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Sfinge, i geologi: ecco la sua vera età in base alle erosioni. Stanze e gallerie segrete: ma non si scava

Molte sono le domande senza risposta sull’enigmatico monumento della Piana di Giza. La zona dove sorge veniva chiamata “bocca dei passaggi": cosa c’è là sotto? Fu davvero costruita dai faraoni? Cosa scoprì l’archeologo Selim Hassan? Le teorie di West e Shoch

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   

Tra i misteri dell’archeologia quello della Sfinge è tra i più rilevanti. Chi realizzò la misteriosa scultura della Piana di Giza? E in quale epoca? La versione canonica vuole che sia stata edificata attorno al 2500 a.C., nel periodo del faraone Chefren (o, secondo alcuni, Cheope). Per l’archeologia ufficiale il volto raffigurato sarebbe quello di questo sovrano, ma ultimamente si è affacciata l’ipotesi che possa anche essere, appunto, quello di Cheope.
 
Ma non è così semplice. Il discorso su chi abbia realizzato quell’opera ancestrale e quando, resta - per svariati aspetti - ancora aperto. Ed è sempre più evidente sia così. Molti sono infatti gli enigmi irrisolti che la circondano, e moltissimi sono quelli relativi al luogo dove è stata edificata. Alcuni radicati nel tempo, altri recenti. Per esempio, cosa si nasconde là sotto? Perché si parla di stanze (come quella dei Registri) e gallerie segrete? E da cosa derivano queste convinzioni?

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Partiamo allora da alcuni dati di fatto.

In epoca moderna fu un archeologo egiziano, Selim Hassan, a manifestare la convinzione che sotto la Sfinge si celasse una rete di tunnel e locali sotterranei. Cosa che avvalorava antiche leggende e dava un senso allo stesso antico nome della zona dove sorge il monumento: Rostau (o Rose-Tau) ovvero bocca (o entrata) dei passaggi.
 
Lo studioso, famoso per aver portato alla luce la tomba della madre di Cheope e scoperto i resti della città dei costruttori dei monumenti della Valle dei re, individuò un pozzo profondo, poi denominato di Osiride, che conduceva ad un ampio corridoio sotterraneo e scendeva in una prima camera. In una delle nicchie presenti scoprì un altro pozzo e, in fondo, un’altra camera colma d’acqua con, probabilmente, altri corridoi. L’acqua copiosa lo costrinse a rinunciare a scavare. Ma vide chiaramente – raccontò - che sotto l’acqua c’erano dei grandi pilastri con una tomba al centro. Comprese che era solo l’inizio e che, sicuramente, lì sotto c’era molto altro da esplorare. Divulgò la notizia e i giornali dell’epoca parlarono per qualche tempo dell’incredibile scoperta. Ma ad un certo punto i fari vennero improvvisamente spenti e l’attenzione dell’opinione pubblica fu dirottata altrove. Non si indagò ulteriormente, quasi si volesse coprire tutto col manto dell’oblio.
 
Eppure quella di Hassan era una scoperta documentata, importante, fatta da un archeologo di chiara fama e sembrava destinata a confermare antiche testimonianze storiche.

Le testimonianze degli antichi storici

Come quella di Erodoto che parlò dell’esistenza di un labirinto sotterraneo, dove sarebbero custodite le prove del passato dell’Egitto antecedente al diluvio, e di gallerie preposte al collegamento di una piramide, situata accanto a quel luogo, con le grandi piramidi di Giza. Testimonianza da accostare alle parole di altri storici antichi che hanno tramandato notizie su gallerie il cui ingresso sarebbe situato tra le zampe della Sfinge. Ne parla per esempio Plinio, riferendosi (in greco) alla Sfinge Harmakiscome veniva chiamato il monumento nell’antichità. Il nome egizio era, più precisamente, Hor em akhet, che significherebbe Horus dimora (oppure si trova) all'orizzonte.

La Sfinge di Giza (Ansa)

Lo storico Marcellino attesta a sua volta l’esistenza di passaggi sotterranei costruiti per preservare l’antica saggezza persa col diluvio. In particolare ci sarebbe, celata sotto terra, una sorta di biblioteca contenente la conoscenza degli antichi. Mentre uno storico ed esploratore arabo, Abu al-Hasan 'Ali al-Mas'udi, rivela che nei locali sotterranei vi sarebbero strani sarcofagi e statue con guardiani meccanici. Basterebbe questo a rendere la faccenda stimolante. E diventa doveroso chiedersi come mai, davanti a tali presupposti ed evidenze - rilevate anche negli anni più recenti - sulla probabile esistenza nel sottosuolo desertico di Giza di strutture sconosciute, di tesori archeologici capaci magari di modificare le conoscenze storiche, non si facciano degli scavi adeguati. Non sarebbe utile effettuare almeno delle accurate verifiche?

Camere, corridoi e pozzi

Anche negli anni ’90 studiosi come il ricercatore indipendente Antony West e il geologo Robert Schoch esaminarono il suolo della piana con strumenti ad alta tecnologia e rilevarono forti anomalie nel terreno. Cavità che facevano pensare a camere, corridoi e pozzi. Una ulteriore conferma della possibile esistenza di un complesso sotterraneo sotto la Sfinge e le Piramidi.
 
Stessa impressione ricavata da un gruppo di ricerca giapponese che confermò come sotto quel tratto di suolo del Paese del Nilo vi fossero anomalie e dunque possibili stanze e percorsi sotterranei.

Il famoso archeologo egiziano Zahi Hawass afferma tuttavia che verifiche sono state fatte, ma non è mai stata accertata scientificamente, finora, la presenza di camere o corridoi oltre quelli conosciuti.

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Cosa potrebbero custodire quegli spazi e dove potrebbero condurre i tunnel?

La faccenda risulta intricata. Ricca – per altro - di intriganti corollari. Basti citare due episodi. Già nel 1798 venne data notizia, tramite un disegno, di un uomo che usciva dalla testa della Sfinge e nel ‘900 fu effettivamente fotografato da una mongolfiera un buco, un ingresso, sulla testa della statua. Gli archeologi ufficiali sostengono che quell'ingresso non conduce da alcuna parte. Come escludono l’esistenza di una città sotterranea sotto il suolo della Valle dei re.
 
Potrebbe essere anche così, ma perché l’ipotesi della esistenza di camere e tunnel sotterranei, invece di essere oggetto di bramosa indagine, di opportuna verifica, viene seccamente esclusa e si dà l'impressione di voler evitare qualsiasi tentativo di  giungere alla verità?

L'origine: erosione da pioggia

Una questione ancor più spinosa è quella dell’origine della Sfinge. Ufficialmente la sua età è stimata in circa 4500 anni e attribuita, come si diceva, a Chefren (2500 Ac. Circa). Ma studiosi come West e Shoch parlano di evidenze che la farebbero retrodatare di millenni. In particolare il geologo dell'Università di Boston parla di erosione dovuta a dilavamenti da pioggia e inondazioni. Mettendo in evidenza come l’erosione della Sfinge sia diversa da quella di altri monumenti circostanti, causata invece da vento e sabbia. Dunque la Sfinge risulterebbe costruita molto prima, in un’epoca molto più remota.
 
Va considerato infatti che in Egitto vige un clima secco da almeno 9mila anni. Dunque il grande monumento risalirebbe a un periodo tra i 10mila e i 50mila anni. Unico lasso di tempo nel quale quelle erosioni potrebbero essersi prodotte. Un riscontro fondamentale, sotto questo aspetto, è fornito dalle cave di pietra vicine, da cui sarebbero stati estratti i materiali di costruzione di altri importanti monumenti di Giza. Cave che non mostrano segni di erosione da acque. Cosa che pone forti problemi agli archeologi canonici.

Il disagio degli archeologi

Gran parte della comunità scientifica ha attestato, infatti, che sul corpo della Sfinge sono effettivamente rilevabili segni di erosione compatibili con l'esposizione continua all'acqua piovana. Dato che le ultime piogge in grado di sortire tali effetti nella regione interessata risalgono alla fine dell'ultima glaciazione, come si spiega che il monumento sia stato costruito nel 2500 a.C.? L'egittologia ufficiale non sa spiegare esaustivamente il fatto (come non riesce a spiegare come gli antichi egizi abbiano potuto realizzare taluni oggetti e monumenti senza tecnologie avanzate).
 
Una delle spiegazioni più plausibili, a parte altre ipotesi difficilmente sostenibili, è che quelle erosioni siano dovute ad esondazioni del Nilo. Va detto però che gli scienziati specializzati fanno notare come i segni d'erosione presenti - più marcati in alto e meno marcati in basso – risultino incompatibili con quelli che avrebbe dovuto produrre l'erosione dovuta all'acqua del fiume, che si presenterebbero più evidenti alla base della statua.

E’ chiaro dunque che qualcosa non torna e avvalora la tesi che la Sfinge sia molto più antica di quanto si dice.

La corrispondenza dei monumenti con Orione

Altro grande mistero è dato dalla disposizione dei monumenti. Studiosi, come Robert Bauval e Adrian Gilbert, hanno ipotizzato che quelli di Giza raffigurino stelle e costellazioni. In particolare le tre piramidi più note di Giza riprodurrebbero stelle della cintura di Orione. Come se qualcuno, insomma, avesse voluto riprodurre il cielo sulla terra. Gli studiosi hanno poi stabilito che la costellazione di Orione era perfettamente allineata con le piramidi e il Nilo (corrispondente alla Via lattea) circa 10500 anni fa.

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Quanto alla Sfinge, oltre al corpo, questa avrebbe avuto un tempo anche la testa di un leone. A osservarla con attenzione, del resto, la testa umana della scultura appare come qualcosa di posticcio rispetto al corpo, quasi fosse il prodotto di un intervento successivo. Cosa c'entra questo col discorso precedente? Che migliaia e migliaia di anni fa, essa avrebbe guardato proprio in direzione della costellazione del leone. Anche la Sfinge dunque potrebbe voler indicare un periodo, magari quello della sua reale costruzione, attraverso il suo legame col cielo. 
 
Del resto un’antica stele, quella dell’inventario, ci fa sapere che la Sfinge non fu costruita da Cheope ma solo restaurata da lui. Attesta che non fu opera del faraone (nemmeno del successivo, Chefren) e che già a quel tempo risultava un monumento molto antico e necessitante di restauro. Ciò che egli trovò in rovina, ora è restaurato, vi si legge.

Ed allora chi ha costruito la Sfinge?

Tornano alla mente le teorie che vogliono sia opera di una civiltà scomparsa di cui parlano antiche scritture. Nel tempio di Edfu, per esempio, ne esiste una che spiega come sia stata costruita da un popolo che veniva da una grande isola sparita in mezzo al mare (Atlantide?).
 
Mentre le tavolette sumere – come ci insegna Zecharia Sitchin - parlano a loro volta di un popolo delle stelle dotato di una tecnologia molto avanzata venuto sulla terra da un pianeta chiamato Nibiru. Ed anche nei remoti testi di altri popoli si afferma che le antiche civiltà furono create dagli dei provenienti dal cielo. La misteriosa statua Di Giza è allora la remota testimonianza lasciata da una civiltà precedente al diluvio o da un popolo delle stelle? Cosa ci vuole rivelare? Sarebbe bello poterlo scoprire.

Intanto la Sfinge continua a guardarci col suo enigmatico sorriso.

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