Da allevatore a caso letterario: l'uomo che ha tramandato il suo tesoro sui sacchi di carta
E' morto Carmelo Campanella, sei anni fa divenne un caso letterario scoperto per caso da Chiara Ottaviano

E’ il 2000, anno del giubileo. Carmelo Campanella, allevatore di bovini nato e cresciuto nel ragusano, si trova su un pullman con altri pellegrini. Durante il lungo viaggio che li porterà a Roma qualcuno si alza, prende il microfono e inizia ad intrattenere i compagni di viaggio recitando qualche vecchia strofa in dialetto, sono versi popolari che parlano di santi. Carmelo si fa coraggio, decide di dare anche lui il suo contributo. Così tra lo stupore e l’apprezzamento generale Carmelo sfoggia la sua incredibile memoria. Storie, indovinelli, racconti di spirito che tengono compagnia per tutto il viaggio.
Solo in quel momento capisce che quel repertorio enorme che custodisce nella sua testa è un tesoro importante che deve essere tramandato. Non può morire con lui. Così rientrato a casa, comincia la sua trascrizione minuziosa di tutte le rime imparate durante la sua vita.
Non avendo altro a portata di mano, prende i sacchi di carta ruvida destinati al foraggio e inizia la stesura dei suoi “papiri”. In silenzio raccoglie un enorme patrimonio di “cunti” siciliani della tradizione orale.

CHIARA OTTAVIANO
La popolarità di Carmelo Campanella, diventato quasi un caso letterario sei anni fa, la si deve a Chiara Ottaviano, storica torinese che per prima inizia a pubblicare qualche pagina del suo lavoro. Da contadino a etnografo, con la stessa naturalezza di chi la mattina si alza per ricominciare una nuova giornata di lavoro.
”Ci mancherà la sua passione nel raccontare la sua vita e il suo tempo, quello del duro lavoro e della vita quotidiana, con le sue povertà e difficoltà”, lo ricorda Chiara Ottaviano. “Il suo mondo interiore era animato da una profonda e incrollabile fede e alimentato dalla memoria dell'esperienza di chi l'aveva preceduto".