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Da House of the Dragon alle feste con i (finti) Templari: ecco perché non riusciamo a fare più a meno del Medioevo

La resurrezione di un'epoca considerata buia e che ha invece molto da insegnarci per gestire il presente fatto di pestilenze, carestia e guerre. Come affrontare il futuro da visionari con i grandi classici della storia e del fantasy

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Da House of the Dragon alle feste con i (finti) Templari: ecco perché non riusciamo a fare più a...

Il Medioevo non ci ha mai affascinato tanto come oggi, in pieno Terzo Millennio. Saranno anche i drammatici rimandi del presente tra pestilenze virali, guerra e carestia a farci rileggere questo periodo della Storia con uno sguardo più indulgente, se non addirittura complice e affettuoso. Libri, giochi di ruolo virtuali e no, cinema, serie tv, feste a tema in ogni dove: una mania che è un po' business, un po' tentativo di postuma celebrazione per fare i conti con il passato, quello che era stato liquidato come "buio", nefasto, sanguinario, e che è invece ha molteplici sfaccettature. Lo spiega bene, anzi benissimo, Alessandro Barbero, ordinario di Storia medievale dell'Università degli Studi del Piemonte Orientale. Ebbene: il podcast del professore è il più ascoltato in Italia, le sue lectio in teatri o arene vanno in sold out in pochi minuti e quel suo modo amabile di raccontarci il Medioevo come una fiaba tragica ed eroica ha prodotto migliaia di fervidi seguaci che quotidianamente sui social "postano" riflessioni su Templari, streghe, cavalieri e architettura gotica, e ragionano con appassionante impegno sul tempo che va dal 476, la deposizione di Romolo Augustolo, fino alla scoperta dell'America nel 1492.  "Un periodo affascinante e lunghissimo - commenta Barbero -. L'era delle infinite generazioni dentro un mondo cangiante".


Eppure, nonostante il successo mediatico, la parabola medievale a scuola si studia poco e male, e vivacchia e fatica la più celebre istituzione dedicata al tema: l'Istituto storico italiano per il Medio Evo diretto a Roma da Massimo Miglio, con un'organigramma affollato quanto il team di autori del Festival di Sanremo, a dispetto del rigore monastico che la questione imporrebbe. A dirlo è anche Franco Cardini, medievista di grandissima fama, esperto di Crociate anche quando scende in campo nei salotti tv dove guerreggia con piglio corrucciato. Già nel 2013 Cardini su Avvenire annotava: "La Modernità giunta alla sua fase conclusiva e trascolorante nel Postmoderno è ancora ferma, per certi versi, all’Illuminismo e al Romanticismo: e il fascino del Medioevo dipende largamente – Inquisizione, Graal, Templari & Co. – dalla querelle interna ai «due secoli / l’un contro l’altro armato», come li definiva il Manzoni. Chi ha ragione: Voltaire o Walter Scott? Diderot o Novalis? Tempo della barbarie e della superstizione o età della fede, del sentimento, della libertà e della fantasia? “Tenebre medievali” o “Luce del Medioevo”? Leggenda Nera o Leggenda Aurea?". Ecco, questo il punto. Anche la discrasia tra la Storia e la suggestione storica. Continua Cardini: "I fans del Medioevo corrono evidentemente a centinaia di migliaia a comprarsi l’ultimo Norman Cohn: quanti di loro hanno mai letto una riga di Huizinga o di Bloch, o magari di Le Goff, per tacere i nostri bravissimi italiani da Chittolini alla Frugoni a Sergi a Merlo a Montanari?".


Questa è la ferita vera degli storici e degli esperti: il successo editoriale di Dan Brown, ad esempio, mentre chi continua silenziosamente a studiare Dante resta nel retrobottega a guardare Benigni che lo recita in tv. Lo spiegano in un saggio intitolato "Il Medioevo nella percezione contemporanea: alcuni spunti per una riflessione" le storiche Anna Benvenuti e Isabella Gagliardi che scrivono: "Forse dobbiamo la sopravvivenza dei nostri insegnamenti medievistici più alle Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley o a I pilastri della terra di Ken Follett che non alla corretta preparazione manualistica (quando c’era) impostata dai professori della scuola media".

Torniamo a bomba: ma perché il Medioevo tanto ci affascina con le sue cicatrici e il suo mondo favoloso e inquieto? Proprio Benvenuti e Gagliardi azzardano un'ipotesi che sembra corretta: è il periodo storico che più si presta alla battaglia finale tra Bene e Male. Da qui il successo epico, per dirne una, della saga di Tolkien (che dal 2 settembre arriva sotto forma di serie tv su Prime Video con Il Signore degli Anelli - Gli anelli del potere, racconto della Seconda Era della Terra di Mezzo) e di House of The Dragon, prequel del 'Trono di Spade', basato sui romanzi di George R.R. Martin, dieci episodi in onda su Sky e in streaming su Now in contemporanea con la messa in onda in America, su Hbo. Parliamo di una platea gigantesca nel mondo: un business formidabile tra gadget, giochi, addirittura la ricostruzione del Castello Nero con i mattoncini in stile Lego già acquistabile on line per circa 32 euro.

Per Marcello Simoni, scrittore da un milione di copie (almeno) e autore di testi culto come Il mercante di libri maledetti, il Codice Millenarius e L'abbazia dei cento delitti, è sbagliato però parlare solo di fantasy. In un'intervista al Giornale spiega che l'epopea editoriale de "Il trono di spade" non è solo una favola ben scritta. "Ci sono elementi di storia - sostiene - dove vengono riportati eventi del tardo Medioevo, come la Guerra delle due rose e quella dei Cent'anni". Per Simoni l'attrazione irresistibile per il Medioevo è presto detta: "E' un'era in cui l'uomo dà prova di genialità ed è un visionario. Ha una facilità di ragionare per simboli che si è persa. Si pensi al templare: un monaco, ma anche un guerriero".
L'eroe dell'età di mezzo è infatti un combattente nel nome di Dio: è coraggioso, audace e anche terribilmente violento pur di portare a compimento la propria missione. E' il salvatore, una figura centrale sia che si chiami Carlomagno o Federico II di Svevia, Cola di Rienzo o Riccardo cuor di leone, Artù o Robin Hood, Orlando o Guglielmo Tell. E' un santo militare che tra realtà e leggenda conquista e insieme si fa giustizia.

Probabilmente in questa nostra contemporaneità così dura e pragmatica, di materialismo digitale e terrore quotidiano, ci mancano i miti, quelli che difendono le anime belle e riportano ordine nel caos cosmico, quelli che ci ostiniamo a far rivivere nelle Calendimaggio ad Assisi, nella Giostra della Quintana ad Ascoli, nella Fiera delle Gaite a Bevagna. I nostri super eroi che accompagnati da Sommi Poeti e creature incredibili ci salvano da una quotidianità faticosa, in cui il domani non è nascosto come un segreto nella biblioteca di un monastero, né nelle magie di un anello, e neppure nel nido di draghi fedeli come cani. Ci vorrebbe una spinta e non la troviamo. Per questo il passato sembra più rassicurante del presente, soprattutto del futuro.
Ben tornati nel Medioevo.

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
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