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C'è un'antica città perduta sotto la fitta foresta: usata la tecnologia LiDAR. Di cosa si tratta

Nel bacino del Mirador-Calakmul, in Guatemala, i ricercatori hanno individuato le rovine di un’antichissima città maya databile ad almeno 2mila anni fa. Ci sono piramidi, strutture, reti di strade e canali. Una vera civiltà perduta

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   

Ci sono ancora delle grandi sorprese che la ricerca archeologica può riservare? La risposta è che esistono tuttora luoghi della terra dove i colpi di scena potrebbero essere incredibili. In Guatemala, per esempio, ci sono intere città precolombiane nascoste all’interno della foresta pluviale. Lo dimostra la scoperta fatta attraverso l’utilizzo della tecnologia LiDAR nel bacino del Mirador-Calakmul, dove i ricercatori hanno individuato di recente le rovine di un’antichissima città maya preclassica databile ad almeno 2mila anni fa, anche se c’è chi parla, per talune strutture, di 3mila anni fa. La scoperta è stata resa nota da uno studio pubblicato sulla rivista Ancient Mesoamerica.

L'apporto del LiDAR

L’individuazione di questo agglomerato urbano sconosciuto non è stata semplice, visto che si trovava sotto la fitta vegetazione, ma il team di ricercatori si è servito dell’apporto del Laser Imaging, Detection, And Range (il LiDAR, appunto). Uno strumento di telerilevamento che permette di stabilire la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser. Tale tecnologia può essere utilizzata da un mezzo aereo, con lettura dunque del territorio dall’alto, ed ha consentito agli archeologi di fare altre incredibili scoperte in tempi recenti, come l'antica città di Mahendraparvata in Cambogia, una città perduta in Honduras e un misterioso monumento nella Foresta di Dean nel Regno Unito.

Con questa tecnologia di rilevazione, che consente di vedere oltre la coltre di vegetazione, sono stati individuati circa 1000 siti archeologici, come fortificazioni, abitazioni e strutture piramidali, fulcro della vita economica, politica e religiosa della Mesoamerica, disseminati sul territorio e collegati da una fittissima rete di strade rialzate. Tali da evidenziare un profondo sistema di “interazioni sociali, politiche ed economiche”, come si legge nello studio.

Una rete di strade rialzate, canali e serbatoi

In particolare ha colpito gli esperti la rete di strade rialzate quasi tutte confluenti verso imponenti strutture piramidali. Una delle quali – La Danta – alta 72 metri. Oltre a ciò il LiDAR ha rilevato la presenza di piattaforme, piramidi, serie di edifici, campi da gioco e bacini idrici finora sconosciuti. Strutture che testimoniano di una civiltà di grande spessore nei periodi medio e tardo preclassico nel bacino carsico di Mirador-Calakmul.

Un’altra particolarità che ha lascito a bocca aperta i ricercatori è la scoperta di 195 serbatoi artificiali per la raccolta e la gestione dell’acqua (aguadas), posizionati tra gli insediamenti centrali e i villaggi circostanti, con una rete di canali che consentivano l’approvvigionamento e la gestione della preziosa risorsa.

Certe rovine erano già note agli archeologi ma l’indagine col nuovo sistema ha consentito di portare alla luce i resti di una civiltà molto più estesa e organizzata di quanto si credesse. In passato la ricerca era stata parziale visto che risultava impossibile raggiungere fisicamente certe zone. Il LiDAR ha consentito invece di ritrovare le testimonianze complete di questa meravigliosa civiltà perduta.

Ben 775 insediamenti rilevati

Va detto che nella fase più recente – col nuovo sistema – sono stati identificati ben 775 insediamenti nel territorio guatemalteco di cui si parla, più altri 200 nelle aree limitrofe. Gli esperti li hanno suddivisi “in 417 antiche città, paesi e villaggi”.

Quanti insediamenti, città e villaggi - dunque - sono ancora sconosciuti e aspettano di essere scoperti attraverso l’ausilio delle moderne tecnologie e della ricerca interdisciplinare? Quanti sono ancora nascosti sotto la fitta vegetazione di giungle e foreste, quanti sotto strati di terra o sotto le acque dei mari, dei laghi o delle lagune? Chissà quanti segreti della storia umana attendono di essere ancora scoperti da archeologi, ricercatori, esperti ed appassionati animati da buona volontà e sete di conoscenza.

Ignazio Dessi'di Ignazio Dessi'   
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