Antonio, nipote omonimo di Gramsci, vive in Russia: il passo falso su Putin e la decisione
Il nipote russo di Gramsci alla stampa italiana: “Sono un musicista, non chiedetemi della guerra”
"In questo periodo drammatico moltissimi giornalisti italiani mi bombardano con le proposte di esporre, nelle trasmissioni televisive e radio, il mio punto di vista sull’attuale conflitto russo-ucraino. La mia risposta è molto semplice: non voglio! E non voglio neanche spiegare i motivi di questa rinuncia". Antonio Gramsci, nato a Mosca nel 1967 e nipote omonimo del grande pensatore, scrittore e tra i massimi esponenti del Partito Comunista Italiano morto a soli 46 anni durante la prigionia imposta dal regime fascista, è tra i tanti nomi di artiste e artisti che la stampa italiana sta contattando per avere opinioni sull'invasione russa in Ucraina.
L'ultimo è stato Il Corriere della Sera, che due settimane fa ha pubblicato un'intervista, firmata Marco Imarisio, in cui il nipote di Nino ha rivelato di essere un "moderato sostenitore di Putin" aggiungendo che la stampa italiana "non sta capendo molto del conflitto". Il tema è stato ripreso da altri giornali, da qui le tante richieste di commenti e dichiarazioni che hanno, evidentemente, infastidito Gramsci Junior. "Non voglio parlare di guerra – ha scritto pochi giorni fa in un post su Facebook - vorrei raccontare, invece, della mia attività di musicista, delle mie ricerche sulla ritmica, del suo insegnamento alla scuola presso l’Ambasciata italiana a Mosca e, soprattutto, della mia attività nel campo della matematica divulgativa. Ho molto da dire e da dare alla gioventù italiana".
Antonio, nato da Giuliano, il figlio più piccolo di Nino e Giulia Schucht, ha dedicato molto tempo e molte energie a studiare e valorizzare le vicende dei nonni e della sua famiglia con ricerche, convegni e pubblicazioni (l'ultima è "La storia di una famiglia rivoluzionaria: Antonio Gramsci e gli Schucht tra la Russia e l'Italia" pubblicata da Editori Riuniti nel 2014) ma la sua passione, la sua vita è la musica, in particolare gli strumenti antichi. Una passione ereditata dalla famiglia della nonna, Giulia Schucht di Mosca, violinista diplomata al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma, che Nino conobbe nel 1922 quando fu inviato in Russia dal Pci italiano per rappresentare il paese all'Internazionale comunista. Anche suo padre Giuliano, il più piccolo dei due figli di Gramsci che però non conobbe mai il genitore perché nato mentre era in carcere, fu tra i primi promotori della musica antica e delle percussioni etniche in Russia. Gramsci jr ha studiato flauto dolce a Santu Lussurgiu, all'istituto musicale 'Carta Melone', e ha proseguito con altri stumenti a fiato antichi come le cornamuse e l'ocarina, mentre dal 2000 suona le percussioni. Oggi fa parte di diversi gruppi italiani e russi, tra cui Volkonsky Consort dove è flauto solista, La Spiritata, La Campanella, Alta Cappella, Al Mental, Syntagma Musicum, e dirige la scuola di percussioni etniche UniverDrums di Mosca. Tra le sue ultime attività, la ricerca sugli aspetti matematici del ritmo nella musica condotta al Conservatorio di Mosca e le pubblicazioni di matematica divulgativa, per ora solo per l'editoria russa.
A quanto pare i nonni non condividevano tra loro questa passione: "Antonio amava la musica popolare e l’operetta, ma non molto la musica classica, che invece era quella preferita da Julia - ha dichiarato il nipote qualche anno fa alla stampa - Addirittura quando lei suonava Vivaldi, lui usciva dalla stanza, e nelle lettere dal carcere non la incitava mai a fare carriera".
Se Gramsci jr ha ereditato dalla nonna l'amore per la musica, non si può dire che abbia avuto dal nonno quello per la politica attiva: "Mi definisco più anarchico che comunista", ha affermato tempo fa, aggiungendo poi che tra le varie alternative Putin è nel suo paese quella più credibile. Antonio Gramsci non ama però intervenire su questioni politiche e ha sempre preferito restare fuori anche dal dibattito italiano. Resta il grande amore per i suoi nonni, protagonisti e testimoni dei momenti più significativi e sconvolgenti del Novecento.