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Bro, ecoansia, vamping e putiniano. Lo Zingarelli fotografa la società italiana attraverso le parole nuove

Nella nuova edizione del celebre dizionario entrano le parole della guerra e dell'informazione ma anche i nuovi modi di dire dei giovanissimi

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
Dizionario

Se è vero che la lingua fotografa la società e i suoi cambiamenti, per capire come sta il nostro Paese possiamo sfogliare le pagine dell'ultimo Zingarelli, il celebre vocabolario della lingua italiana che racconta con la sua edizione aggiornata la realtà della nostra comunicazione.

Sono oltre mille le parole che compaiono per la prima volta nel volume cartaceo e nella sua versione on line, selezionati da esperti lessicografi tra 250 lemmi nuovi e 750 significati e locuzioni che si sono affermati nel nostro parlato. C'è tanta attualità nei neologismi italiani, parole che filtrano dalla situazione internazionale, dalla cronaca, dal mondo della tecnologia e dell'innovazione; ma anche espressioni che arrivano direttamente dalla strada e hanno fatto presa soprattutto tra i giovanissimi. Tante le parole straniere che circolano nella nostra comunicazione, a testimoniare un mondo sempre più connesso e globalizzato, ma non c'è nessun allarme sulla scomparsa del lessico italiano, avvertono i curatori del dizionario: "le parole straniere nel vocabolario rimangono attorno al 3% del totale". Tante, poi, le voci di ambito medico, giuridico e informatico, "fatto che testimonia il veloce sviluppo e la diffusione di questi campi".

Putiniano, infowar, oblast arrivano dalla drammatica guerra in Ucraina: si sono affermate con decisione a partire dall'invasione russa nel febbraio 2020 e gradualmente sono entrate nel nostro linguaggio comune, complice anche la stampa che ha contribuito a diffonderle. Se l'origine del primo aggettivo è facilmente intuibile, meno immediata è la parola infowar, da intendersi come guerra dell'informazione e soprattutto della disinformazione che si combatte soprattutto sui social network dove più facilmente girano le fake news; la parola oblast, invece, indica le entità politiche territoriali della Federazione russa e altri stati slavi. Ancora dal continente russo arriva un'altra parola terribile che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, Holodomor, lo sterminio della popolazione ucraina per carestia forzata negli anni 1932-33 riportato nel linguaggio attuale proprio a causa del conflitto.

Tutte italiane, invece, le nuove parole sulla violenza di genere, tema di strettissima e drammatica attualità: abusante, abusatore, antiviolenza. Se il nostro quotidiano è segnato da drammi e preoccupazioni, il mondo della tecnologia sembra offrirci una via di fuga con l'iperrealtà, che lo Zingarelli definisce come la "dimensione in cui vive chi non percepisce la differenza tra la realtà e la sua rappresentazione nei mass media"; mentre la parola retrotopia riprende una definizione del sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman per indicare il desiderio utopico di ritorno al passato e la paura del futuro. Presenti, tra i neologismi, parole direttamente connesse con il tema dell'ambiente, come eco-ansia e plogging (la pratica di raccogliere i rifiuti mentre si fa jogging. Non poteva mancare Chat GPT, lo strumento per interrogare in tempo reale l'intelligenza artificiale, e in tema di connessioni e web vamping, l'abitudine di stare svegli per navigare su internet nelle ore in cui dovremmo dormire.

Tra le novità più curiose dello Zingarelli 2024 quelle sul linguaggio giovanile, dove più facilmente attecchiscono parole nuove e modi di dire: bro (per brother, fratello in inglese) per chiamare gli amici (maschi e femmine indistintamente), e poi crush, usato come verbo in inglese per "schiacciare" o "frantumare", usato in italiano per indicare un infatuazione; dal mondo hip hop arriva dissing, lo scontro tra due musicisti combattuto a suon di rime e usato oggi per indicare un litigio, mentre dai social abbiamo imparato triggerare (dall'inglese to trigger, "innescare"), ovvero arrovellarsi attorno a qualcosa. 

Il nostro linguaggio si fa dunque sempre più interconnesso col mondo, arricchendosi di espressioni vicine non solo al nostro quotidiano ma a quello di tutto il mondo. La consapevolezza di essere tutti umani passa anche da questo. 

 

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
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