Scoperta una grotta funeraria intatta: nessuno vi entrava da 3mila anni. Forse apparteneva a un clan di pirati
E’ stato un escavatore a produrre per caso un buco sul tetto della tomba, in Israele. Quando gli archeologi si sono calati dentro vi hanno trovato un vero tesoro: vasi, lucerne, armi in bronzo e i resti dei defunti. Una scoperta “che si fa una sola volta nella vita”, ha detto un esperto
La macchina escavatrice stava facendo il suo lavoro sulla spiaggia del parco nazionale di Palmahim, in Israele, quando la benna del mezzo è andata a cozzare pesantemente contro qualcosa di massiccio e solido: il tetto di una struttura sotterranea. Quando gli archeologi, chiamati per il sopralluogo, hanno capito di cosa si trattava hanno avuto un brivido: troppo bello per essere vero.
Attraverso il buco apertosi nel soffitto si sono calati all’interno dello spazio sottostante, la luce delle torce ha colpito una parete, poi è rimbalzata andando a sondare il suolo ed è emersa la realtà in tutta la sua entusiasmante bellezza: si trattava davvero di una grotta funeraria risalente al periodo del faraone egizio Ramses II. Non era mai stata violata dall’epoca del suo originario utilizzo ed era piena di reperti. Un vero scrigno colmo di preziosi tesori: ceramiche, contenitori vari, ciotole, vasi, armi e oggetti in bronzo. Da chiarire che in quel periodo l’attuale territorio di Israele, unitamente a quelli palestinesi, faceva parte del regno del grande faraone egizio.

L'entusiasmo degli archeologi
Una scoperta più unica che rara. Non capita spesso infatti di rinvenire tombe inviolate da 3300 anni. Nel video che alleghiamo, pubblicato dalla Israel Antiquities Authority, si vede uno degli esperti, appena entrato all’interno della grotta funeraria artificiale che, con faccia rapita, ammira piatti ancora saturi dei resti delle offerte, vasi con i piedi, ciotole, lampade ad olio, punte di frecce e lance deposti in gran numero all’interno del sito. Oggetti caratteristici delle cerimonie di sepoltura di quei tempi, perché la convinzione imperante era che i morti avessero bisogno di quel corredo per continuare la loro vita nell’aldilà.
Forse un clan di pirati
Nessuno per più di tre millenni ha toccato quegli oggetti, ed essi potrebbero fornire importanti informazioni sulle usanze e la vita dell’età del bronzo. Potrebbero persino gettare maggior luce sulle attività dei popoli del mare, che in quel periodo dominavano il Mediterraneo. Del resto non è escluso che possa trattarsi del sito funerario proprio di una famiglia che svolgeva le sue attività attraverso le distese marine. Lo farebbe pensare la presenza tra i reperti di armi e manufatti provenienti da tutto il Medio Oriente antico: Cipro, Lebano, Siria, Gaza, Jaffa ed Egitto. Per questo qualcuno ha subito parlato di un clan dedito alla pirateria o al contrabbando per mare. Un gruppo ricco e potente, a lungo protagonista, come dimostrerebbe il fatto che alcuni corpi, di cui sono stati rinvenuti i resti (uno scheletro sarebbe abbastanza completo), risalirebbero a un secolo dopo il primo. In ogni caso si tratta di un ritrovamento che ancora una volta mette in luce la “fervida attività commerciale che si svolgeva lungo le coste” mediterranee, in quelle epoche remote.

La soddisfazione degli esperti
Il primo a calarsi nella tomba è stato Dror Citron, funzionario dell'Autorità israeliana per le antichità. “E’ stato come sentirsi in un luogo fermo nel tempo”, ha detto ai giornalisti.
Mentre per Eli Yannai, specialista dell'età del Bronzo, "sembrava di stare sul set di un film di Indiana Jones". In ogni caso, ha spiegato Yannai, “si tratta di una scoperta estremamente rara, irripetibile. La grotta potrebbe fornire un quadro completo delle usanze funerarie della tarda età del bronzo”.
Il locale funerario è stato prontamente richiuso e posto sotto sorveglianza, fino a quando verrà predisposto un piano di scavi. Una misura opportuna e saggia. Anche perché le autorità avrebbero notato che alcuni oggetti sarebbero stati sottrati dalla tomba subito dopo il suo ritrovamento.