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Storia del Tesoro di Melsonby, la straordinaria scoperta fatta col metal detector. Cos'hanno trovato

Individuato da Peter Heads e segnalato al al British Museum fu portato alla luce nel 2022 dagli archeologi dell’Università di Durham. I pezzi trovati non avevano solo una funzionalità, ma fungevano anche da simboli di ricchezza e status. Si discute sulla funzione rituale di alcuni di essi.

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   

Una delle più straordinarie scoperte archeologiche recenti fatte in Gran Bretagna, e riguardanti l’Età del ferro, è senza dubbio quella del Tesoro di Melsonby. Un ritrovamento, fatto più precisamente nel North Yorkshire, che ha consentito di comprendere com’era la vita nel Regno Unito intorno a 2mila anni fa. Si tratta di circa 800 preziosi reperti portati alla luce dal metal detector di Peter Heads nel dicembre del 2021 nei dintorni di Melsonby. Prontamente segnalati al British Museum di Londra, i reperti furono recuperati da un gruppo di archeologi dell’Università di Durham con la consulenza del museo.

Una "capsula del tempo"

Il ritrovamento ha fornito una visione unica delle dinamiche sociali e culturali della società del ferro. Non per niente gli esperti parlano di una vera e propria “capsula del tempo archeologica” che, in effetti, ha rivelato una moltitudine di informazioni determinanti sul periodo interessato.

Ma di cosa parliamo? Il Tesoro è composto da numerosissimi finimenti per cavalli e parti di carri. Ci sono poi tre lance cerimoniali e un calderone con coperchio, forse utilizzato per mescolare il vino. Alcuni dei pezzi hanno elaborate decorazioni, mentre altri risultano deliberatamente accartocciati, rotti o bruciati, probabilmente a seguito di un rituale votivo.

E’ il più grande deposito di finimenti per cavalli e parti di veicoli scavato in Gran Bretagna”, afferma con una certa enfasi la dottoressa Sophia Adams, curatrice del British Museum, sottolineando l’importanza del Tesoro. Anche gli altri oggetti recuperati, come le lance cerimoniali e i vasi decorati, di grande qualità, mettono in risalto la raffinatezza della società che li ha prodotti.

Una delle maschere che decorano la spalla del calderone trovato (Durham University)

Simboli di ricchezza e status

Ad aver destato la maggior attenzione tra gli archeologi sono stati i resti dei sette carri a quattro ruote e due ruote, cosa che denota la presenza di una classe d'élite nella Gran Bretagna dell'età del ferro. Molti di questi carri presentano complessi disegni nelle imbracature, e sono adornati con corallo mediterraneo e vetro colorato. Ciò significa che non avevano solo pura funzionalità, ma fungevano anche da simboli di ricchezza e status.

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Le discussioni in atto

La ricerca sulle testimonianze ancora celate dal Tesoro di Melsonby è tuttora in corso. Così come è attivo il dibattito accademico su taluni aspetti. Molti oggetti, per esempio, sono stati trovati rotti o bruciati intenzionalmente, constatazione che ha fatto nascere varie interpretazioni. Si è trattato di un atto rituale, cosa che solleverebbe parecchi interrogativi sulle credenze delle comunità dell’Età del ferro? Oppure si è trattato di una semplice dimostrazione di potere, di un rito funerario o di un’offerta alle divinità? Dare una risposta certa è impossibile allo stato delle cose, anche perché non sono stati rinvenuti nel sito resti umani da analizzare, rendendo necessario un approfondimento su taluni aspetti sociali e spirituali dell’epoca.

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Un altro argomento di discussione riguarda poi i collegamenti tra Gran Bretagna ed Europa continentale antecedenti alla conquista romana. Alcuni reperti del Tesoro presentano, infatti, notevoli somiglianze con oggetti scoperti in precedenza sul suolo britannico. Altri mostrano chiare influenze europee, tanto da far pensare a notevoli reti commerciali e scambi culturali esistenti due millenni fa.

Messe in crisi certe narrazioni

Attualmente il Tesoro di Melsonby si trova alla Durham University, dove è ancora in fase di catalogazione. Intanto lo Yorkshire Museum ha lanciato una campagna di raccolta fondi per garantire che questa inestimabile collezione rimanga nel Regno Unito. Si tratta di una collezione molto importante, che illustra la cultura materiale dell’epoca ma mette in crisi anche le narrazioni precedenti sulla gerarchia sociale, il commercio e l'identità culturale nella Gran Bretagna preromana. Induce cioè a rivedere certi convincimenti sullo sviluppo storico del Regno Unito.

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Sono giornalista. E ho scritto anche tre libri diversissimi tra loro: un giallo...

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1993 - Diploma triennale come attore dell'Accademia d'arte drammatica della...

Ignazio Dessi'

Giornalista professionista, laureato in Legge, con trascorsi politico...

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Giornalista professionista dal 1991, fiorentino del 1959, si occupa di cultura e...

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