Gladiatori per una notte, fa discutere l'accordo tra Airbnb e il Parco archeologico del Colosseo per far combattere i turisti sull'arena
Il colosso del turismo donerà un milione e mezzo di dollari per iniziative di comunicazione all'interno dell'anfiteatro. L'assessore romano alla Cultura: "Le nostre città non sono Disneyland"
Pronti a vivere un'esperienza unica dentro il Colosseo tra le rovine del grandioso monumento romano? Potrete indossare i panni dei guerrieri che qui combattevano davanti a migliaia di persone, calcare quella stessa arena dove duemila anni fa schiavi, prigionieri, atleti e bestie feroci versavano il loro sangue per allietare l'imperatore e la sua corte. Sarà un'esperienza per pochi: solo sedici persone saranno scelte tra i candidati che si prenoteranno sulla piattaforma di case vacanze Airbnb fino al 9 dicembre.
L'annuncio è on line da pochi giorni ma sta già facendo discutere con echi anche nella stampa straniera: archeologia sperimentale e immersiva o ennesimo caso di un uso improprio del nostro patrimonio culturale? Mecenatismo culturale o Disneyland sul monumento italiano più famoso al mondo?
La notizia del progetto "Parco archeologico e Airbnb insieme per raccontare il Colosseo" è stata annunciata lo scorso 13 novembre dalla società americana, fondata nel 2008 per gestire on line soggiorni messi a disposizione da privati che ha ospitato finora due miliardi di persone: "Per promuovere un turismo più consapevole – leggiamo nella nota - la piattaforma mondiale di viaggi Airbnb e il Parco archeologico del Colosseo hanno annunciato un accordo che prevede un intervento da parte di Airbnb di 1 milione e mezzo di dollari per contribuire alla realizzazione del progetto Il Colosseo si Racconta, che include il rinnovo del percorso museografico diffuso e dei temi espositivi permanenti all’interno dell’Anfiteatro".
Grazie ai rievocatori delle associazioni Ars Dimicandi e il Gruppo Storico Romano, gli ospiti potranno "immergersi nella cultura gladiatoria e cimentarsi in una rievocazione degli storici combattimenti. Per la prima volta il Colosseo tornerà così a svolgere la sua originaria funzione di edificio da spettacoli, con un salto nel tempo indietro di quasi 2000 anni, grazie anche agli allestimenti filologici sia sul piano arena sia negli ipogei".
Nel comunicato c'è il link per prenotare l'esperienza, accessibile a un massimo di sedici persone "responsabili del proprio viaggio da e per Roma", attivo dalle 14 del 27 novembre alle 21 del 9 dicembre; la 'notte dei gladiatori' si svolgerà il 7 e 8 maggio 2025.
L'accordo tra il colosso del turismo e il Parco archeologico del Colosseo, istituto statale dotato di autonomia che gestisce parte del patrimonio culturale della Capitale, non è piaciuto alle istituzioni comunali: "La notizia di uno spettacolo gladiatorio all'interno del Colosseo ci lascia quantomeno perplessi – commenta l'assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, che ha chiesto un incontro con i vertici italiani di Airbnb - Non possiamo trasformare uno dei monumenti più importanti al mondo in un parco a tema. Per questo ho deciso di scrivere al Ceo di Airbnb e chiedere di confermare lo stanziamento alla Soprintendenza, rinunciando allo spettacolo turisti-gladiatori. Con un gesto di questo tipo la piattaforma si accrediterebbe sempre di più come amica di Roma tutelandone il patrimonio artistico unico al mondo senza trasformarlo in un parco giochi". E aggiunge "Le nostra città rischiano di diventare delle Disneyland per ricchi, rischiando di perdere la loro identità. Il Colosseo è simbolo della storia millenaria di Roma, la sua immagine non deve essere svilita agli occhi del mondo".
L'uso privato di un monumento pubblico non è una novità, tra i casi più recenti e criticati l'evento di Madonna a Pompei (ne abbiamo parlato qui): lo scorso agosto la cantante americana aveva utilizzato in esclusiva il Teatro Grand, per una cena riservata a trenta invitati in cambio di una donazione di 250 mila euro a una associazione culturale. Si tratta di iniziative consentite dalla legge italiana sui beni culturali, che però troppo spesso diviene strumento per concedere scenografie a pochi che possono pagare spogliando il nostro patrimonio del suo valore pubblico e accessibile a tutti e tutte.