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Volete diventare giornalisti? Ecco le due cose che dovete fare assolutamente

Nellie Bly, la ragazza che rivoluzionò il giornalismo, nacque il 5 maggio di 157 anni fa. Eppure è una stella che non tramonta. Libri, film e fumetti celebrano la più grande reporter

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Volete diventare giornalisti? Ecco le due cose che dovete fare assolutamente

Consigli non richiesti per ragazze e ragazzi che vorrebbero fare il lavoro giornalistico.
1) Pensateci bene, oggi è un mestiere altamente precario, dalla gavetta lunghissima. Poche soddisfazioni, pochi soldi. Molte Partite Iva.
2) Se ci avete pensato bene, e comunque volete rischiarvela, cercate una foto di Nellie Bly, ritagliatela, e attaccatela sul muro della vostra cameretta. Che vi guardi, che voi guardiate lei. Fatelo ora, adesso, oggi.
Perché Nellie Bly era nata proprio il 5 maggio di 157 anni fa, a Burrell nella contea di Armstrong, Stato della Pennsylvania. E se esiste una musa protettrice dei precari della carta stampata, ha lo sguardo dritto di questa giovane donna che scardinò ogni regola nel mondo dell'informazione e inventò il giornalismo d'inchiesta.
La storia è questa. Nella realtà la ragazza della foto si chiamava Elizabeth Jane Cochran, tredicesima di 15 figli. Una tempra d'acciao, una femminista ante litteram, perché molto del lavoro, della vita di Nellie Bly sono stati dedicati alle donne, alla loro condizione. Ha acceso luci dove era buio, è entrata dove a nessuno era permesso, ha scritto, ha documentato, ha mostrato l'invisibile. Lei che diceva: «Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore e mai lo farò».

Aveva iniziato la propria battaglia da adolescente, denunciando il patrigno alcolizzato e violento, davanti a una Corte. Testimone di giustizia a sostegno delle denunce della madre. Un percorso tostissimo, continuato quando inviò una lettera al Pittsburgh Dispatch. Era stato pubblicato un articolo dell'editorialista Erasmus Wilson che spiegava ai lettori quale fosse il ruolo delle ragazze: What Girls Are Good For. E' il 1885. A cosa servono le donne? Sono ovviamente necessarie per fare figli e per curarli, indispensabili per rassettare la casa, preziose nell'occuparsi di giardinaggio, favolose tra i fornelli. Elizabeth scrive, replica. Il direttore del giornale pensa che la lettera arrivata in redazione e firmata da tal Little Girl Orphan sia di un uomo: troppo lucida, puntuale, troppo precisa. Mette un annuncio, dice: voglio assumere l'autore della missiva.
E si presenta lei, la ragazza impressa in quella foto che ora abbiamo sul muro, accanto al computer. Ha 23 anni, il fuoco nelle vene, sa perfettamente di cosa vuole occuparsi. Lo farà con il suo pseudonimo: Nellie Bly. Inizierà raccontando come vivono le donne divorziate. E' la goccia che fa traboccare il vaso: troppo audace, troppo "aggressiva", troppo esplicita, via la pubblicità dal Pittsburgh Dispatch che scandalizza i lettori, fa traballare le industrie che investono sul giornale. Le brave, piccole croniste non fanno come Nellie: scrivono di fiori e piante.
Viene relegata in un angoletto. Ma ci rimane per poco. Perché miss Bly non è una che molla.
E bisogna imparare da lei, tenerla a mente come esempio, se si vogliono scrivere storie che comode non sono. Siamo nel 1886, un altro mondo, un'altra vita quando Nellie punta i piedi, si fa inviare in Messico. E non arretra: racconta storie di povertà, corruzione, viene espulsa dal Paese governato da Porfirio Diaz, la etichettano come autrice di reportage fastidiosi, imbarazzanti, capaci di mettere in discussione relazioni diplomatiche e proficui scambi commerciali. E' a questo punto che Nellie lascia l'assonata provincia americana e vola a New York.

Il resto è un contratto con Joseph Pulitzer che la assume al New York World. E non sbaglia. Perché Nellie Bly si finge pazza e finisce per 10 giorni nell'inferno di Blackwell’s Island, il manicomio femminile della Grande Mela. E qui racconta di violenze, cibo andato a male, fasce di contenzione, escrementi sui materassi: nessuna cura. E' un reportage così crudo, essenziale, autentico che lo Stato americano sarà costretto a rivedere le regole degli internamenti.
Un reportage scritto dalla ragazza immortalata nella foto che abbiamo accanto, ora. La nostra guida. Perché se davvero si vuole fare questo mestiere non esistono sconti, non ce ne sono. Se è la verità che conta, bisogna mettersi al servizio di quello che vediamo, sappiamo, investighiamo e fatti alla mano cerchiamo di spiegare a chi ci legge, chi ci ascolta andando se necessario in "direzione ostinata e contraria". Soprattutto quella.


Centocinquantasette anni dopo Nellie resta un faro. Per raccontarne la sua opera titanica sono stati girati film - Ten Days In A Madhouse - una serie tv trasmessa di recente negli Usa - Escaping The Madhouse: The Nellie Bly Story -, decine e decine di libri. Tra i tanti vale la pena di ricordare quello di Nicola Attadio: Dove nasce il vento per Bompiani e il graphic novel di Luciana Cimino e Sergio Algozzino per Tunué.
Ma è talmente grande questa storia che c'è ancora molto da dire, da imparare: le inchieste sulle carceri, tra le prostitute, il giro del mondo in 72 giorni, il matrimonio con Robert Seaman, magnate dell'acciao, le fabbriche del marito trasformate in luoghi di accoglienza per operaie e operai con asili, mense, biblioteche. Il modello che poi userà Adriano Olivetti in Italia.
Gli ultimi articoli di Nellie Bly saranno come inviata sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Se ne andrà a 57 anni, nel 1922, mentre il secolo breve inizia a scalpitare come un giovane ribelle.
Ci resta una foto per ricordarla: quello sguardo diritto. Come una schiena che non si piega.

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
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