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Pantheon, da oggi si paga. Tomaso Montanari: "Un'idea barbarica, così non saremo più cittadini ma consumatori"

Lo storico dell'arte contrario al biglietto a pagamento voluto dal ministro Sangiuliano per uno dei simboli della cultura italiana e luogo di culto cristiano

Francesca Mulasdi Francesca Mulas   
Stefan Bauer, Vista panoramica dell'interno del Pantheon a Roma
Stefan Bauer, Vista panoramica dell'interno del Pantheon a Roma

“Da lunedì 3 luglio 2023 l’accesso al Pantheon-Basilica di Santa Maria ad Martyres sarà consentito tramite l’acquisto di un biglietto dal costo di 5 euro”. L'avviso, comparso sul sito del Ministero della Cultura, è stato preceduto qualche settimana dall'annuncio del ministro Gennaro Sangiuliano ospite dell'evento pubblico Forum in Masseria dopo la firma di un accordo tra la Direzione generale Musei, la Curia romana e la Direzione Musei statali città di Roma. Non tutti pagheranno, ma il ticket per uno dei simboli della città di Roma fa già discutere: è giusto pagare per entrare in un edificio di culto? E l'Italia non dovrebbe rendere disponibile per tutti e tutte il proprio patrimonio culturale piuttosto che limitarne l'accesso?

Tra i più strenui difensori della gratuità del Pantheon e in generale della cultura italiana c'è Tomaso Montanari, storico dell'arte e saggista fiorentino che al tema ha dedicato una monografia, “Chiese chiuse”, pubblicato da Einaudi due anni fa. “Al Pantheon non saremo più cittadini ma clienti - ci ha detto in una chiaccherata telefonica - è un'idea barbarica che trasforma il nostro patrimonio culturale in spazi di consumo turistico”.

Immagine da Wikipedia

Montanari, oggi rettore dell'Università per stranieri di Siena, da anni si occupa di divulgazione; ha collaborato e collabora tuttora con diversi quotidiani e periodici, ha curato serie e programmi per la televisione e ha firmato diverse monografie su luoghi e protagonisti della cultura italiana e non solo. Tra gli argomenti che gli stanno più a cuore, la valorizzazione dei beni culturali del Paese, l'educazione all'arte, la battaglia contro la mercificazione di spazi e musei. Sulla novità del Pantheon, dove a partire da oggi ogni visitatore pagherà 5 euro (sono esclusi gli insegnanti, le guide turistiche che accompagnano gruppi, gli under 18, le persone con disabilità e i loro accompagnatori, i residenti del territorio di Roma e poche altre categorie) il suo giudizio è durissimo: “Mi dispiace intanto da cristiano, un biglietto in un luogo di culto è in contrasto con le direttive della Conferenza episcopale italiana; non dimentichiamo che una chiesa consacrata per i cattolici è un luogo dove viene esposta permanentemente l'ostia consacrata, cioè la presenza di Cristo, e vendere l'accesso a tutto questo è forma di simonia”.

Il Pantheon, consacrato a Santa Maria ad Martyres nel 609, è nato come luogo di culto pagano tra il 27 e il 27 a.C. per volere di Marco Vipsanio Agrippa; oggi ospita le spoglie dei Savoia, la tomba di Raffaello, di Arcangelo Corelli e altre personalità della cultura italiana: “Mi sembra profondamente contraddittorio che un ministro che parla di nazione e patria metta un balzello per visitare le tombe dei re d'Italia o degli altri protagonisti della nostra storia, è un clamoroso errore che ci trasforma da cittadini in consumatori e clienti".

Tra le voci che sostengono l'iniziativa di Sangiuliano, in tanti parlano di filtro a un turismo di massa, poco consapevole e poco sensibile, altri ritengono che con gli introiti si sostengono gli edifici di culto del Paese: “Non saranno certamente 5 euro a tenere lontano il turismo di massa, dato che l'unico filtro possibile è quello dell'insegnamento e dell'educazione; e a chi afferma che i biglietti serviranno per manutenzioni e cura rispondo che già paghiamo le tasse, è dovere di chi governa costruire bilanci che sostengono la cultura piuttosto che le armi”.

Secondo alcuni, infine, tanti altri paesi impongono biglietti di ingresso ai monumenti, perché l'Italia non dovrebbe farlo? “Mi piacerebbe che questo paese rassomigliasse ad altri paesi europei nelle cose virtuose, invece riusciamo a copiare sempre il peggio. Abbiamo una storia diversa dagli altri, e tra i fondamenti della nostra Costituzione c'è l'articolo 9 con il patrimonio storico e artistico della Nazione. Quello che ci caratterizza come Paese è la nostra intimità con il nostro patrimonio, una tassa per accedervi è insensata e va contro tutta la nostra storia e cultura. Il risultato di questa mercificazione, già avviata da tempo, è trasformare l'Italia in un grande luogo di consumo turistico”.

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