“Virginia Woolf ci dice che bisogna combattere le parole Dio, patria e famiglia”
Intervista alla studiosa Nadia Fusini che ha curato una mostra a Roma sulla scrittrice britannica e sul circolo molto libertario di Bloomsbury dove, a inizio 900 a Londra, valeva la parità tra uomini e donne: “Lei rivendicava il diritto di noi donne a essere indipendenti, non angeli del focolare”
Nei palazzi del governo, nel centro di Roma, la prima premier della Repubblica italiana Giorgia Meloni ha riportato in auge il verbo sulla sacra triade “Dio, patria, famiglia” rivendicata fin dalla campagna elettorale. Non molto distante, nel maestoso palazzo cinquecentesco Altemps con la sua strepitosa raccolta di sculture romane, con la collaborazione di Luca Scarlini Nadia Fusini ha impaginato una mostra su Virginia Woolf e sul circolo letterario e libertario di primo ‘900 di Bloomsbury, a Londra. Cosa c’entra, l’accostamento? Molto ...
Quel gruppo formava infatti un consesso ad alto tasso di genialità, di amicizia e amori, i cui partecipanti condividevano principi come la libertà sessuale, creativa, la libertà delle donne che non dovevano ricoprire il ruolo soffocante di figlia, moglie, madre, potevano essere altro. Il tempismo per parlarne adesso pare perfetto.
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Virginia Woolf e il circolo libertario di Bloomsbury
Nella videointervista a Tiscali Cultura la scrittrice, traduttrice e studiosa che ha scritto pagine appassionanti su Shakespeare, Emily Dickinson e molti altri, che ha studiato e tradotto Virginia Woolf, riflette proprio sulla triade “Dio, patria, famiglia” e su quanto sia necessario vegliare e stare in guardia con la destra-destra al governo. La mostra “Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life” aperta da poco prosegue fino al 12 febbraio 2023, comprende ritratti, foto, libri, oggetti, la casa editrice Hogarth Press che nelle stanze di casa stampava e pubblicava La terra desolata di Eliot, Orlando della scrittrice e altri capolavori di poesia, narrativa, saggistica. Quello di Bloomsbury era “un gruppo di giovani intellettuali che si incontravano nelle stanze delle sorelle Stephen, Virginia e Vanessa, e dei loro fratelli Thoby e Adrian”, ricorda la nota stampa sull’iniziativa progettata dal Museo Nazionale Romano, di cui Palazzo Altemps fa parte, e dalla casa editrice Electa, e realizzata con la National Portrait Gallery di Londra.
Di quel gruppo faceva parte gente come Leonard Woolf, che “sperava in una società senza classi o, come Virginia, che sperava in un mondo senza torri d’avorio per i suoi artisti - , ricorda ancora il comunicato -; John Maynard Keynes ha rivoluzionato il pensiero economico e ha posto le basi del welfare state, nonché della collaborazione dello Stato alle arti; Lytton Strachey ha inventato un nuovo modo di scrivere la storia e Roger Fry, critico e pittore, un altro modo di guardare e creare opere d’arte”.
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Fusini: quel gruppo viveva insieme la libertà
Quando Virginia, sorelle e fratelli andarono Bloomsbury, ci ricorda l’allestimento espositivo, il quartiere londinese era considerato poco raccomandabile per la borghesia. Quel gruppo rivendicava una parità tra uomini e donne allora ancora di là da venire? “Sì – risponde Nadia Fusini con un bell’entusiasmo nella voce - Erano giovani donne e uomini che si conoscevano e vivevano insieme una libertà intellettuale molto speciale per le donne. Per le sorelle Stephen, Virginia e Vanessa fu importante perché si misuravano con una situazione di parità riconoscendo ognuna le proprie predilizioni. Inoltre molti di loro erano omossessuali. Oppure anche etero come Keynes che dopo molti amori omosessuali si sposò con una ballerina russa. Il senso era che ognuno aveva il diritto di essere e sentire i sentimenti che provava”.
Virginia Woolf propugnava un’identità di genere che oggi diremmo fluida? Per aver scritto il romanzo Orlando è stata interpretata come simbolo ante-litterma della cultura queer. “Più che altro per il pamphlet ‘Una stanza tutta per sé’ dove rivendicava la necessità di una indipendenza anche economica per le donne, per esprimere le loro idee, per scrivere quello che volevano – risponde Nadia Fusini -. Il destino femminile non era soltanto il matrimonio”.
La studiosa: “Virginia scriveva che una donna non ha patria”
La mostra sembra parlare su temi in discussione nell’Italia di questi giorni. “È proprio così. È avvenuto per caso. Quando abbiamo iniziato a pensare alla mostra non sapevamo che ci sarebbero state le elezioni e che avrebbe vinto la Destra”. In realtà le coincidenze nella cultura spesso non avvengono per caso, come organizzatori hanno colto qualcosa nell’aria. Infatti sono tornate in auge parole come “Dio, patria, famiglia”. “Esatto. Virginia non è soltanto una scrittrice di romanzi meravigliosi ma scrive anche pamphlet di valore politico come ‘Una stanza tutta per sé’ e ‘Le tre ghinee’ dove contrasta i tre principi di ‘dio, patria, famiglia’. Lei e gli altri sono atei ma, soprattutto nelle ‘Ghinee’, dice che una donna non ha patria, anche perché le donne allora non avevano una parità nel luogo dove nascevano, non avevano diritto al voto. Virginia si batté per il suffragio universale e per valori come l’istruzione che era impedita alle donne: noi siamo in un’altra posizione anche perché donne come lei hanno fatto certe battaglie”.
Viene da riflettere: il femminismo deve dunque molto all’autrice di romanzi avvolgenti come Le onde e Al faro: “Mi raccomando, non scriva ‘Gita al faro’: ‘To the lightouse” che ho ritradotto con il titolo ‘Al faro’ non è una gita, non c’entra nulla, non è moto a luogo, è dativo, è una elegia al faro, è una offerta, è un romanzo così bello”, puntualizza la saggista nata a Orbetello 76 anni fa.
“Per la Woolf noi donne dobbiamo uccidere l’immagine dell’angelo del focolare”
Sempre per Electa Nadia Fusini l’anno scorso ha pubblicato una sorta di enciclopedia-antologia sulla scrittrice, un lessico per meglio dire, dal titolo Woolf A-Z (pp. 300, illustrato, 2021, € 34,00). Invitata a indicare una voce per affezione personale, la studiosa sceglie “ ‘Angelo del focolare’. Su questa immagine - spiega - la Woolf scrive un saggio per dire che, mentre nella cultura vittoriana le virtù femminili devono essere quelle dell’angelo del focolare, noi donne non possiamo che essere matricide: per diventare quello che vogliamo diventare dobbiamo uccidere questa immagine di donna dedita prima al padre, poi al marito e poi ai figli”.
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