Macabro, gotico, fantasy: in una parola Tim Burton. La mostra straordinaria
Nulla della sua produzione era infatti paragonabile alle pellicole in circolazione e i personaggi scaturiti dal suo genio creativo erano lontani anni luce dalle graziosità che il cinema proponeva. A Torino una mostra sul grande regista

Quando la fantasia di Tim Burton, regista statunitense sessantacinquenne, invase il grande schermo il mondo dovette prendere atto del suo incredibile talento. Nulla della sua produzione era infatti paragonabile alle pellicole in circolazione e i personaggi scaturiti dal suo genio creativo erano lontani anni luce dalle graziosità che il cinema proponeva.
Già dai suoi esordi con la Disney Tim lamentava una certa insofferenza nel dover disegnare cose che non appartenevano minimamente alla sua visione, molto più interessata al macabro, al gotico e al fantasy. Il suo primo film “Beetlejuice” è del 1988 e contiene già tutti gli ingredienti che lo renderanno famoso e amato in tutto il mondo. Non è solo uno stile cinematografico e narrativo a caratterizzarlo, né la scelta di attori molto particolari, né la musica, affidata al grande compositore Danny Elfman, che sarà coinvolto in quasi tutti i suoi film. Tim Burton opera uno stravolgimento nelle trame, nei dialoghi e nella scelta di protagonisti inusuali, un po’ spaventosi e oscuri in grado di capovolgere ogni luogo comune e portare l’attenzione sugli ultimi, sugli emarginati, sui diversi, in modo divertente e ironico. È con “Edward mani di forbice”, nel 1990, che questo concetto appare chiaro come il sole che fa così di rado capolino nei suoi film. Il protagonista è il diverso per eccellenza, con un look dark e una disabilità che si rivela invece una grande abilità e opportunità di far riconoscere il proprio valore.

Questa attenzione per le differenze ricorrerà in tutta la sua carriera: da “La sposa cadavere” a “Nightmare before Christmas”, passando per il commovente “Big fish” fino allo scanzonato, seppure nero, “Sweeny Todd”. Anche senza scomodare i suoi più recenti traguardi, come la serie Netflix “Mercoledì” (la seconda serie in lingua inglese più vista al mondo), il successo è mondiale. Addirittura il suo stile diventa genere chiamato “Burtonesque”, parola che è in grado di raccontare l’estro e la versatilità artistica di Tim, capace di passare dal disegno alla scultura, dalla fotografia agli effetti speciali. Nel suo enorme bagaglio culturale echi di Edgar Allan Poe, Charles Addams, Edward Gorey e tanti altri che hanno ispirato la sua opera con scritti, fumetti, sceneggiature.
La mostra a Torino
Il capoluogo piemontese dedica al grande maestro una mostra personale dal titolo semplice e significativo: “Il mondo di Tim Burton”, in programma dall’11 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 alla Mole Antonelliana, curata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. L’esposizione è organizzata in dieci sezioni tematiche, con oltre 500 opere d'arte originali, rarità mai esposte che comprendono bozzetti, dipinti, fotografie e ancora sculture, pupazzi e installazioni a grandezza naturale, per un’immersione totale nell’universo nero e divertente di una delle menti più geniali in circolazione. In occasione di questo grande evento il regista sarà coinvolto in una masterclass e verrà premiato con la ‘Stella della Mole’.
Il non convenzionale, l’assurdo, il pauroso sono i terreni d’indagine di un pensatore unico nel suo genere. Una rivoluzione su pellicola, la sua, gentile ma determinata, capace di raccontare la stravaganza con delicatezza ed equilibrio, con il grande pregio di divertire ed educare attraverso scelte coraggiose che ci spingono alla riflessione.