Gli antichi navigavano in mare aperto mille anni prima di quanto si credesse. I reperti dell'isola mediterranea
Le prove che i cacciatori-raccoglitori navigavano per lunghe distanze già 8.500 anni fa, un millennio prima dell'avvento dell'agricoltura, sono emerse dal sito archeologico di Latnija a Malta. I resti trovati

Ormai è certo, la storia come scritta finora è spesso sbagliata ed archeologi ed esperti devono rivedere continuamente pagine e pagine di accorate teorizzazioni. A Malta, per esempio, è stata fatta una scoperta che sconvolge le convinzioni sugli spostamenti umani nel bacino mediterraneo. Sono state rinvenute le prove di come gli antichi cacciatori-raccoglitori fossero in grado di navigare per lunghe distanze già 8.500 anni fa, un millennio cioè prima dell'avvento dell'agricoltura.
La grotta di Latnija
Le testimonianze sono emerse dal sito archeologico di Latnija, nella parte settentrionale dell’Isola dove i ricercatori del Max Planck Institute for Geoanthropology (MPI-GEA) di Jena, in Germania, e dell'Università di Malta, capitanati dalla professoressa Eleanor Scerri, hanno trovato utensili in pietra, focolari e resti di cibo cotto.
Lo studio pubblicato su Nature (corresponding author il dottor James Blinkhorn) dimostra che gli uomini di quel lontano periodo attraversarono con delle imbarcazioni almeno cento chilometri di mare aperto per raggiungere Malta. La ricerca ha goduto del sostegno della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Malta ed è stata finanziata dal Consiglio Europeo della Ricerca e dal Premio per l'Eccellenza nella Ricerca dell'Università di Malta.

Ma cosa è stato appurato?
In una grotta maltese, quella di Latnija appunto, la squadra di esperti ha trovato vari reperti e utensili e molti resti di cibo cucinato. In particolare resti di cervo nobile (animale che si pensava estinto a quell'epoca), tartarughe e grandi specie di uccelli attualmente estinte. Non mancavano resti di cibi provenienti dal mare. Sono stati infatti individuati resti di molteplici specie di pesci e di migliaia di gasteropodi marini cotti, granchi e ricci di mare, oltre a ossa di foche.
La ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica è assolutamente rivoluzionaria, perché dimostra la capacità di quegli uomini di avventurarsi per molti chilometri, già in quel periodo storico, in mare aperto utilizzando probabilmente semplici canoe. Si tratta di un’evidenza che spinge indietro di almeno un millennio la capacità di navigazione degli uomini ma costringe, allo stesso tempo, a riscrivere la realtà dei collegamenti tra le comunità mesolitiche in tutto il Mediterraneo.
Infrante le convinzioni consolidate
Oltre a fornire testimonianze uniche sulle abitudini alimentari degli antichi cacciatori-raccoglitori, la ricerca infrange le convinzioni consolidate sulle loro capacità.
Ma come facevano quegli uomini primitivi a navigare anche di notte? Secondo il professor Nicholas Vella dell'Università di Malta “si affidavano a elementi naturali come le correnti marine e i venti, nonché a tecniche di navigazione che prevedevano punti di riferimento e corpi celesti”. Infatti, come spiega l’esperto, anche durante i giorni più lunghi dell'anno “questi viaggi avrebbero richiesto diverse ore di navigazione al buio”.
Insomma, più si va avanti, più emergono evidenze archeologiche e scientifiche e più risulta necessario adeguare le convinzioni sulla storia degli antichi. In questo caso sulla loro capacità di solcare le acque del Mediterraneo. Lo studio in questione sui cacciatori-raccoglitori rappresenta una svolta fondamentale per la comprensione dell’evoluzione delle possibilità di navigazione nel lontano passato. Un passato sempre più diverso da come lo si era finora immaginato.