Elisa Esposito spostati! A parlare in corsivo per prima (ma non lo sapevamo) è stata Franca Valeri
Da qualche settimana si parla (quasi esclusivamente sui social) del “cörsivœ” . Ovvero un modo di cadenzare le frasi attraverso la legatura delle lettere fra loro come nella scrittura corsiva
Ormai mettiamo filtri su tutto. Sulle immagine, al punto da renderci irriconoscibili, credendo di apparire più belli e belle fino alla nuova modo di modificare il suono delle parole. Anche in questo caso per renderci tutti e tutte uguali. Omologati e omologate, dalle labbra gonfiate con lo stesso stampino, alla voce con la stessa (fastidiosa) tonalità.
Da qualche settimana si parla (quasi esclusivamente sui social) del “cörsivœ” . Ovvero un modo di cadenzare le frasi attraverso la legatura delle lettere fra loro come nella scrittura corsiva che impariamo alle scuole elementari. Il risultato è una vera e propria cantilena. Le vocali finali di chiusura vengono allunguate fino a rendere la tonalità delle sillabe nasali.
Ma il “cörsivœ” non esiste. Anche se su TikTok l’hashtag #corsivo ha superato le 24 milioni di visualizzazioni. Non è neppure stato inventato dalla famosa tiktoker di nome Elisa Esposito che tutti chiamano la prof di corsivo. La ragazza ha avuto solo il merito di creare un personaggio da migliaia di follower, in un solo mese, che prende in giro le ragazze milanesi che cadenzano così le loro frasi. E' la stessa Esposito che ammette che quado registra un tiktok è in imbarazzo. E ci tiene a precisare in tutte le interviste che Lei (di orgini orgogliosamente meridionali) non parla così (e meno male).
Ma forse ciò che sciocca di più è che ne stia parlando anche la Cei: "Parlare in corsivo o in grassetto su TikTok sarà pure una moda del momento (forse), ma certamente segnala qualcosa d’altro legato alla velocità e alla mutevolezza di questa stagione educativa che va compresa meglio". Questo il messaggio del direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado.
Intanto dal Piemonte qualcuno si dice offeso sostenendo che in alcune loro province si è sempre parlato così...
Un esempio che possono comprondere tutti (anche un boomer) è la parola per eccellenza di questo trend: amïo, variante "corsiva" di amo, abbreviazione giovanile di "amore" utilizzata per chiamarsi tra amiche. Difficile che non l'abbiate mai sentita pronunciare se avete sostato vicino a un gruppo di ragazzi e ragazze della generazione Z. Se invece conoscete il cantante Sangiovanni, ecco, lui viene definito un artista che canta in corsivo.
Ma io citerei anche Blanco, Rkomi, Madame e Tha Supreme. In fondo a Sanremo ha vinto una canzone in parte cantata in corsivo, ma non lo sapevamo ancora.
Se questa moda dovesse prendere piede sul serio, e nessuna persona sana di mente lo vorrebbe, ci ritroveremo una intera generazione che scimmiotta (male) la cadenza milanese. Manzoni affermava che la milanesità è un’attitudine che non è innata ma può essere acquisita, e aveva ragione infatti tutti noi conosciamo almeno un parente o amico del Sud che si è trasferito al Nord e ora parla con l'accento milanese nonostante sia calabrese o sardo o pugliese. Ma forse questo corsivo è troppo, soprattutto perché le nuove generazioni non sanno scrivere in corsivo, abituate a digitare su Pc, tablet e smartphone. Sarebbe davvero paradossale che si vantassero di parlare corsivo e non avessere una calligrafia.
Ciò che ci dovrebbe tranquillizzare è che nel mondo queste mode sono già arrivate e risultate passeggere. Negli anni 90 negli Stati Uniti si parlava dell'accento “Valley Girl”, cioè il modo di parlare delle giovani ragazze ricche della California. All'epoca a diffondere questi trend erano le serie tv, ma ora i social sono molto più lobotomizzanti.
Da sottolineare di questo fenomeno sociale due aspetti fondamentali, perché la lingua è veicolo di idee e modi di pensare e stare al mondo. Il primo è la tendenza ancora molto forte nel nostro Paese a pensare il nord, anche l'accento del nord più bello di quello del sud. Come se ancora oggi esistesse una sorte di sindrome della vergogna terrona. Secondo un aspetto sessista. Il corsivo prende in giro le ragazze milanesi, non i ragazzi milanesi. Non è affar da poco. Ancora una volta è la donna che parla, a far ridere, non l'uomo. Quanto sottotesto c'è in questo messaggio?
Chiudiamo ricordando che Elisa Esposito non ha inventato un bel nulla. Lei è solo riuscita ad attualizzare gag comiche vecchie di 70 anni:
Vi lasciamo con questa domanda: ve la ricordate La Signorina Snob di Franca Valeri negli anni 50?



di Claudia Sarritzu













