Discobolo, Sangiuliano: "Resta in Italia, chiarito con Berlino". Scoppia polemica sulla diffida a Un giorno da pecora
"Il Governo di Berlino non chiede alcuna restituzione. Si è trattato di un'iniziativa del direttore del museo bavarese”. Il ministro della Cultura avrebbe diffidato il programma di Radio Uno dal proseguire a fare battute su di lui. "Si faccia una risata"
"Il Discobolo Lancellotti è patrimonio della Nazione e proprietà dello Stato italiano. È e resterà nella collezione del Museo Nazionale Romano. Ho avuto un incontro costruttivo e cordiale su tante questioni con l'Ambasciatore tedesco a Roma, Hans-Dieter Lucas e ho preso nota delle sue spiegazioni in merito alla lettera del direttore dello Staatliche Antikensammlungen di Monaco di Baviera, che considero inaccettabile nei suoi contenuti. Mi è stato riferito che il Governo di Berlino non chiede alcuna restituzione e non rivendica il discobolo e che si è trattata di un'iniziativa del direttore del museo bavarese. Credo che questo direttore ci debba delle scuse. Mi auguro che, nel quadro della cooperazione culturale con la Germania che intendo rafforzare fortemente, troveremo un accordo per il rientro in Italia anche della base marmorea settecentesca che appartiene all'opera di proprietà dello Stato italiano, rimasta finora a Monaco di Baviera", lo ha spiegato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
La questione aveva scatenato un polverone. Sui social infatti la notizia era diventata virale e il ministro italiano competente aveva fatto sapere di non aver alcuna intenzione di tentennare in merito. "Chi chiede la restituzione del Discobolo Lancellotti deve passare sul mio cadavere", aveva detto parlando a Napoli Gennaro Sangiuliano, sottolineando "che quell'opera è patrimonio della nazione italiana".
Polemica sulla diffida a Un giorno da pecora
Il ministro Sangiuliano in questi giorni sta facendo parlare di se anche perché avrebbe "diffidato il programma di Radio Uno, Un giorno da pecora, - come si legge per esempio sul Sole 24 Ore - dal proseguire a fare battute su di lui, chiedendo di smetterla e riservandosi azioni legali e richiesta di risarcimento danni".
A riportare la notizia è stato il Fatto quotidiano, ma al momento manca la conferma del ministro.
L’esponente del governo lo avrebbe fatto inviando una diffida all’azienda di viale Mazzini tramite l’avvocato Silverio Sica. Nel programma condotto da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari ci sarebbe da mesi una “sistematica denigrazione dell’immagine personale e del ruolo istituzionale” del ministro attraverso il riferimento (sia pure in modo ironico, ndr) a una presunta “carenza di preparazione culturale della persona”. Tutto ciò denoterebbe “un intento diffamatorio tanto più grave se si considerano il profilo e la personalità del dottor Sangiuliano" che, si sottolinea, "è laureato in Giurisprudenza, dottore di ricerca e professore a contratto in diversi atenei".
L'intervento del capogruppo in commissione di Vigilanza del M5S
A proposito di tale (ripetiamo, non confermata dal ministro) presa di posizione interviene il capogruppo in commissione di Vigilanza Rai del Movimento 5 Stelle Dario Carotenuto: "Stamattina aspettavamo una pubblica smentita dal ministro Sangiuliano che invece non è arrivata, immaginiamo dunque che corrisponda al vero il fatto che - come riportato dal Fatto Quotidiano - il ministro della Cultura abbia diffidato la trasmissione radiofonica Un Giorno da Pecora dal prenderlo in giro. Sarebbe una mortificazione per l’acuta intelligenza del ministro, che evidentemente è privo di senso dell’umorismo e mal tollera la satira. O siamo davanti a una vendetta nei confronti della conduttrice rea di avergli chiesto pochi mesi fa come mai aveva votato per il Premio Strega senza aver letto nessun libro?".
"Si faccia una risata"
"Ministro Sangiuliano si faccia una risata. Apprendiamo dalla stampa di una lettera di diffida inviata dai legali del ministro della Cultura a Rai Radio Uno. Si contesta ai conduttori di Un giorno da pecora un intento denigratorio. Come Gruppo Pd in Vigilanza Rai depositeremo un'interrogazione per verificare la veridicità di quanto sta emergendo". Così la deputata dem Ouidad Bakkali, componente della commissione di Vigilanza Rai. "Se ciò fosse vero - aggiunge Bakkali - lascia basiti il fatto che oltre a non comprendere la satira e l'ironia tagliente, che è cifra caratteristica di questa trasmissione molto seguita e molto amata dagli ascoltatori, un ministro della Repubblica, oltretutto in aspettativa proprio dalla Rai dal 21 ottobre 2022 in seguito alla sua nomina nel governo Meloni, faccia ricorso alle vie legali perché non gradisce i contenuti e lo stile di una trasmissione radiofonica. Atti intimidatori che credo non avranno effetti su chi scrive e conduce il programma in questione, ma che deve allarmare sul grado di permalosità e nervosismo che vive il ministro che sente minacciata la sua reputazione dalle battute di Geppi Cucciari e Giorgio Lauro".