La più grande fotogiornalista italiana si è arresa alla malattia, addio a Letizia Battaglia
"Accanto a questo incubo che era la mafia ho fotografato anche cose belle, per me e tanti altri che volevamo un mondo migliore e più gentile. Sono segnata da quello che ho visto, ma c'è anche la vita, le donne, i bambini e le bambine, i fiori, la banale bellezza che tanto ci conforta". Letizia Battaglia, la più grande fotogiornalista italiana, è scomparsa ieri a 87 anni. Appena pochi mesi fa ci aveva regalato una bellissima intervista al termine di un incontro al festival Licanìas di Neoneli, nel cuore della Sardegna, dove aveva presentato la sua biografia scritta insieme alla giornalista Sabrina Pisu. Oggi quelle parole preziose suonano come un testamento morale, la sintesi di un impegno civile portato avanti con l'obiettivo della macchina fotografica per documentare cronache, storie e contraddizioni del nostro paese, ma con un occhio sempre attento alla semplicità e alla bellezza.
Letizia Battaglia, palermitana, per decenni è stata l'unica fotografa in un mondo di uomini. La sua vita professionale iniziò nel 1971, come freelance; l'anno dopo scattò una serie di splendidi ritratti a Pierpaolo Pasolini. Nel 1974 su invito di Vittorio Disticò, direttore de L'Ora, cominciò a documentare le cronache di mafia che in quegli anni insanguinavano la Sicilia; è a questo periodo che risalgono alcuni degli scatti più drammatici firmati Battaglia: i morti ammazzati per strada, il maxiprocesso contro i crimini di Cosa Nostra, il giudice Giovanni Falcone che raccoglie la testimonianza del superpentito Tommaso Buscetta; ma il simbolo di questo straordinario documento è l'immagine di Sergio Mattarella, allora 39 anni, che soccorre il fratello Piersanti ucciso nel 1980.
Battaglia ha continuato a scattare come freelance senza mai dimenticare la sua Sicilia, mostrando una grande sensibilità per la vita quotidiana delle bambine e delle donne: ha fatto il giro del mondo l'immagine della bambina con pallone colta nel quartiere palermitano di Kalsa.
Lei stessa ha testimoniato con la sua vita la ribellione al patriarcato, a un modello familiare che vedeva le donne relegate in casa. Sono "arrabbiata con le donne", ci ha detto a Neoneli: "Le donne dovrebbero andare a gestire il potere con gli uomini, candidarsi alle cariche pubbliche, sporcarsi e rischiare e farlo in un modo diverso. Quelle che oggi occupano posti di rilievo lo fanno come lo fanno gli uomini adeguandosi a una cultura maschile. Che è meno generosa di quella femminile, perché gli uomini sono meno generosi delle donne".
In chiusura della nostra chiacchierata, le avevamo chiesto come, dopo tante immagini, tante morti, tanto dolore riuscisse ancora ad emozionarsi: "Sono alla ricerca della tenerezza, ricevere e dare tenerezza, sarà banale ma dopo tante schifezze ora cerco questo".