Cosa ha fatto per dichiarare amore agli invisibili: l’artista che corrompe il Bianconiglio di Alice
Pediatra, scrittore, attore, cantante dei Têtes De Bois, Andrea Satta è alla sua prima prova da solista con "Niente di nuovo tranne te", album che mescola Flaiano e Ciampi e fa battere forte il cuore
Andrea Satta sa usare il tempo, innanzitutto. Fa un miliardo di cose, ma per quelle importanti ferma le lancette, corrompe il Bianconiglio di Alice con il suo orologio implacabile e gli dice: siediti qui accanto a me, facciamo una pausa.
Andrea sa ascoltare. Un'arte che mette in pratica quando visita, ad esempio, perché è pediatra, pediatra di periferia. E ha il telefono sempre acceso per tutte le mille madri, molte delle quali non parlano bene l'italiano, mamme migranti di piccoli migranti che lo ringraziano raccontandogli una fiaba. Sa usare il tempo e se anche il tempo stringe se lo prende tutto e va in bicicletta, pedala Andrea Satta, oppure prende il tram che a Roma è un dinosauro che arranca con i polmoni vecchi e stanchi lungo i binari.
Medico, musicista, scrittore, attore, narratore, inventore di eventi e stralunate, magnifiche iniziative, cantante dei Têtes De de Bois, papà di Lao e Gea, marito di Timisoara, figlio di Gavino detenuto in un lager nazista e salvo per caso, grazie anche a una "fisarmonica verde", una storia che è diventata un libro per ragazzi e uno struggente spettacolo teatrale. Il tempo come un elastico di Andrea, che si prende 30 anni per celebrare il compleanno del suo amatissimo gruppo/famiglia, nove per cantare con i Renanera un pezzo del Banco del Mutuo Soccorso - Paolo Pa - e salutare il suo amico Francesco Di Giacomo, cinque per comporre i pezzi del suo primo album da solista. Che si intitola Niente di nuovo tranne te. Un disco bello, dritto, un disco d'amore, l'amore di "un marziano" catapultato nel mondo che guarda, osserva, prende appunti e infine si fa soggiogare da questa umanità deragliata e indomita, marginale. Scrittura letteraria che fa venire in mente le visioni più nitide di Flaiano, suoni che omaggiano il Ciampi più festoso, meno etilico e incattivito, un'amarezza di fondo smussata dalle vite di operai, commesse, lavoratori stanchi, poeti pazzi che collezionano punti al supermercato pur di guadagnare una cena romantica per due. Tutto il pianeta di Andrea e nostro, con il supporto di Daniele Silvestri, Giovanni Truppi, Paolo Benvegnù, scorre oltre un manubrio, e prende vita, chiede vita, chiede luoghi e case, respiri e baci, e infine nostalgie da coltivare lì dove nascono grandissimi centri commerciali che piallano anche i ricordi.
Il dottor Satta è dal dentista quando lo chiamo, ma trova il tempo necessario per rispondermi.
La canzone che apre il disco è anche il tema che attraversa Coupon-Il film della felicità di Agostino Ferrente.
Pensavamo a un videoclip, poi ci siamo allargati, abbiamo coinvolto tra gli altri Milena Vukotic, la scrittrice Maria Grazia Calandrone e Pier Luigi Bersani che interpreta molte parti: il prete, il salumaio, il rider. Grazie ad Agostino ne è venuto fuori un affresco pulsante, un cortometraggio bellissimo, presentato al Festival di Torino ma che spero presto possa girare l'Italia.
Il suo gruppo, i Têtes De Bois, l'hanno presa bene questa sua avventura da solo? Avete come trascorsi un migliaio di concerti, tre Targhe Tenco, nove album in studio.
Ma sì, certo, a parte il fatto che suonano nel disco, sanno e hanno capito che avevo bisogno di altri sguardi, altri graffi, altra tensione per tornare a casa con nuove storie da raccontare. Sono il mio adorato, insostituibile mondo.
Il suo contraltare in questo progetto è Giorgio Maria Condemi.
Un artista meraviglioso, polistrumentista, arrangiatore. Un'anima sonante.
Lei canta di tenerezze e di lavoro, di luoghi e memorie. Racconta le storie di personaggi forse intuiti con uno sguardo mentre pedala. Mi ha molto colpita questo suo brano Amore al Centro Commerciale.
Siamo circondati da questi non luoghi sempre più immensi, sempre "i più grandi d'Europa" dove tutto è posticcio, bolle inesistenti. Piante finte, fontane finte, panorami finti e quanto c'era, anche se magari brutto, cancellato a colpi di ruspe. Facciamo fatica a ritrovare la memoria. Cosa c'era in questo punto? Un albero, un cartello stradale, le rovine di una scuola? Non lo sapremo mai più perché il Centro Commerciale tende a inventare una narrazione accomodante, si trasforma in un posto falsamente accogliente tra fustini di detersivo e saldi di stivaletti. E noi abbocchiamo dietro la ricostruzione di un immaginario artefatto.
Non siamo mica per caso periferia americana, però poi Satta lei ha questa capacità di far trionfare l'amore vero, nulla di cartone o plastica.
Perché l'amore sfugge di mano, è una specie di anguilla ribelle, è la crepa nel muro, è il punto esatto dove si rompe l'asfalto e nasce una pianta. L'incontenibile.
Niente di nuovo tranne il cuore?
Sì, tranne il cuore. Tranne io, lei, noi che ci ostiniamo a far cappottare tutto. Ci riusciremo, sa?
La foto di Andrea Satta è di Simone Cecchetti.