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Dall’Umbria a Greta e Malala, l’educazione ribelle di un maestro “controvento”

Intervista a Franco Lorenzoni che partecipa al Festival della mente di Sarzana e pubblica libri con Sellerio: “Ragazze e ragazzi hanno una sensibilità ecologica accentuata anche perché la situazione è drammatica. Nella casa-laboratorio di Cenci facciamo cose che a scuola non si possono fare”. Un’esperienza nella natura

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
Bambine e bambini in attività alla Casa-laboratorio di Cenci presso Amelia in Umbria. Fonte Franco Lorenzoni
Bambine e bambini in attività alla Casa-laboratorio di Cenci presso Amelia in Umbria. Fonte Franco Lorenzoni

Educare bambine e bambini, i giovani, alla natura e all'ascolto attraverso esperienze poco convenzionali e una educazione ribelle di cui probabilmente noi adulti abbiamo ancora più bisogno. Noi che “stiamo consegnando un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato, l’emergenza climatica è sempre più evidente anche in Italia a dispetto di chi la nega” mentre, per un vivere più giusto e per proteggere un pianeta martoriato dal nostro sistema produttivo almeno possiamo guardare a esempi incoraggianti di giovani attiviste come la pachistana Malala Yousafzai e la svedese Greta Thunberg.

Sono alcune delle tracce che lascia in questa conversazione Franco Lorenzoni, figura innovativa di maestro di scuola, scrittore, animatore con altri e coordinatore di una Casa-laboratorio a Cenci nella campagna umbra vicino ad Amelia dove vive: è un centro che delinea modelli dello stare insieme, del rapporto con il mondo naturale e dell’insegnamento che traduce in atti e fatti un pensiero pedagogico e sociale profondo. Per riprendere un suo titolo potremmo descrivere il suo un approccio “ribelle”.  

Lorenzoni parla in questa intervista perché venerdì primo settembre alle 18.30 interviene al Teatro degli impavidi nel ventesimo “Festival della mente” di Sarzana, borgo nella Lunigiana in provincia di La Spezia che con merito accoglie questa manifestazione diretta da Benedetta Marietti: una rassegna aperta a confronti e idee davvero ad ampio raggio e diventata un modello per altri festival. Il maestro incontra il pubblico sulla scia del suo ultimo libro uscito quest’anno, “Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli” (368 pagine, 16 euro, terzo capitolo di una trilogia edita tutta da Sellerio e composta da “I bambini pensano grande” del 2014 e “I bambini ci guardano” del 2019).
In fondo al testo trovate i link ai siti.

Lorenzoni, partiamo dalla Casa-laboratorio di Cenci: cos’è?
Cenci è un casale in campagna in una valle isolata ad Amelia in Umbria che altri e io abbiamo cominciato a ristrutturare nell’80 e in cui un gruppo di insegnanti del movimento Cooperazione ed educazione cooperativa ha deciso fare un luogo di sperimentazione.

In sintesi, cosa fate?
Organizziamo campi-scuola per tutte le età dall’infanzia ai master universitari, soprattutto della scuola primaria e di primo grado, le medie. La nostra ricerca parte da una valorizzazione dei sensi, del corpo, della relazione tra corpo e cosmo: siamo immersi nella natura. Quando fondammo il Centro dicemmo che era un luogo dove fare le cose che a scuola non si possono fare come osservare il cielo notturno, inoltrarsi nel bosco, accendere un fuoco intorno al quale narrare racconti, fare qualcosa che ha a che vedere con la relazione più antica dell’essere umano per riscoprire una fraternità con gli elementi naturali.

L’esigenza di trovare un contatto diretto con la natura è ancora più necessaria e urgente oggi?
Bambine e bambini sono così tanto impegnati con il mondo tecnologico che per loro scoprire l’acqua, la terra, il cielo è importantissimo affinché un rapporto vivo, vivace, all’aperto, con spazi naturali, sia molto formativo.  

Il maestro Franco Lorenzoni

Il mutamento climatico provocato dall’uomo ormai è un fatto acclarato nonostante chi di impegna a negarlo. Dobbiamo sperare nei giovani per salvare pianeta?
Da adulti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Purtroppo stiamo consegnando un mondo peggiore di quello che abbiamo trovato. Dobbiamo farci un esame di coscienza. Sicuramente ragazze e ragazzi hanno una sensibilità ecologica accentuata anche perché la situazione è drammatica. Nel mio ultimo libro “Educare controvento” gli ultimi capitoli sono dedicati a Malala Yousafzai e di Greta Thunberg, due ragazze giovanissime che si sono ribellate in modo molto netto: l’attivista e blogger pachistana si è ribellata a una delle peggiori ingiustizie sulla terra, quella di impedire alle ragazze di studiare, l’attivista svedese si è ribellata a un mondo che fa poco o nulla per salvaguardare gli equilibri dell’ambiente. Il che è molto grave perché compromette la sopravvivenza di intere popolazioni: anche in Italia vediamo l’emergenza climatica sempre più evidente a dispetto di chi la nega.

Come intende allora il vostro lavoro?
Il nostro lavoro è più profondo: cerchiamo di creare le condizioni perché ci si accorga che senza piante, animali, aria pulita, non si sopravvive e pensiamo che questo non si può fare solo con le parole, ma anche con il corpo.

Bisogna trovare un altro modo di insegnare? 
Per quarant’anni ho fatto l’insegnante nella scuola pubblica e per me la scuola più importante è nella qualità dell’ascolto di bambini e bambini: hanno tantissime cose da dire e da dare, noi adulti nella scuola siamo oppressi dall’idea che dobbiamo insegnare tantissimo ma l’insegnamento funziona se c’è il dialogo, se si prende sul serio l’opinione dei bambini, cosa pensano, e per far questo bisogna darsi tempo e lavorare sulla qualità dell’ascolto. La chiamavamo pedagogia dell’ascolto: qualsiasi dialogo funziona se uno sa fare un passo indietro. La reciprocità è fondamentale nell’educazione, è come fare un passo indietro e uno avanti, come una sorta di danza, dando spazio al ragionare dei bambini, pensare e poi fare un passo avanti, portando anche il nostro sapere. Se non c’è questa reciprocità difficilmente l’educazione diventa attiva. Mi preoccupa quando nella scuola i ragazzi sono sempre passivi, subiscono qualcosa deciso da altri e non diventano protagonisti della loro crescita e della loro voglia di indagare il mondo. Questo comporta la responsabilità di continuare a ricercare: per un giovane la cosa migliore è incontrare adulti curiosi che si mettono in discussione, è importantissimo, è un segno: incontrare adulti pigri che fanno gli impiegati del mestiere di insegnare fa male ed è uno dei motivi dell’abbandono scolastico in Italia, siamo tra i primi Paesi con studenti che smettono di studiare. Perché l’abbandono scolastico è un dramma. E non ci sono non solo quelli che smettono, c’è anche l’abbandono implicito quando non importa più niente. L’Italia è un paese tra i più ricchi eppure ha tra i numeri più bassi in Europa di studenti all’università: è una vergogna e in più fa molto male a sviluppo al Paese.

Nei suoi testi lei cita frequentemente pensatori come Piero Calamandrei o padre Ernesto Balducci: la sua pratica e il suo pensiero si basano su una educazione al confronto con gli altri?
imparare a dialogare insieme e confrontarsi è come il pane quotidiano, è fondamentale per una società che sa riflettere su sé stessa e in questo momento gli esempi così non sono tanti.
Calamandrei diceva che la scuola dovrebbe essere incubatrice di vocazione. Mi piace molto la parola “incubatrice”, è un artefatto umano per sopperire quando la natura non ce la fa. La vocazione è qualcosa di molto fragile e la scuola dovrebbe essere il luogo dove i ragazzi capiscono quali sono loro qualità altrimenti la scuola viene vissuta come estranea e non c’è cosa peggiore che vivere la scuola come luogo estraneo: porta a quelle statistiche molto negative, è un impoverimento culturale per di più in un Paese in cui la cultura è tutto, dove ogni angolo ci parla di cultura.  

Clicca qui per la Casa-laboratorio di Cenci in Umbria

Clicca qui per il Festival della mente di Sarzana dall'1 al 3 settembre

Clicca qui per la scheda del Festival della mente su Franco Lorenzoni

Clicca qui la scheda della casa editrice Sellerio sul libro “Controvento”

 

 

Stefano Milianidi Stefano Miliani   
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