Da Calvino a Moravia: viaggio nelle case degli scrittori per ritrovare il respiro delle loro opere
La Biblioteca Nazionale di Roma ricostruisce l'appartamento del "signor Palomar". Tour tra oggetti e memorie dei grandi della nostra letteratura

Mai come in questo tempo pandemico la casa è diventata la metafora di una condizione. E' stata prigione ma anche rifugio, la delimitazione materica tra noi e gli altri, il luogo di costrizione e lo spazio di difesa. Emanuele Coccia, che è un brillantissimo intellettuale, ha dedicato al tema un libro pop molto colto: La filosofia delle case (Einaudi) dove scrive che l'abitare "è lo sforzo di adeguare noi stessi a ciò che ci circonda e viceversa, una forma di addomesticamento reciproco tra cose e persone. È l'estensione di ciò che cominciamo a fare nascendo: costruire intimità con quel che ci sta accanto". Così gli appartamenti, le ville, le stanze dove sono vissuti gli scrittori preservano attraverso gli arredi, gli oggetti quella intimità che ci permette di decifrare anche le loro opere. O così, almeno, ci piace pensare.
E forse per questa ragione Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, ha acquisito il salotto-studio di Italo Calvino, quello vissuto dall'autore de Le Città Invisibili nell'ultimo periodo della sua vita nella Capitale. Una casa in piazza Campo Marzio 5, pieno centro, frequentata da una ristretta cerchia di amici e che ora si spalanca anche a noi. Le librerie con settemila volumi, i quadri, la scrivania, i divani vissuti da uno degli autori "più labirintici e complessi del Novecento" come annota Vincenzo Trione sul Corriere della Sera. Quel Calvino che traeva ispirazione dalle immagini per dipanare storie. Eccole, allora, le immagini e le cose che lo circondavano: una foto di Elio Vittorini, le opere di Toti Scialoja e Gianfranco Baruchello, il tavolo e la macchina per scrivere dove prese vita un mondo parallelo e formidabile. Pezzi di Calvino che la figlia Giovanna ha voluto condividere con il mondo. Il 28 di luglio sarà, dunque, inaugurato un grande salone al primo piano della Biblioteca che avrà un affaccio sul verde. Perché Calvino così avrebbe voluto, lui, cresciuto con una madre botanica e un padre agronomo in un giardino incantato a Sanremo (quello dove fu ambientato nel 1947 Il suo primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno). Qui, accanto allo studio del "signor Palomar", rivivono pure le stanze di Elsa Morante, di Pasolini, di Carlo Levi. Un tuffo nei soggiorni, nelle camere da letto del Novecento italiano.
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Viaggio nelle case degli scrittori
Le case sono lo specchio di chi le abita e le ha abitate. E un tour nei luoghi degli scrittori è un buon modo per capirli meglio, e di più.
In Sicilia l' antica stazione ferroviaria di Roccalumera (Messina) ospita il Museo Quasimodiano. Il poeta visse per mesi in un vagone di treno dopo il terremoto del 28 dicembre 1908 e nel vecchio scalo merci è stato ricostruito l'habitat in cui fu costretto il Premio Nobel per la Letteratura. Così la Casa Museo di Grazia Deledda a Nuoro, nel quartiere di Santu Predu, ci restituisce la cucina e la dispensa che l'autrice descrisse nel romanzo autobiografico Cosima mentre a Ghilarza (Oristano) resta tenacemente aperta la modesta abitazione dove Antonio Gramsci trascorse i suoi primi vent'anni.
Un'opera d'arte è l'appartamento di Alberto Moravia a Roma in Lungotevere della Vittoria 1. Qui abitò dal 1963 fino al 1990, anno della sua morte. E come scrive Lorenzo Madaro su Artribune è "una tana in cui si mescolano i registri, il privato con la vita pubblica, le passioni con il quotidiano, con affiancamenti arditi, apparentemente distopici". I quadri, anzitutto: di Schifano (molti) che Moravia amava, il ritratto dello scrittore con il maglione rosso ad opera di Guttuso che troneggia in salotto, le maschere asiatiche e africane sopra il divano con i cuscini con le rose ricamate, così improbabili, quasi "indifferenti" nel contesto.
E poi, certo, le case più celebri, musei con le porte spalancate. Quelle abitate da Dante, Manzoni, D'Annunzio, Pascoli, Petrarca, Carducci, Pavese o Fenoglio. Quelle raccontate da Mauro Novelli in La finestra di Leopardi un libro pubblicato nel 2018 da Feltrinelli che è un'ottima guida per chi volesse attraversare il lato più intimo, più privato della letteratura. E riconoscere lo sguardo di poeti e scrittori amati in un semplice oggetto poggiato su una mensola.