritto (ma Ninetto Davoli lo ha sempre smentito) che Bertolucci non avesse preso per niente bene la bocciatura del suo Ultimo tango a Parigi da parte di Pasolini, e meno che mai che il suo mentore non avesse voluto firmare l'appello perché il film non fosse condannato al rogo. Sia come sia, nel giorno in cui Bernardo compiva 34 anni ecco l'idea di sfidare a calcio, con la troupe che insieme a lui lavorava a Novecento, Pasolini e i suoi impegnati poco distante a girare il censuratissimo Salò o le 120 giornate di Sodoma. Faceva freddo, attorno a loro a seconda dei racconti non c'erano più di 10 o 30 persone, ma la passione e la tensione agonistica erano altissime. Bertolucci seguiva il calcio e tifava Parma ma in modo molto misurato, Pasolini adorava il futbol, come lo chiamava, adorava giocarci, ammirava Amedeo Biavati da cui aveva imparato il doppio passo, era veloce e sgusciante e considerava dopo l'arte e l'eros il calcio come terza passione della sua vita. Fu perciò un vero smacco per lui perdere, anche perché Bertolucci usò un trucco cinico e si portò appresso vittoria e coppa realizzata per l'occasione e riempita di champagne.
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Centoventi contro Novecento
Si chiamavano così le due squadre in campo. Tifosissimo del Bologna, Pasolini fece realizzare delle bellissime tenute da calcio che emulavano quelle della sua squadra del cuore, Bertolucci incaricò la costumista Gitt Magrini di confezionare maglie, pantaloncini e calzettoni in modo da confondere gli avversari. Così fu, con primo sospetto ammusonito di Pier Paolo: i Novecento si presentarono con una maglia viola cangiante e calzettoni di diversi colori con cui a tratti la palla sembrava fondersi. Ma i Centoventi e Pasolini avevano tutt'altro tasso tecnico, e fu velocemente 2-0 con lo stesso poeta-regista che sgusciava fra gli avversari rimeritandosi il soprannome di Stuka, che ricordava il veloce e letale bombardiere tedesco ai tempi della guerra.
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Si, quello nella foto ero io: mi unii a Bertolucci e segnai
La sua squadra aveva dichiarato di essersi rinforzata arruolando l'ex Primavera della Lazio, ora attore, Umberto Chessari. Bertolucci non stette con le mani in mano, e convise due giocatori delle giovanili del Parma ad unirsi alla squadra dei Novecento, non dichiarati. Uno di loro era un giovanissimo Carlo Ancelotti che ha raccontato: "Quello a destra nella foto sono io, segnai un gol ed esultai nel freddo". Risultato finale: i Novecento di Bertolucci batterono i Centoventi di Pier Paolo Pasolini 5-2, col poeta nero in viso che dovette uscire per infortunio dopo aver preso un brutto pestone. Vittoria col trucco, dunque. Il 14 settembre, Pasolini giocava e vinceva la sua ultima partita allo Stadio Ballarini di San Benedetto del Tronto, con la maglia numero 11. Quella che Ninetto Davoli gli mise nella bara dopo l'agguato assassino. Della partita Centoventi contro Novecento rimangono piccoli filmati realizzati da Claire Peploe, moglie di Bertolucci, alcune pregevoli foto e una serie di libri e documentari sul rapporto fra Pasolini e il calcio.