Tiscali.it
SEGUICI

Caccia al tesoro in fondo al mare: così i moderni pirati diventano ricchissimi depredando i galeoni naufragati

L'ultimo ritrovamento (legale) al largo delle Bahamas: smeraldi, ori e monete di una nave del 1600. Ma ci sono vere e proprie compagnie che studiano le antiche mappe e spogliano le imbarcazioni affondate

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
Caccia al tesoro in fondo al mare: così i moderni pirati diventano ricchissimi depredando i galeoni...

Una montagna d'oro e di pietre preziose, perfino un ciondolo raro e antichissimo: la Croce di San Giacomo Santiago su un grande smeraldo ovale incorniciato da una dozzina di gemme verdi forse a simboleggiare i 12 apostoli. Di questo ed altro ancora  si compone l'ultimo tesoro trovato in fondo al mare, parte del pregevolissimo e ricco carico di Nuestra Señora de las Maravillas (Nostra Signora delle Meraviglie), un galeone spagnolo affondato al largo delle Bahamas nel 1656. Per secoli cacciatori di reperti, subacquei senza scrupoli ma perfino archeologi e studiosi hanno setacciato quell'ampio lembo d'acqua, infestato dagli squali, pur di trovare una traccia del sontuoso bagaglio della nave. Il naufragio della Maravillas, d'altra parte, era ed è cosa nota, riportata sui libri nautici e su quelli di storia.

L'imbarcazione stava tornando in Spagna dall'Avana con tesori recuperati nelle Americhe non sempre in modo legale. All'incirca alla mezzanotte del 4 gennaio 1656 affondò a causa di un errore di navigazione. Delle 650 persone a bordo si salvarono solo in 45. Per tutto questo lunghissimo tempo il mare ha custodito un capitale milionario  nei suoi fondali. Finché la flotta di Allen Exploration, che si occupa di verificare lo stato di salute delle acque caraibiche e della barriera corallina, ha intercettato parti del relitto. Da lì sono partite le ricerche sempre più approfondite fino alla scoperta. Tutto il materiale recuperato ora finirà in un apposito spazio espositivo, il Bahamas Maritime Museum , che aprirà l'8 agosto a Freeport. Una storia che sarebbe piaciuta a Robert Louis Stevenson, autore dell'Isola del Tesoro, o al Julius Verne di Ventimila leghe sotto ai mari, ma anche al capitano Jack Sparrow, ovvero Johnny Depp, protagonista della saga de Il Pirata dei Caraibi.


Fatto sta, che cinema e letteratura a parte, la caccia al tesoro è una pratica molto più diffusa di quello che si pensi. Domenico Affinito sul Corriere scrive: "secondo una stima dell’Unesco sarebbero circa 3 milioni i relitti di navi nei mari del mondo, molte affondante con i loro «patrimoni». Per difendere questi gioielli dell’archeologia dai predatori è stata varata nel 2001 la convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, firmata da 64 nazioni, tra queste non compaiono Stati Uniti e Gran Bretagna".

Solo tra i relitti di Nuestra Señora de la Mercedes, Nuestra Señora de Atocha, del galeone pirata Whydah e della SS Gairsoppa sono stati trafugati beni per oltre un miliardo e mezzo di dollari tra monete, gioielli, armi, manufatti, porcellane e incredibili monili. Perché se è vero che il saccheggio in mare è vietato, le leggi in materia sono così farraginose e complesse da permettere frodi, contrabbando e ruberie. Se infatti l'imbarcazione naufragata con il suo carico si trova entro le 200 miglia dalla costa il "bottino" spetta al Paese che ne vanta la giurisdizione, se invece il recupero avviene in acque internazionali il tesoro è di fatto di chi lo trova.

Emblematico il caso proprio di Nuestra Señora de Atocha, il galeone più famoso della flotta spagnola, naufragato nel 1622 al largo delle Isole Keys in Florida. Fu un avventuriero dell'Indiana, Mel Fisher, a mettersi sulle tracce della nave colata a picco dopo una tempesta. Fisher era un allevatore di polli: mise in vendita la sua piccola azienda di campagna per costruirsi un'altra vita in California e aprire un negozio di attrezzature per sub. Per 16 anni e mezzo, a partire da 1969, impiegò ogni dollaro per la sua privata missione. Con la moglie Dolores, i quattro figli e uno sparuto gruppo di "hunters" iniziò le ricerche fino a individuare il 20 luglio del 1985 il relitto nel Golfo della Florida, più precisamente in un'area detta "Bank of Spain", una striscia di sabbia a soli sette metri di profondità.

Il tesoro - soprannominato "The Atocha Motherlode - venne stimato in 450 milioni di dollari: oltre 40 tonnellate di oro e argento, 114.000 monete spagnole, smeraldi, gioielli e ben mille lingotti. Dopo una lunghissima disputa legale, la Corte Suprema degli Usa confermò la titolarità di Fisher sul tesoro recuperato, imponendogli però di donare il 20% dei manufatti allo Stato della Florida.

Mel Fisher, l'uomo che si è impadronito del tesoro dell'Atocha

Sull'onda del successo di Fisher sono nate vere e proprie compagnie di ricercatori, la più nota è senza dubbio Odyssey Marine Exploration che studia i giacimenti nei fondali marini, ma non disdegna la ricerca archeologica e anche, se capita, il recupero dei bottini custoditi negli abissi. Come nel 2007 quando il team dà vita a un'operazione segreta denominata The Black Swan Project che frutterà la bellezza di 500 milioni di dollari tra oro, argento e 17 tonnellate di monete, un carico prezioso portato di nascosto a Gibilterra. Il tesoro sembra appartenere alla fregata spagnola Nuestra Señora de las Mercedes affondata al largo del Portogallo nel 1804. Fatto sta che ne è seguita una durissima battaglia nei tribunali americani: il governo spagnolo ha citato in giudizio la compagnia che ha dovuto restituire quanto recuperato e pagare una salatissima multa. Il 27 febbraio 2012 il tesoro è stato riportato in Spagna dove i pezzi  del naufragio sono ora esposti nei principali musei. Questa vicenda è diventata non solo un graphic novel pubblicato a giugno di quest'anno - The Treasure of Black Swan Project scritto da Pablo Roca e Guillermo Corral - ma anche una miniserie tv andata in onda pure in Italia, sulla Rai, con il titolo "La Fortuna".

E intanto il Ministero della Cultura spagnolo ha redatto la lista completa delle sue navi scomparse nei mari americani nell'era coloniale: 681 navi naufragate nel periodo che va dalla scoperta di Cristoforo Colombo, nel 1492, fino al 1898. E' la più grande mappa del tesoro mai redatta. Ma come insegna Jack Sparrow dietro ogni furto d'oro si nasconde una maledizione. Meglio limitarsi a guardare il mare, ad ascoltarne la voce, senza depredarlo.

Daniela Amentadi Daniela Amenta   
I più recenti
Il controverso mito di Messalina è rimasto nella storia (Foto da AI)
Il controverso mito di Messalina è rimasto nella storia (Foto da AI)
Giacomo Casanova (Foto Ansa da Casanova Opera Pop)
Giacomo Casanova (Foto Ansa da Casanova Opera Pop)
Le Rubriche

Daniela Amenta

Sono giornalista. E ho scritto anche tre libri diversissimi tra loro: un giallo...

Fabio Marceddu

1993 - Diploma triennale come attore dell'Accademia d'arte drammatica della...

Ignazio Dessi'

Giornalista professionista, laureato in Legge, con trascorsi politico...

Cinzia Marongiu

Direttrice responsabile di Milleunadonna e di Tiscali Spettacoli, Cultura...

Stefano Miliani

Giornalista professionista dal 1991, fiorentino del 1959, si occupa di cultura e...

Francesca Mulas

Giornalista professionista, archeologa e archivista, è nata a Cagliari nel 1976...

Giacomo Pisano

Giornalista pubblicista, laureato in archeologia medievale e docente di...

Cristiano Sanna Martini

In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...

Claudia Sarritzu

Giornalista, per 10 anni anni ha scritto di politica nazionale e internazionale...

Camilla Soru

Cagliaritana, studi classici, giornalista pubblicista, ha intrapreso la carriera...

Cronache Letterarie

Ho fondato Cronache Letterarie nel 2011 con un’attenzione a tutte le forme di...