Guanci, l'enigma del popolo scomparso: quelli che Erodoto chiamava atlantidi
Alti, di pelle bianca, con occhi chiari e capelli rossicci. Avevano paura del mare e non riuscivano più a comprendere la loro scrittura. Si definivano superstiti di un’antica catastrofe. Probabili le connessioni con Popoli del mare e Shardana. Vennero sterminati dai conquistatori europei. Di loro restano solo delle statue di bronzo
Chi erano i Guanci? La storia di questo popolo scomparso, colorata di affascinanti sfumature, è balzata all’attenzione di studiosi ed appassionati quando sono stati descritti quali discendenti degli abitanti dello scomparso continente di Atlantide. Ma cosa si sa davvero di queste genti che affondavano le radici nel mito e avevano certamente a che fare con i Popoli del mare e gli Shardana?
A consultare l’enciclopedia Treccani si apprende che i Guanci erano “gli antichi abitanti delle isole Canarie, oggi estinti o assorbiti dai colonizzatori spagnoli”. Essi avevano un idioma affine al berbero che dimostrerebbe “connessioni con popoli di cultura africana”. Curiosamente i guanci, gli isolani guanci, avevano “perso la conoscenza della navigazione”. Inoltre “abitavano in capanne di pietra o in caverne. Erano allevatori, conoscevano la cerealicoltura, la ceramica, ma non la metallurgia”. Eppure dimostravano dimestichezza con “la trapanazione del cranio e l’imbalsamatura dei cadaveri”.
Sbarcando a Tenerife nel XIII secolo - come si legge in molte fonti - gli spagnoli appresero dagli abitanti dell’isola che si ritenevano discendenti “degli unici superstiti di un’antica catastrofe custodita nella loro memoria ancestrale”. Forse per questo dimostrarono sorpresa quando gli stranieri dissero che esisteva un mondo al di là delle Canarie. Erano convinti che “le isole dell’arcipelago fossero i resti delle cime montuose che facevano parte di una vasta terra scomparsa sotto le acque”. Stando ad antiche testimonianze “i Guanci credevano di provenire da un’isola più grande sprofondata nell’Oceano dopo un enorme cataclisma. Gli arabi che scoprirono l’arcipelago nel 1016, a quanto si dice, chiamarono quella terra Khaledat, che significa - guarda caso - l’isola che non scompare. Altra cosa singolare: nei loro territori sono state trovate delle piramidi a gradoni. Nove in tutto. Sei delle quali esistono ancora.
Video
Ma i misteri non finiscono qui. Quando i conquistadores europei li incontrarono sulle isole, in particolare a Tenerife, più di 7 secoli fa, rimasero sorpresi. Essi non presentavano caratteristiche comuni alle popolazioni nord-africane o comunque mediterranee, come ci si sarebbe aspettati. Erano alti, di pelle bianchissima, avevano occhi celesti, talvolta tendenti al grigio, e capelli rossicci. Spesso portavano folte barbe. Nonostante abitassero nelle isole nutrivano profonda paura del mare, per chissà quale tremenda e inconscia reminiscènza. In effetti, non ricordavano apparentemente nulla del loro passato, come lo avessero voluto cancellare dalla memoria. Come se celasse qualcosa di terribile.
Le cronache riportano che i colonizzatori li definirono intelligenti, appartenenti a una società organizzata e dai modi civili, dove le donne godevano delle stesse prerogative degli uomini. Avevano avuto re ed eroi: per esempio Tinerfe, da cui deriva il nome dell’isola di Tenerife, e ancora Pelinor, Bencomo, Achaimo, Doramas. I sovrani guanci venivano chiamati Menceyes. Molti muri nella loro isola evidenziavano antiche scritte. Avevano quindi elaborato in precedenza un sistema di scrittura. Eppure non erano più in grado né di scrivere né di leggere quei segni grafici. Da ultimo, abitavano in terre circondate dal mare. Eppure avevano dimenticato l’arte della navigazione. Come si spiega tutto ciò? Cosa gli era capitato? Perché vivevano in spelonche come esseri dell’età della pietra?
E poi la stranezza più grande: la ricerca genetica ci ha fatto sapere che i popoli dell’Africa del Nord hanno fornito, ad un certo punto, un contributo importante alle popolazioni delle Canarie dopo la desertificazione del Sahara successiva al 6mila a.C. Lo studio dei geni ha consentito di dire, cioè, che i guanci condividono un qualche antenato con i popoli berberi. Altri studi hanno trovato però anche lignagi materni compatibili con gruppi provenienti dall'Europa e dal vicino oriente con derivazioni da gruppi eurasiatici centrati intorno al Mediterraneo. Eppure gli esploratori europei li descrivono molto simili fisicamente ai popoli nordici. Come mai?
A quanto pare un esploratore italiano, Lanzarotto Malocello, entrò in contatto con loro intorno al 1312 d.C. Purtroppo, dopo l'individuazione delle loro terre i Guanchinet, o Guanci come si suol dire in italiano, ebbero il triste privilegio di diventare la prima popolazione a subire lo sterminio da parte dei conquistatori europei, e in particolare del colonialismo spagnolo e cattolico. Ed ora di loro rimangono solo alcune statue di bronzo lungo il molo di Tenerife a ricordarli in quella che fu la loro isola. E una cosa è certa: con la loro estinzione è andato sicuramente perso un pezzo importante della nostra storia.
Una storia di cui rimane forse qualche alone. Si dice, per esempio, che a seguito della desertificazione del Sahara il popolo del Monte Atlante (Popolo dei Ma) si diresse in parte verso il Nilo e in parte verso le Canarie. Ed è curioso che i rappresentanti del Popolo di Ma venissero chiamati Atlantidi dal grande storico Erodoto, mentre il sommo Platone definiva la zona da cui provenivano Atlantide.
Com'è interessante notare che, al momento dell’invasione spagnola, il territorio dei guanci risultava diviso in 10 distretti, ciascuno governato da un Mencey. La stessa organizzazione insomma vigente ad Atlantide, secondo quanto raccontato dal filosofo greco nel Timeo (e nel Crizia).
Niente da meravigliarsi, dunque, se in tanti considerano i Guanci, o Guanchinet, gli eredi del popolo del Grande Continente distrutto da un immane cataclisma.
Ma questa, forse, è solo un’altra bella ed affascinante leggenda. O forse no. Chi lo sa.
VEDI ANCHE
Architetture 'moderne' e riti enigmatici: il millenario mistero dei Pozzi sacri
Cronaca di una passeggiata con Giovanni Ugas sul sito del nuraghe di Monte Urpinu a Cagliari
Mont’e Prama, a caccia di giganti col georadar: le incredibili scoperte del professor Ranieri
Lo studioso mago del georadar: “Non solo Giganti, sotto Mont'e Prama c'è un mistero che va svelato”