Luis Sepúlveda, storia dell'uomo che ebbe tre vite e un solo grande amore
A un anno dalla morte la moglie Carmen Yáñez tiene viva la memoria dello scrittore. E due libri lo omaggiano

In una vita identica a un romanzo, una vita di ingiustizie, restituzioni, viaggi, impegno, fiabe, lotte e successi strappati al silenzio, non poteva che esserci un motore invisibile e possente a guidare lui e lei.
Lui è scrittore: Luis Sepúlveda Calfucura detto "Lucho", il lottatore. Lei è poetessa: Carmen Yáñez, "Pelusa", cioè la monella. Due binari in parallelo che si sono incontrati, ritrovati e infine hanno percorso una strada propria, fino alla fine, fin dove termina la terra, in un punto imprecisato tra la Patagonia e ogni sud del mondo.
Lucho e Pelusa si incontrano in Cile, la loro patria bella e maledetta, nel 1968. Lei ha 15 anni e occhi neri favolosi, lui ne ha 19, sangue Mapuche da parte di madre, sangue che ribolle per ogni torto subito dai deboli, dai fragili, dai dimenticati, dai popoli indifesi derubati da chi usa il potere come un'arma. E' un colpo di fulmine e un amore travolgente, è il motore che cambia l'esistenza di entrambi. Si sposano, hanno un figlio, Carlos Lenin, sono giovani, hanno la testa che va veloce, sostengono il governo illuminato di Salvador Allende. E poi, l'incubo, poi il golpe di Pinochet l'11 settembre del 1973, un regime dittatoriale feroce e militarista: migliaia di oppositori assassinati, quasi 600mila internati come prigionieri politici, 30mila vittime di tortura, un numero imprecisato di "forzatamente scomparsi".
Il regime di Pinochet
Sepúlveda viene sbattuto in una cella minuscola nella caserma di Tucapel. Ci rimarrà sette mesi, sette mesi di privazioni, di violenze. Anche Carmen viene imprigionata e condotta a forza nelle segrete di Villa Grimaldi, il simbolo più crudele degli anni di Pinochet. Lucho viene liberato per le pressioni di Amnesty International, ma non si allontana dalla sua terra e continua a denunciare i crimini contro l'umanità del regime. Verrà di nuovo arrestato e questa volta condannato all'ergastolo. Altri due anni in carcere, poi la pena viene trasformata in esilio. A questo punto Luis non ha scelta. Prova con tutte le sue forze a liberare Carmen, annuncia il suicidio pur di accendere i riflettori sul distacco, sulla prigionia illegale della moglie. Ma è inascoltato. Nel 1977 lascia il Cile. E qui inizia la seconda vita di Sepúlveda, il globe-trotter guerriero, l'instancabile cronista, la voce forte in difesa di chi non ha voce. Va a Buenos Aires, poi in Paraguay, poi in Ecuador. Da qui parte con una spedizione che ha l’obiettivo di studiare l’impatto nefasto dell'Occidente sugli Indios Shuar. Si innamora dell'Amazzonia e dedica a questa terra eletta, selvaggia e indomita come lui, uno dei suoi testi più potenti: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Nel 1978 si unisce ai combattimenti in Nicaragua con la brigata internazionale Simón Bolívar. Instancabile Lucho, protagonista di formidabili passioni.
L'omaggio di Carmignani e Arpaia
"Una vita pazzesca", conferma Ilide Carmignani, la traduttrice italiana dello scrittore che ne racconta i lati più sentimentali, e con infinita tenerezza, in Storia di Luis Sepúlveda e del suo Gatto Zorba edito da Salani.
Le fa eco Bruno Arpaia con un altro libro omaggio appena pubblicato da Guanda Luis Sepúlveda, il ribelle, il sognatore. Che scrive: "Per lui la letteratura era, come per gli Shuar, come per i suoi antenati Mapuche, riunirsi attorno al fuoco o sulla riva di un fiume e raccontare ad alta voce gli avvenimenti della giornata o quelli del passato, facendo esistere le cose nominandole. La scrittura era il potere di conservare intatti i sogni senza dimenticarli».
Così era Lucho: un ribelle, un sognatore costretto a trasformarsi in esule. Troverà casa in Germania, incontrerà una nuova donna, Margarita, avrà tre figli. Ma il motore invisibile, quel legame con Carmen, è come un sughero che resta sempre a galla. Lei si salva dalle torture di Pinochet quasi per caso. I suoi aguzzini la credono morta, ne abbandonano il corpo in strada. Invece la poetessa è viva. Di quegli anni terribili dirà solo dell'odore costante della paura, di bende insanguinate, descrivendo il Cile come "una lacrima di mare e il cielo una conquista del destino". Anche lei prova a ricostruirsi una vita, mette al mondo un altro bambino, Jorge, infine arriva in Svezia. Lucha e Pelusa divorziano "da buoni amici" ma si scrivono spesso con la scusa del figlio Carlo. Si telefonano, lui le invia mazzi di rose rosse. Lei è restia. Sembrava impossibile ritrovare il meccanismo segreto del motore invisibile. Ma una mattina è Margarita a chiamare Carmen. Le comunica che sta per divorziare da Luis. "E' un buon marito, un buon padre, un uomo divertente, ma ama solo te". E la invita a una festa nella Foresta Nera che sancisce in allegria la fine del suo matrimonio. Per Lucho e Yáñez inizia la loro terza vita.
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Dieci libri per ricordare Luis Sepúlveda
La più bella storia d'amore
Sepúlveda ricordando quel giorno dirà: "All’improvviso tra tanta gente vidi Pelusa. L’ indomani partimmo insieme per Parigi. Da allora non ci siamo più lasciati». Sul treno che li porta a festeggiare la loro seconda luna di miele Luis scrive per Carmen una poesia: La más bella historia de amor/La più bella storia d’amore.
"Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda un a stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perchè La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi"
E lei, lei la poetessa dedica all'uomo che risposerà nel 2004 a Gijón in Spagna parole di rara bellezza.
"E’ il tempo plurale
nostro,
il pretesto per parlare ancora d’amore.
E’ la sera sulla pelle
dorata di sole e anni.
E’ dolcezza che scorre ancora e non so
fino a quando nelle vene
di questo nostro piccolo mondo".
(da Latitudine dei sogni, Guanda, 2013)
La ragazza con gli occhi neri e il cileno con sangue Mapuche erano insieme anche un anno fa, il 16 aprile, quando Lucho ha chiuso gli occhi per sempre in un ospedale di Oviedo, ucciso dal virus maledetto.L'ultima promessa che si sono fatti è quella di disperdere le ceneri di Sepúlveda nell’arcipelago di Chiloé, nella Patagonia occidentale. Poi lui ha salutato Carmen e la vita con un sussurro: "Buonanotte amore".