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Disco di Festo, enigma senza tempo con un particolare straordinario: quei caratteri non sono incisi a mano

Scoperto nel 1908 dall’archeologo italiano Luigi Pernier nel sito del palazzo minoico di Festo, sull’isola di Creta, questo criptico manufatto in terracotta continua a sfidare studiosi e linguisti di tutto il mondo.

di Tiscali Cultura   

Oggi Archeologia e Mistero si occupa di uno dei più grandi enigmi dell’archeologia: il Disco di Festo. Scoperto nel 1908 dall’archeologo italiano Luigi Pernier, mentre conduceva degli scavi con Federico Halbherr, nel sito del palazzo minoico di Festo, sull’isola di Creta, questo criptico manufatto in terracotta continua a sfidare studiosi e linguisti di tutto il mondo.

Descrizione e caratteristiche

Il disco, dal diametro di circa 16 cm, è coperto su entrambi i lati da una serie di simboli incisi a spirale verso il centro. In tutto sono presenti 241 segni distinti, raggruppati in 61 sequenze, che sembrano costituire una forma di scrittura. Ciò che rende il Disco di Festo straordinario è che i caratteri non sono incisi a mano, ma impressi con dei timbri, facendo di esso uno dei primi esempi conosciuti di stampa tipografica nella storia.

Il mistero della scrittura

Uno degli aspetti più intriganti del Disco di Festo è che la sua scrittura non è stata ancora decifrata. Gli studiosi hanno identificato 45 simboli distinti, che includono figure umane, animali, piante e oggetti vari. Si è ipotizzato un qualche legame con antiche scritture. Tuttavia, la loro corrispondenza con altre scritture minoiche, come la Lineare A e la Lineare B, non è stata provata in modo definitivo.

Il Disco di Festo e Luigi Pernier (Ansa e Wikiprdia)

Ipotesi e teorie

Diverse teorie sono state avanzate sulla natura del testo impresso sul disco. Alcuni studiosi ritengono che possa trattarsi di un inno religioso, una preghiera, un calendario, o persino un codice segreto. Altri suggeriscono che il disco sia un oggetto di origine non cretese, importato da una civiltà sconosciuta. L’assenza di altri reperti simili rende difficile la sua collocazione storica e culturale.

Un enigma ancora irrisolto

Nonostante i numerosi tentativi di decifrazione, il Disco di Festo resta un enigma irrisolto. La mancanza di un contesto testuale e la brevità della scritta rendono complesso qualsiasi tentativo di traduzione. Finché nuove scoperte non forniranno indizi più concreti, il disco sembra destinato a rimanere uno dei più affascinanti misteri dell’antichità.

Intanto il reperto continua ad affascinare storici, linguisti e appassionati del mistero. La sua enigmaticità lo rende uno degli artefatti più discussi dell’archeologia mondiale. E’ la testimonianza di una lingua sconosciuta? Un messaggio segreto? La testimonianza di una civiltà scomparsa? Una cosa è certa: che sia una testimonianza perduta di una civiltà dimenticata o un frammento di una scrittura ancora ignota, il Disco di Festo mantiene il suo fascino senza tempo.

di Tiscali Cultura   
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