Il vincitore di Italia's got talent 2016 è artista con i piedi per terra, cuore che vola e genialità fra le note dell'armonica
Assistere ad uno spettacolo di Moses Concas è travolgente, lui nella sua disarmante sincerità è un virtuoso che ti trascina in una alchimia di suoni che con la sua maestria non solo prendono forma ma ti fanno danzare

Moses Concas è famoso per aver vinto Italia's got talent nel 2016, ma non solo. La sua è una verve musicale indimenticabile. Concas viene dalla periferia, ha in sé i suoni della rabbia, della “tradizione della strada” e delle “battaglie” improvvisate, fatte di fatica, sudore, tecnica e, al contempo, ricerca. La Sardegna è stata per lui, come per molti artisti, punto di partenza e punto di arrivo, luogo privilegiato per sperimentare, incontrare e ritrovarsi, ma anche trampolino verso altri luoghi, altri palchi, altri mondi, dove la radice e i rami verso l'universo convivono, convergono e si confondono.
Ho conosciuto Moses poco più che adolescente in occasione di un Festival di teatro francofono che si teneva nella citta di Quartu (Cagliari), ed ho avuto il piacere di averlo fra gli alunni.
L'ho incontrato il 4 aprile a Cagliari in occasione del suo concerto “ARMONICA e LIBERTA'“ che ha tenuto a battesimo la rinnovata gestione del teatro Sant'Eulalia nel quartiere della Marina di Cagliari, a cura di Theandric, la compagnia teatrale che da sempre si occupa di arte e nonviolenza, e che come ha detto la sua direttrice artistica Virginia Siriu, è voluta ripartire dal “centro della periferia” per restituire spazi della città alla comunità.
Assistere ad uno spettacolo di Moses è travolgente, lui nella sua disarmante sincerità è un virtuoso che ti trascina in una alchimia di suoni che con la sua maestria non solo prendono forma ma ti fanno danzare e ti “strappano” dalle poltroncine trascinandoti a ballare: è impossibile sottrarsi al suo richiamo forte e poetico dolce e aspro, materno e paterno.
Moses (accompagnato da Lucio Manca al basso e Matteo Muscas alle launeddas, trunfa e sulittu ) è un virtuoso umile, un artista dai toni forti con la Grandezza di pochi, ma con la a minuscola come ama defininirsi lui. Lui che “mescola e mixa dal vivo”, lui che spezza il pane della sua conoscenza e traduce musiche e parole, che forgia i suoni come se fosse un fabbro o un alchimista, che si emoziona ed emoziona chi lo ascolta.
Così il suo cuore è megafono per la sua voce profonda calda avvolgente, e la sua armonica diventa “orchestra” mentre noi spettatori ci muoviamo fra le sue parole che sono carezze di lingue che smettono di contrapporsi ma dialogano: Italiano, Inglese, Sardo (nelle sue varianti) e francese, lingue che si inseguono fra le cime vocali e lui è un po' l'Angelo caduto su quel palco che mantiene la purezza della forma e della sostanza. Moses è arte pura, non intaccata da quei luoghi dove l'arte è mercato, dove i Talenti vengono innalzati e poi “abbandonati”, lui è colui che accoglie, lui è colui che si ricorda degli “Orli e dei Margini” e racconta la “Street” che conosce, come Palestra di vita e di arte, e non dimentica di esser stato Menetrello fra i Menestrelli; e a quelli che ancora calcano l'asfalto dedica le sue Rime.

… E sul finire fra le tante meraviglie ci regala una magistrale interpretazione all'interno di un pezzo ritrmico di notevoli suggestioni di NOI SIAMO SARDI di Grazia Deledda, e chiude in tema con il “Festival Marina non Violenta” organizzato da Theandric, con una versione di Bella Ciao, da brivido, dove il pubblico commosso, si “spertica” le mani per accompagnarlo in questo viaggo sonoro, che sa di Laica processione e ci unisce e giustifica piccole ingenuità drammaturgiche e piccoli incidenti tecnici che dichiarati dall'artista diventano anch'essi punti di forza.
Ci siamo fatti una chiaccherata con lui:
Partiamo dalle origini, come nasce la tua passione per l'armonica?
"La passione per l’armonica arriva da mia nonna. Aveva sempre l’armonica in una mano, e nell’altra suonava la bontempi a batteria. Ma la cosa veramente magica di lei è stata che seppure fosse diventata sorda a 25 anni ha sempre continuato sino a 94 anni a suonare ogni giorno, ogni momento per lei era rivoluzione musicale. Si.. penso di aver preso da lei"
Quando hai capito che l'armonica poteva essere il trait d'union fra la tua arte e le altre discipline artistiche?
"L’ho capito in varie fasi tempo: giocando con la musica si scoprono sempre cose nuove. Mi ha sicuramente aiutato il fatto di avere avuto molta fantasia. Quella fantasia che definirei priva di logica e ricca di inconscio benefico. Io mi lascio sempre ispirare dalle cose, e l’armonica forse nella sua semplicità, essendo cosi semplice come strumento, e anche cosi apparentemente limitato (all' armonica diatonica mancano delle note, per capirci non è come il pianoforte che ha 12 note per ottava) ha sviluppatoto in me “quella necessitá di fantasia” che mi ha portato ad unirla a tutte le altre possibili discipline per renderla ancora più completa sia in senso formale che comunicativo. Forse sono stato proprio guidato da questa forte intenzione di creare un qualcosa che parlasse di me in più forme: in forma di attore, musicista, scrittore e cantante".
Essere Sardi, e isolani è un limite o una opportunità?
"Non è facile rispondere, ma ci provo: essere sardi è un limite quando non hai il coraggio di guardare fuori dalla Sardegna, di allontanarti da una certa mentalità perchè pensi che sia l’unica valida. Essere sardi è un limite quando non conoscevi nessun “continentale” prima che venisse in vacanza. Essere sardi è un limite quando il mare che ci circonda preserva il “non sapere” di certa gente che non avendo fatto quel salto ancora non ha mai avuto quell’“imprinting” che permetta di avere una certa cultura sociale, e dunque possibilità di vivere una vita in armonia a contatto con tante persone con abitudini e usanze diverse da quelle sarde. Essere sardi è un opportunità invece quando hai il coraggio di prendere quella rincorsa per fare il salto che ti porta fuori dall’isola, è un’opportunità che il mare ci abbia isolato perché ci ha reso forti e pronti per compiere quel salto, e quando saltiamo saltiamo forte e in lungo (lontano) perchè non vogliamo cadere in mare, e vogliamo continuare “a tutta corsa” a scoprire e conoscere il mondo fuori da qui. Essere sardi è un’opportunità perché il mare che ci circonda ne ha protetto la cultura, le tradizioni e la genuinità di un popolo che sa’ ancora sognare tanto. Essere sardi è un’opportunità perchè gli amici che conoscerai in giro per il mondo vorranno tutti venire in vacanza dove sei nato".
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Chi sono stati e chi continuano ad essere i tuoi punti di riferimento?
"I miei punti di riferimento sono pochi, mi son reso conto di essere una persona molto diversa dagli altri, e dunque tendo a fare riferimento alla mia coscienza e al mio cuore. Ovviamente la mia famiglia e i miei amici sono il mio punto di riferimento quando mi sento solo, ma nella vita cerco di non assomigliare a nessuno ecco".
Quanto è importante la squadra e il gruppo di Lavoro con cui condividi il tuo percorso artistico?
"E’ bello condividere con loro le esperienze i viaggi. Ho suonato per anni da solo nelle strade e devo dirti la verità si sta bene anche da soli, anzi a volte, ti aiuta molto a conoscere te stesso. Ciò non toglie che creare la mia band attuale sia stata una boccata di aria fresca non solo a livello musicale ma anche a livello umano. Abbiamo costruito un rapporto molto solido e fraterno negli anni, e prima di essere compagni sul palco, siamo amici anche nella vita di tutti i giorni".
Io ho sempre delle resistenze nei confronti dei social, qual è il tuo punto di vista a riguardo?
"I social sono come le droghe: amplificano, e soprattutto “fa’ tanto il dosaggio” e come e in quale situazione vengono assunte. Il sistema social si è deformato negli ultimi 10 anni. Quando era uscito Facebook ricordo che i social erano davvero un modo di sentirsi con le persone e per comunicare, un modo di raccontare la propria vita a distanza. Ma poi lentamente è diventato un mondo digitale dove tutti vogliono apparire perfetti e di successo. Dopo anni che ho usato i social in maniera continuativa per costruire contenuti e video mi son reso conto che ero diventato anche io un po’ schiavo della “prestazione” del numeretto affianco ai like, del numeretto affianco ai followers...“così ad una certa” ho quasi cancellato tutto. Mi ero stancato di “dover” fare un post al giorno perchè altrimenti i followers non crescono... quella è schiavitù. E non voglio essere schiavo di una app per telefono. Allo stesso tempo da quando ho cominciato a saperli “governare” ho cominciato a ricordarmi anche tutte le cose bellissime che mi hanno scritto nel corso degli anni, di come la mia musica possa aver donato loro forza in momenti difficili della loro vita, questo credo che sia la cosa più bella dei social, quando incontri storie vere di persone che percepiscono la tua vita vicino alla loro e si fanno guidare dalle tue note, questa è magia".
Dall'armonica al canto, stai sperimentando nuovi sincretismi anche come artista? Ci sono cantanti/e/u con cui ti piacerebbe fare ricerca?
"Ho iniziato a riesplorare il canto, sia per passioneche per sfida. Credo fosse per me la cosa più difficile da sbloccare perchè onestamente l’armonica mi dava tanta sicurezza tra le mani, e negli anni mi ha permesso un po’ di nascondermi da questa voglia di cantare. Ma poi alla fine un giorno ho preso il coraggio in mano e ho iniziato a cantare qualche frase, fino a quando son arrivato a cantare le mie canzoni. Altri artisti con i quali collaborare? Ne avrei una marea da dirti coi quali vorrei sperimentare, ma credo che le cose più belle nascono sempre per caso, quindi sarà la vita a far si che questo accada".
Fra gli artisti contemporanei chi sono quelli che ti guidano e ti ispirano?
"I miei idoli in assoluto da ragazzino erano i Queen. Oggi se dovessi trovare un “living idol” penso sia senza dubbio Caparezza, perchè lo trovo poetico, al passo coi tempi, geniale. Ho ascoltato e acquistato tutti i suoi album fin dalla adolescenza, e più cresco, più lo apprezzo".
Senza entrare sul personale, quanto incide avere una compagna che ti sostiene nel tuo percorso artistico lavorativo?
"Penso sia stato importantissimo avere un partner nella mia vita sentimentale. Sono una persona molto sensibile, ed aver avuto la possibilità di viaggiare in tutti i miei tour questi anni con mia moglie è stata senza dubbio una vera ricchezza. L’appoggio nei momenti difficili prima e dopo i concerti sono fasi che non consideri quando guardi un’artista da fuori, “ma a viverci dentro… wow”. A volte è intenso quello che si smuove dentro con le emozioni".
Moses cosa ti vedi da qui a vent'anni?
"Da qui a vent’anni mi vedo con una famiglia più grande di quella che ho oggi, portatore di una musica senza confini, senza frontiere che contenga però una briciola di ogni momento e di ogni persona che ho conosciuto, e che possa essere sempre di più il racconto della mia vita, un racconto che possa ispirare il prossimo a scoprire la grandezza dentro di se’. Grazie NMRK".
N.D. R (NMRK esteso è: Nam mioho renghe kyo, la preghiera/mantra che caratterizza il buddismo di Nichiren Daishonin, diffusosi in Italia a partire dai primi anni ottanta, e che oggi conta numerosi fedeli anche nell'isola di Sardegna).