Erri De Luca: “Enea era un migrante, oggi le destre estreme negano gli approdi alle nostre coste”. Foto
Intervista allo scrittore che, con il libro “L’ultimo viaggio di Sinbad”, ha ispirato l’omonima opera di Silvia Colasanti al debutto a Roma: “Siamo cinici ma anche pescatori che salvano vite. Papa Francesco ha fatto il suo primo viaggio a Lampedusa”

Cutro, Lampedusa, tra le onde del mare, quanti cimiteri d’acqua … Nel Mediterraneo sono annegate decine di migliaia di persone, migranti di cui non sappiamo il nome e neppure conosciamo il numero vero. “Da noi i governi incitano all’omissione di soccorso, praticando anche respingimenti illegali, misure squallide quanto inefficaci”, dice in questa intervista a Tiscali Cultura Erri De Luca.
Il 74enne scrittore e poeta nel 2003 aveva pubblicato per Einaudi il testo teatrale “L’ultimo viaggio di Sinbad”, al momento esaurito su carta e disponibile in ebook, su un capitano che trasporta donne, uomini e bambini verso la meta sognata, verso le coste italiane, europee, verso un’altra vita lontano da guerre, torture, povertà estrema. Sul dramma scritto dall’autore napoletano il Teatro dell’Opera di Roma ha, con intelligenza e coraggio, commissionato una nuova opera sulla migrazione a Silvia Colasanti, romana capace di comporre pagine struggenti, di forte intensità, come un suo “Minotauro” rappresentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Fabrizio Sinisi ha composto il libretto ispirandosi liberamente a testi di De Luca.
Con la regia di Luca Micheletti, Enrico Pagano sul podio e Roberto Frontali nel ruolo protagonista del capitano Sinbad, lo spettacolo va in scena dal 16 al 23 ottobre (come avviene nella lirica, non tutti i giorni) in collaborazione con RomaEuropa Festival. Si tratta del primo capitolo di un più che lodevole progetto triennale dedicato alla musica di tre compositrici di oggi: le altre saranno la finlandese Kaija Saariaho scomparsa l’anno scorso e Lucia Ronchetti.
L’opera si dà al Teatro Nazionale (in via del Viminale, non è il teatro grande); qui, lunedì 14 alle 18, Silvia Colasanti, De Luca, Micheletti e Sinisi incontrano il giornalista Paolo Pagliaro in un appuntamento aperto a tutti.
De Luca, nelle storie delle “Mille e una notte” Sinbad è un marinaio che ne ha passate di tutti i colori. Nel suo testo teatrale “Sinbad, all’ultimo viaggio”, è un capitano che pare un cinico scafista ma non è solo questo: chi è per lei il personaggio?
Sindbad è la civiltà del mare: aperta, mercantile, portatrice di semenze in cerca di approdi. Le rotte del Mediterraneo hanno portato i fondatori di nuove città, Napoli tra queste, astronomi, geometri, filosofi, architetti. Via mare sono arrivati poemi, il teatro, il monoteismo e però anche le epidemie, le scorrerie dei pirati Saraceni. Sindbad concentra la storia della navigazione.
Da Enea che approda sulle coste italiane ed è un migrante a Sinbad il marinaio protagonista della leggenda araba, cosa ci raccontano o suggeriscono oggi i miti?
Sono miti affidati alla letteratura che con Omero trasforma i lutti della città di Troia in epica, con Virgilio eleva a monumento la sopravvivenza di profughi, di naufraghi in cerca di scampo su zattere e battelli.

Come interpreta il fatto che per tanti italiani (non per tutti), e per questo governo di destra in testa, sia legittimo e anzi giusto ostacolare le organizzazioni che salvano persone in mare concedendo l’approdo alle navi solo in porti lontani e/o sanzionandole?
Da noi i governi incitano all’omissione di soccorso, all’ intralcio, praticando anche respingimenti illegali. Sono misure squallide quanto inefficaci, perché i flussi migratori hanno ragioni più forti di quelle di chi vuole respingere.
In Europa le destre estreme, perfino con tendenze filonaziste, proliferano proprio sul proposito di non accogliere migranti, di cacciare chi ha avuto origini in Africa o Asia o in paesi europei più poveri. Un ministro italiano ha usato l’espressione “pulizia etnica”. Assistiamo a rigurgiti razzisti verso chi non è abbastanza bianco o ricco?
Sono politiche di speculazione sulle paure e rendono più debole la comunità italiana. Chi ha paura vive male e con rancore la propria vita. Il verbo delle destre è respingere, coinvolgendo in questo anche le mani sinistre. Ma respingere affatica le braccia in una posizione difensiva, senza ottenere benefici dallo sforzo.
Nella sua raccolta del 2002 pubblicata da Einaudi “Opera sull’acqua e altre poesie” aveva scritto questa poesia: “Nei canali di Otranto e Sicilia / migratori senz’ali, contadini di Africa e di oriente / affogano nel cavo delle onde. / Un viaggio su dieci s’impiglia nel fondo, / il pacco dei semi si sparge nel solco / scavato dall’ancora e non dall’aratro. / La terraferma Italia è terrachiusa. / Li lasciamo annegare per negare”. Siamo cinici, indifferenti, egoisti?
Siamo questo, poi siamo anche i pescatori di Lampedusa, salvatori di vite sul punto di annegare, sapendo di essere per questo perseguiti a norma di legge ingiusta.
L’Italia è un paese che si proclama a maggioranza cristiana. A suo parere, il messaggio cristiano di accoglienza verso il povero o chi ha bisogno viene ascoltato da tutte e tutti i cristiani o viene ignorato?
Il Cristianesimo è lo statuto della persona ideale in una società di uguali. Il Cristianesimo indica perciò il traguardo verso cui tendere, non il punto di partenza. Da qui le contraddizioni che il papato in corso cerca di correggere. Francesco appena eletto fa il suo primo viaggio a Lampedusa.
Silvia Colasanti ha composto opere musicalmente affascinanti come “Proserpine”, struggenti, avvolgenti, intrise di dolore e sgomento come il “Minotauro”: cosa si aspetta possa dare la musica della compositrice al racconto sui migranti?
La musica eleva a potenza le parole di una scrittura nata senza di lei, senza l’idea di uno spartito a fianco. La sua potenza è trasformare in orchestra, in coro il racconto dell’esperienza umana.
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