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Tavoletta ittita di 3.300 anni: "I problemi di comunicazione tra dei ed esseri umani e la catastrofica invasione straniera"

Ci sarebbe scritto che "quattro città, inclusa la capitale Hattusa, sono in condizione disastrose” e poi "la formula di una preghiera". La "lode al dio e ai suoi antenati divini con l'elenco dei re nemici"

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   
La tavoletta ittita (foto credit Kimiyoshi Matsumura, Istituto giapponese di archeologia anatolica)

Avrebbe almeno 3300 anni la tavoletta in argilla recuperata dagli archeologi a Büklükale, a un centinaio di chilometri da Ankara, in Turchia. Vi sarebbe descritta in cuneiforme una catastrofica invasione straniera dell’impero ittita.

Dalla sua traduzione emergerebbe che l’invasione, avvenne nell’ambito di una guerra civile, e per sostenere una delle fazioni in lotta. L'iscrizione "sembra provenire da un periodo di guerra civile di cui siamo a conoscenza da altri testi ittiti", ha detto l'archeologo. “Durante questo periodo, il regno ittita fu invaso contemporaneamente da molte direzioni. E molte città furono distrutte”.

Trovata da un archeologo giapponese

La tavoletta in questione, grande quanto il palmo di una mano, è stata trovata a maggio dell’anno scorso da un archeologo giapponese, Kimiyoshi Matsumura, dell'Istituto giapponese di archeologia anatolica.
 
L’esperto dopo aver ricordato che gli ittiti utilizzavano la lingua hurrita per le cerimonie religiose, ci fa sapere che la tavoletta conterrebbe la registrazione di un rituale sacro eseguito dal re ittita.

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La lingua hurrita

La lingua hurrita, parlata dagli ultimi secoli del terzo millennio a.C. fino agli ultimi anni dell'impero ittita (circa 1400 – 1190 a.C.), ormai estinta, non è imparentata né con le lingue indoeuropee né con quelle semitiche. L'hurrita era originariamente la lingua del regno Mitanni della regione, che in seguito divenne uno stato vassallo ittita.
 
In pratica si tratta di una lingua ancora poco conosciuta e gli esperti avrebbero trascorso parecchi mesi cercando di comprendere il significato dell’iscrizione, come ha spiegato Matsumura.
 
Sembra che la preghiera sia indirizzata a Teššob (o Teshub), il dio della tempesta per gli hurriti, capo sia del loro pantheon che di quello ittita.
 
Si esplicherebbe in una lode al dio e ai suoi antenati divini e menzionerebbe ripetutamente i problemi di comunicazione tra gli dei e gli esseri umani. Elencherebbe poi diversi individui che sembrano essere stati re nemici e si concluderebbe con una richiesta di consiglio divino, spiega l’archeologo.

Il crollo dell'impero ittita

Sarà bene ricordare, a questo punto che il crollo dell’impero ittita, all'inizio del XII secolo, è attribuito a una serie di cause, tra cui la guerra civile, il mutamento climatico e, in particolare, l’arrivo di invasori come i popoli del mare, i kaski, i frigi e i greci micenei sempre pronti a insidiare i confini di Hatti.
 
Il documento in questione però non farebbe riferimento - secondo lo studioso - a quel momento. L’invasione indicata dalla tavoletta non avrebbe nulla a che vedere – insomma - con la fine dell'impero ittita. Matsumura ritiene che la tavoletta risalga al regno del re Tudhaliya II, tra il 1380 e il 1370 a.C. circa. Quindi circa 200 anni prima del crollo della tarda età del bronzo.
 
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