Ciao extraterrestri, qui Pianeta Terra. Volete ascoltare con noi Bach o Chuck Berry?
Da 44 anni sulle due sonde Voyager si trova un disco d'oro che contiene foto e musiche selezionate dalla Nasa per gli alieni. Un libro ora ricostruisce la storia di un'avventura cosmica
Sono due sonde, si chiamano Voyager 1 e Voyager 2, e si trovano nello spazio da 44 anni. Il doppio lancio è avvenuto da Cape Canaveral il 20 agosto e il 5 settembre del 1977. Scopo della missione voluta dalla Nasa e dall'allora presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter era quella di studiare il sistema solare esterno. Nel tempo le due sonde hanno osservato e fotografato Giove e Saturno e grazie a un allineamento planetario fortuito anche Urano e Nettuno. Quello che forse non tutti sanno è che a bordo delle Voyager c'è un messaggio per una possibile e sconosciuta civiltà extraterrestre. E' un disco in rame placcato d’oro, diametro 30 centimetri, identico per forma a quelli in vinile, che contiene 125 foto, suoni e rumori della terra, un saluto pacifico agli ipotetici abitanti dello spazio in 55 lingue differenti e una selezione di 90 minuti di musica. E' il Voyager Golden Record. Ad aprire la sequenza messaggi inviata agli alieni fu proprio il Presidente Carter che scrisse: «Questo è un regalo di un piccolo e distante pianeta, un frammento dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri e sentimenti. Stiamo cercando di sopravvivere ai nostri tempi, così da poter vivere fino ai vostri».
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La terra raccontata agli alieni dalla Nasa
La copertina del Voyager Golden Record, con le istruzioni per l'ascolto, è in alluminio elettro-placcato con un campione dell’isotopo 238 dell’uranio per permettere a chi fosse in grado di recuperarlo di stabilirne la datazione. A raccontare ora questa avventura incredibile è Jonathan Scott, critico musicale inglese con il pallino dell'astronomia che in un libro divertentissimo e un po' folle - Mixtape Interstellare - appena tradotto in italiano e pubblicato da Jimenez Edizioni - ricostruisce le storie delle persone che lavorarono al progetto in tutte le sue fasi, dalla nascita dell’idea alla selezione della compilation, dalla realizzazione fisica del disco al lancio delle sonde. Protagonista principale del libro è l'ideatore del Voyager Golden Record, ovvero Carl Sagan, astronomo di fama internazionale della Cornell University che, insieme al suo team, volle realizzare una sorta di saggio della vita sulla Terra. Tra le testimonianze raccolte da Scott c'è quella alla direttrice creativa del progetto Ann Druyan che ricorda: "Stavo seduta al tavolo della cucina a prendere queste enormi decisioni su cosa mettere e cosa lasciare fuori. Sentivamo su di noi l'enorme responsabilità di creare un'Arca di Noè culturale con una durata di conservazione di centinaia di milioni di anni". Carl e Ann durante la progettazione dell'opera si fidanzarono e poi si sposarono. Il Voyager Golden Record contiene anche l'elettroencefalogramma della Druyan, come documento del tracciato cerebrale di una donna innamorata.
Le immagini selezionate, ancora al centro di dibattiti e critiche feroci, mostrano una coppia nuda, un'autostrada, gente che mangia e che corre, un embrione, una conchiglia, cavalli, coccodrilli e delfini. Ma fu la selezione musicale che potete ascoltare per intero su Spotify a innescare le più dure polemiche, come scrive Jonathan Scott. Ci sono tre composizioni di Bach (eseguite anche da Glenn Gould), due di Beethoven, una di Mozart e una di Stravinsky, poi i tradizionali Sioux, cinesi, peruviani, australiani, georgiani.
Il Novecento è rappresentato solo dalla tromba di Louis Armstrong, dal rock'n'roll di Chuck Berry e dal blues di "Blind" Willie Johnson.
Scartati i Beatles, cassati i Rolling Stones, cancellati Jimi Hendrix, gli Who, Janis Joplin, i Doors di Jim Morrison. Come è possibile? E come è possibile che non ci sia traccia della grande opera italiana, dei canti gregoriani o del jazz? «Mixtape Interstellare» svela i retroscena di scelte sicuramente sofferte ma anche parecchio bislacche dove l'immaginario terrestre non ha cinema, non ha letteratura, non ha i Fab Four e neppure la Torre Eiffel, il Partenone o il Colosseo.
Piacerà questo pianeta terra sintetizzato nel Golden Record agli alieni che lo intercetteranno? Chissà. Di sicuro sarà difficile che qualcuno, lassù, riesca a captare il disco d'oro. Serviranno, secondo i calcoli della Nasa, altri 40.000 anni perché le Voyager raggiungano la stella più vicina. Resta però il gesto simbolico e di amore per l'intero universo, quello immaginato da Carl Sagan come “il lancio di una bottiglia nell’oceano cosmico come messaggio di grande speranza”.
Ma voi che leggete, se ci fosse la possibilità di raccontare ai popoli dell'universo la nostra vita sulla Terra cosa portereste? Scegliete un film, un libro, o una canzone.