Via Poma, un delitto diventato genere letterario. E da un libro emerge uno sconvolgente documento dimenticato
Dall'inchiesta di Lugli e De Greco passando per Dacia Maraini. Le piste di giornalisti e scrittori mentre riemerge un verbale di 32 anni fa che potrebbe essere la soluzione
La vittima, nella fantasia degli autori, si chiama Carla De Simoni. Il corpo privo di vita presenta "decine di ferite, piccole, regolari, senza segni di slabbrature, concentrate sul torace, l’addome, la zona genitali. Il medico legale ne conterà ventinove, tutte con una profondità di almeno dieci centimetri, segno della violenza con cui l’assassino ha impugnato l’arma e vibrato le stoccate”. Così fu uccisa Simonetta Cesaroni il 7 agosto del 1990 a Roma, "in un palazzo che somiglia a una fortezza". Carla De Simoni è l'ombra di Banco shakesperiana del "Giallo di Via Poma" (Newton Compton, 2020), libro scritto da Massimo Lugli e Antonio del Greco, ovvero uno dei più capaci cronisti di nera d'Italia e un super poliziotto, ex dirigente della Omicidi, oggi direttore operativo della Italpol. Un romanzo all'apparenza, che è nella sostanza la ricostruzione di un cold-case che continua ad agitare coscienze e Procure. Tanto che il caso è stato di nuovo riaperto proprio grazie a Del Greco che ha ricevuto una "soffiata" capace di fare traballare l'alibi di un personaggio già coinvolto nelle indagini all'epoca dei fatti. Al centro dei nuovi accertamenti ci sarebbe, sembra, l'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno, ex presidente regionale degli Ostelli della gioventù.
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Il delitto di via Poma
In questi 32 anni la breve vita di Simonetta è stata scandagliata, triturata, sezionata a caccia di un indizio in grado di motivare la ferocia di un delitto entrato nell'immaginario del Paese. Carlo Lucarelli per spiegare i motivi per cui il caso di via Poma è rimasto così vivido nella memoria italiana ha sottolineato: "Conta molto se un omicidio irrisolto avviene dove non te lo aspetti: nel centro di una metropoli, in un tranquillo paese di provincia, in una stanza chiusa. Soprattutto la stanza chiusa colpisce perché dentro dovrebbe esserci tutto quello che serve per scoprire il colpevole invece il suo volto è l'unica cosa che manca".
Se questa fosse una storia inventata ci sarebbero tutti gli elementi del best seller: una ragazza bella e semplice massacrata in un'estate caldissima dentro un condominio della Roma bene, quartiere Prati, dove sei anni prima c'era già stato un omicidio irrisolto, quello di Renata Moscatelli, anziana signorina tutta Chiesa e opere di carità. Anche i personaggi entrati ed usciti drammaticamente dalla vicenda sembrano una cornice letteraria perfetta, a cominciare dal portiere Pierino Vanacore morto suicida il 9 marzo del 2010, poco prima della deposizione al processo che vedeva imputato Raniero Busco, ex fidanzato della vittima, poi risultato innocente. Ma questa non è letteratura. Tutto è inesorabilmente vero.
Segreti, misteri, silenzi e piste sbagliate sullo sfondo di un condominio chiuso su sé stesso come una conchiglia dove l'appartamento incriminato è stato prima affittato a un notaio "colpito dalla luminosità dell'immobile", oggi è un bed breakfast di lusso con grandi cuori in cartongesso a delimitare il perimetro delle stanze.
L'omicidio di Simonetta Cesaroni è diventato quasi un genere letterario, tra inchieste e thriller. A ricostruire le tappe del giallo nel 2020 è stato, con molta accuratezza, il giornalista Igor Patruno con "Il delitto di via Poma trent'anni dopo" per Armando Editore. Anche Carmelo Lavorino ha affrontato il tema dal punto di vista criminologico in "Via Poma - Inganno Strutturale Tre". In sequenza sono poi arrivati un film per Mediaset di Roberto Faenza, numerosi programmi televisivi, svariati podcast (da segnalare quello di Giacomo Galanti per Huffington Post Italia) e infinite teorie in Rete, perfino con un forum dedicato. A citare la vicenda in un romanzo è stata anche Dacia Maraini in Voci (Rizzoli, 1994) dove una ragazza di vent'anni viene ammazzata a coltellate e una giornalista prova a inchiodare l'assassino. Il particolare delle scarpette blu da ginnastica ritrovate sulla scena del crimine nel giallo della scrittrice riporta alla mente il caso Cesaroni che Vincenzo Cerami non inserì in "Fattacci" ma di cui scrisse come di "un delitto perfetto" su Repubblica.
Alla luce delle nuove indagini si può ipotizzare che il libro più attendibile scritto su via Poma fosse già nelle carte di 32 anni fa, in un verbale redatto da un poliziotto e inviato a un dirigente della Digos e chissà perché finito nel dimenticatoio. In due paginette l'avvocato Francesco Caracciolo di Sarno è descritto come "noto fra gli amici per la dubbia moralità e le reiterate molestie arrecate a giovani ragazze, episodi che seppure a conoscenza di molti non sarebbero mai stati denunciati grazie anche alle 'amicizie influenti' dallo stesso vantate". E poco oltre: "Il giorno del delitto, pressappoco nell’ora riportata dai media come quella presunta dell’omicidio, l’avvocato sarebbe rientrato affannato e con un pacco mal avvolto presso la propria abitazione", uscendo poco dopo con una "grossa borsa". L'uomo, sentito anche a processo nel 2010, snocciolò una sequenza di "non ricordo e non so" come è possibile riascoltare in questo video pubblicato su Youtube, frammento del programma "Un giorno in Pretura". L'avvocato è morto sei anni fa.
Chissà se Simonetta avrà mai giustizia.