Lucio Fontana, l'uomo che sfondò la tela: il significato rivoluzionario di quel taglio
“Adorato dagli artisti e odiato dai borghesi perché non capivano la ragione di questo taglio”. Quando l'opera diventa il corpo di un'idea, un concetto
In tanti sono rimasti incerti di fronte a quel taglio sulla tela, molto spesso dubbiosi e sconcertati. Chissà se, oggi, davanti a opere battute a cifre astronomiche, la grande mecenate e collezionista statunitense Peggy Guggenheim lo avrebbe detto ancora: "Fontana è a mio avviso terribilmente noioso, con tutti quei buchetti". Così, prima di ricredersi, aveva liquidato Lucio Fontana, il rivoluzionario dello spazialismo del secondo Novecento, l'artista dei buchi e dei tagli. Era abbastanza normale che accadesse, ricorda, oggi, una grande amica di Fontana, l'artista Fausta Squatriti: "Era adorato dagli artisti e odiato dai borghesi - spiega - perché non capivano la ragione di questo taglio. Era un gesto provocatorio e i tagli non rappresentavano niente, e questo è un grandissimo passo avanti. Per un artista fare qualcosa che non vuol dire niente è andare all'aldilà".
Il documentario
Voci di ieri e di oggi che si intersecano con quelle dello stesso Fontana, tratte dalle Teche Rai, nel documentario prodotto da Rai Cultura e scritto da Valeria Schiavoni con la regia di Barbara Pozzoni, Lucio Fontana, in onda mercoledì 3 aprile alle 21.15 su Rai5 per Art Night, con Neri Marcorè.
Un documentario che si propone di raccontare per la prima volta in maniera completa la ricerca dell'artista, le sue sperimentazioni e la Milano che custodisce molte delle sue opere. Sculture in particolare, perché - sono parole di Fontana - "io ho sempre creduto a queste mie ricerche con una fede straordinaria, e per fortuna le ho potute portare a termine perché avevo questo mestiere, lo scultore, che mi ha fatto guadagnare e mi dato la facilità di dedicarmi, con una passione vera, a queste nuove ricerche".
Lo Spazialismo
Così - nel 1947, dopo sette anni in Argentina - nasce il suo Spazialismo che sfonda la tela. "Con il Concetto Spaziale - spiega Luca Massimo Barbero, consulente scientifico della Fondazione Lucio Fontana - l'opera non diventa più un oggetto, ma il corpo di un'idea, un concetto. Lo spazialismo è un movimento pieno di giovani, liberissimo, tutt'altro che ortodosso, che cambierà la storia dell'arte del dopoguerra".