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L'hotel ricavato in un Maggiolino e il museo in una cabina telefonica: la rivincita delle piccole cose. Le foto incredibili

Come vivere, lavorare, fare cultura e divertirsi tra spazi e oggetti in miniatura: una nuova e affascinante filosofia di vita che ha contagiato il mondo

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Il più piccolo museo del mondo è in una cabina telefonica: a fare da guardia c'è una Barbie
Il più piccolo museo del mondo è in una cabina telefonica: a fare da guardia c'è una Barbie

Dimenticate la magniloquenza, l'esagerazione, il gigantismo. Del troppo abbiamo abusato a dismisura, ora è il tempo di restringere, diminuire, farsi bastare il necessario. Luciana Littizzetto le chiama Picicì (Piccole Cose Certe) mentre l'unica cosa che continua ad allargarsi è la platea degli estimatori del mantra: "less is more" (meno è di più), una locuzione inventata da Ludwig Mies van der Rohe, geniale architetto tedesco, che utilizzò questo principio come fondamento della filosofia dell'essenziale. Sottrarre dunque, e non aggiungere.

Francesca Rigotti, docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana, al tema ha dedicato un saggio, si intitola "La filosofia delle piccole cose" dove elogia proprio il minimalismo come stile di vita. In un'intervista al magazine "Voglio vivere così", Rigotti spiega che è ora di dire basta alle "grandi opere, grandi dighe, grandi ponti, grandi uomini (!), grandi torri, torri ancora più grandi, grandi guerre, grandi errori, e ancor più grandi orrori. Che incubo, che megalomania". E' un'esigenza ecologica di risparmio, di ordine, di pulizia. Spesso una necessità economica visto che gli spazi, per esempio quelli dell'abitare, si riducono sempre di più al pari dei nostri stipendi. E allora che fare? Usare la testa, la creatività, restituire valore al "piccolo che è bello".
Benvenuti allora in questo nuovo territorio lillipuziano dove convivono idee geniali, sfide, e una certa audacia per vivere o lavorare in pochi, (a volte) pochissimi metri quadri. Come realizzare, per esempio, un albergo nel deserto della Giordania senza avere un centesimo in tasca? Ci è riuscito nel 2011 Mohamed al Malahim che ha trasformato la sua auto, un Maggiolino Volkswagen Beetle, in un rifugio per due. Si chiama Hotel On Wheels e, a parte il bagno, non manca quasi nulla: c'è il letto che occupa tutto lo spazio dell'abitacolo, ma anche una tv e una connessione Internet. La colazione, fatta di caffè turco e tè al cardamomo, è disponibile sul tappeto all'esterno della vettura che è a soli 30 km da Petra, la Città Rosa. Si può prenotare su Airbnb per 60 euro a notte.
Lasciando la Giordania per la Gran Bretagna è interessante, perfino educativo, assistere al geniale riciclaggio delle cabine telefoniche, rigorosamente rosse. Ne rimangono quasi 21mila in UK, molte sono state convertite in minuscole biblioteche, altre in ricovero per defibrillatori, altre ancora in rifugio momentaneo per chi non ha un tetto. Spazi che salvano vite a differenza di imponenti, irragiungibili palazzi. Vennero disegnate agli inizi del Novecento da Sir Giles Gilbert Scott, si chiamavano KIOSK2 (le KIOSK1, a righe rosse e bianche non ebbero grande successo). E non solo resistono, ma sono diventate luoghi di culto. Il più piccolo museo del mondo si trova in un villaggio dello Yorkshire proprio dentro un red telephone box. E' il Warley Museum, dove le pareti della struttura sono coperte di foto che raccontano la storia del paesetto. Si entra uno alla volta, e inutile a dirsi, c'è sempre la fila.
A Londra, invece, la cabina è diventata una minuscolo pub all'italiana: Pinkadella. Si trova nel quartiere di Hampstead Heath, 40 Rosslyn Hill. L'ha aperto nel gennaio 2022 un ragazzo di Roma, Gabriele Contenta. Nel box super attrezzato prepara focacce con la mortadella che gli arriva ogni settimana da Bologna, ma volendo anche pizzette vegetariane. Non mancano le bombe al cioccolato, il caffè espresso e per poco più di 7 sterline (circa 10 euro) si mangia bene e in allegria.
Chi pensa che "piccolo" sia cheap non ha mai visitato il cocktail bar più piccino d'Italia, forse del mondo. Uno spazio d'elite dove si deve prenotare, e sperare di essere ammessi. E' il Backdoor 43 in via di Porta Ticinese a Milano. Quattro metri quadrati di superficie, quattro coperti e oltre 200 etichette di whisky. Si ordina, si aspetta, finché una mano esperta da un apposito pertugio serve il bicchiere con il "nettare" ordinato. L'unica cosa grande è la toilette dove il (virile) pubblico può trovare gli accessori per farsi la barba e perfino qualche profumo per rinfrescarsi.


Intanto il Guinness dei Primati ora non riguarda più la pizza più lunga o il panino più gigantesco, al contrario: la gara è tradotta nei territorio del miniaturizzato. Da cubo di Rubick al quadro minuscolo, è una sfida senza esclusione di colpi. Ad aggiudicarsi il titolo del film più breve dovrebbe essere l'opera del regista Anton Corbijn, autore di “Control” e “The American”. La pellicola che, grazie alla tecnica della stampa lenticolare riproduce 30 fotogrammi sul formato di un normale francobollo, dura solo un secondo è stata realizzata per le poste olandesi e interpretato dall’attrice Carice van Houten. C'è invece una durissima disputa sul libro più piccolo: l'Italia fa il tifo per il centimetro della “Lettera di Galileo a Maria Cristina di Lorena”, stampato a Padova dalla Stamperia Selmin nel 1897 ma è una battaglia con testi visibili solo con la lente d'ingrandimento e realizzati in tempi successivi in America, in Germania, in Francia, in Gran Bretagna.
E la casa più piccolina? Anche in questo caso c'è bagarre tra pretedenti nel mondo. Allora restringiamo il campo. Non solo è mini, ma è tra le più invivibili, anzi inabitabile. Si trova a Petralia Sottana in provincia di Palermo. Ha un balcone, un portone, qualche finestra ma di fatto è impossibile viverci. La chiamano la casa "du currivu", vuol dire del dispetto. Pare alla base di questa assurda costruzione ci sia stata una lite, feroce, tra vicini, forse parenti. L'uno chiedeva all'altro di poter ampliare la propria abitazione con un piano in più, l'altro glielo negò per non perdere i privilegi della visuale. Da qui la faida. Un articolo di Palermoviva.it spiega l'arcano: "Calcolando la distanza minima tra casa del vicino e il lato opposto della sua, il proprietario si accorse che lo spazio rimanente non era sufficiente per costruire un ambiente abitabile, tuttavia bastava ad ostruire inutilmente la preziosa vista che aveva causato la lite. Non contento, nel nuovo piano, largo appena 100 centimetri, fu costruito un bel balcone panoramico, mentre la facciata interna, quella che il vicino avrebbe visto dalla finestra, fu funestamente dipinta di nero. Uno sfregio nello sfregio". Ad ammirare la casetta del dispetto arrivano, ogni anno, centinaia di visitatori da tutto il mondo. Peccato non si possa entrare. Il proprietario la lascia chiusa e impraticabile, come un moloch caduto sulla terra con tutto il suo carico di perfida provocazione.

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
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