"Non sono fascista ma non canterei mai 'Bella ciao'": una proposta di legge scatena l'ennesima polemica
L'iniziativa dei deputati del Pd, Leu, M5s e Italia Viva: "Evidente carattere istituzionale a un inno che è espressione popolare dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica''

Nessuno è fascista ma quando si parla di fascismo spuntano i parlamentari di estrema destra e arrivano i discendenti di Mussolini a contestare la Resistenza e la guerra di liberazione dal nazi-fascismo.
Cosa sta succedendo in queste ore? Andiamo per ordine. C'è un testo di legge di poche righe che parte dal presupposto che Bella Ciao sia "un'espressione popolare" che rappresenti "valori fondanti" della Repubblica. Ragion per cui le spetta un posto d'onore: in occasione della Festa di Liberazione dal nazifascismo dovrà essere cantata immediatamente dopo l'inno nazionale.
Una bellissima iniziativa che dovrebbe dare un taglio a tanta disinformazione qualunquista e al negazionismo dei fascisti mascherati da destra istituzionale.
La canzone popolare 'Bella ciao' è da sempre associata al periodo della Resistenza e alla festa della Liberazione del 25 aprile. Questo canto ha avuto una genesi più complessa di quanto si possa immaginare ed è giunto fino ad essere considerato un inno che è ''espressione popolare dei più alti valori alla base della nascita della Repubblica''.
Lo sottolineano i deputati, prevalentemente Pd, che, in una proposta di legge depositata alla Camera, chiedono il riconoscimento di 'Bella ciao' e la definizione di disposizioni riguardanti la sua esecuzione nelle cerimonie ufficiali per la festa del 25 aprile. L'iniziativa è di Fragomeli, Verini, Fiano, Fassino, Benamati, Boldrini, Bruno Bossio Carla Cantone, Cenni, Ciagà, Ciampi, De Menech, Frailis, Incerti, La Marca, Lattanzio, Gavino, Manca, Miceli, Morassut, Mura, Pagani Ubaldo Pagano, Pellicani, Pezzopane, Pizzetti, Prestipino, Rossi Stumpo, Zardini. Oltre a questi dem, ci sono anche Michele Anzaldi e Massimo Ungaro, di Italia viva, Alberto Manca dei Cinque stelle Nicola Stumpo di Leu.
I deputati nell'introduzione al testo ripercorrono la storia della canzone cercando di costruire una carta d'identità politicamente neutrale: "Possiamo affermare con certezza - scrivono - che 'Bella ciao' non è espressione di una singola parte politica, ma che, al contrario, tutte le forze politiche democratiche possono ugualmente riconoscersi negli ideali universali ai quali si ispira la canzone".
E per avvalorare la tesi, ricordano vari episodi: genesi e diffusione del testo sono "avvenuti in più fasi" e "la forma definitiva che tutti conosciamo compare diversi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale". Mentre la melodia "può essere fatta risalire a ben prima del XX secolo, e si perde tra i canti della tradizione popolare slava". Ma non basta. Sulle note di Bella Ciao si chiuse anche il congresso della Dc nel 1976 che elesse segretario Benigno Zaccagnini. A dimostrazione, osservano Pd, Iv e LeU, che si tratta di una canzone che difende "i valori della democrazia contro ogni forma di prevaricazione". Intonata ancora oggi in tutto il mondo, adesso la canzone della resistenza potrebbe assumere il rango di un inno, almeno il 25 aprile, se troverà una maggioranza a favore in Parlamento.
La melodia sembra risalire a ben prima del XX secolo ''e si perde tra i canti della tradizione popolare slava''. ''E' documentato - scrivono i deputati - come la traccia più antica di tale musica sia un'incisione del 1919, in un disco a 78 giri, del fisarmonicista tzigano Mishka Ziganoff''. Si tratterebbe di un genere musicale yiddish (un dialetto parlato dalla maggioranza degli ebrei stanziati nell'Europa centrale e orientale e di quelli successivamente emigrati negli Stati Uniti d'America), detto Klezmer, in cui confluiscono vari elementi tra cui proprio la musica popolare slava.
Il testo della canzone, invece, ''a partire dal periodo della Resistenza, trova maturazione e diffusione in periodi diversi che si collocano tra la metà degli anni cinquanta, in un momento in cui la politica ha necessità di unificare le varie anime della Resistenza - quella comunista, socialista, cattolica, azionista, liberale e monarchico-badogliana - e la metà degli anni sessanta, con il riconoscimento popolare, ottenuto nel 1964 in occasione del Festival dei due mondi di Spoleto''. Negli anni '70, infine, la canzone trova corrispondenza nella necessità di rinsaldare il concetto di unità nazionale nato con la Resistenza e per la difesa dei valori di libertà e democrazia.

La canzone quindi, nella forma che oggi tutti conosciamo, non compare in nessun documento anteriore agli anni '50. Ovviamente nel corso degli anni sono stati in moltissimi a cimentarsi con un canto popolare di tale importanza e bellezza. Oltre ai vari gruppi combat folk / rock di casa nostra, come i Modena City Ramblers, la Banda Bassotti o i Gang, vale la pena ricordare le notevoli versioni di Milva, di Giorgio Gaber e di Goran Bregovic. La prima incisione di Bella ciao risale al 1963, ad opera di Sandra Mantovani e Fausto Amodei. Gaber la incise nel 1967, il ‘reuccio’ Claudio Villa nel 1975.
Nella relazione vengono anche presentati alcune esempi di raccolte di canzoni (come il 'Canta partigiano' edito da Panfilo a Cuneo nel 1945 e le varie edizioni del 'Canzoniere italiano' di Pasolini) o riviste (come 'Folklore' nel 1946) nei quali il testo di 'Bella ciao' non compare mai. La prima apparizione è nel 1953, sulla rivista 'La Lapa' di Alberto Mario Cirese, per poi essere inserita, proprio il 25 aprile del 1957, in una breve raccolta di canti partigiani pubblicati dal quotidiano 'L'Unità'. ''Da ultimo - come già detto - la canzone 'Bella ciao' comincia a godere della massima diffusione dopo la sua presentazione in occasione del Festival dei due mondi del 1964''.
La diffusione del canto è andata crescendo nel corso degli anni, ''arrivando anche a travalicare i confini nazionali'' per via dei suoi temi facilmente condivisibili da parte dei movimenti popolari di tutto il mondo. ''Possiamo pertanto affermare con certezza - proseguono i deputati nella relazione della pdl - che 'Bella ciao' non è espressione di una singola parte politica, ma che, al contrario, tutte le forze politiche democratiche possono ugualmente riconoscersi negli ideali universali ai quali si ispira la canzone: la lotta patriottica contro ogni forma di prevaricazione e di abuso di potere; la lotta per la libertà personale e quella del proprio Paese rispetto a ogni forma di oppressione dittatoriale; la riaffermazione dell'identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica; la difesa dei diritti e la battaglia per l'emancipazione sociale; il diritto di cittadinanza e di civile convivenza all'insegna della tolleranza e dell'uguaglianza fra i popoli''.
Di seguito è riportato il testo della proposta di legge: Art. 1.1. La Repubblica riconosce la canzone 'Bella ciao' quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo. 2. La canzone 'Bella ciao' è eseguita, dopo l'inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Ma da La Russa ai nipoti di Mussolini si è scatenato il putiferio. Una delle motivazioni è che la canzone simbolo della Liberazione sarebbe divisiva. Divisiva? Certo: divide nettamente i patrioti che lottarono per la liberà da una dittatura criminale. E secondo questo bieco ragionamento la stessa Costituzione repubblicana potrebbe essere divisiva verso gli italiani che avrebbero voluto la monarchia.
"'Bella ciao' afferma il vicepresidente del Senato di Fratelli d'Italia La Russa, non per colpa del testo ma per colpa della sinistra, è diventata una canzone che non copre il gusto di tutti gli italiani: è troppo di sinistra. Non è la canzone dei partigiani, è la canzone solo dei partigiani comunisti. Sono contrario''. "Come al solito è una di quelle notizie che vengono date per non parlare dei problemi seri che abbiamo in Italia. Intanto 'Bella Ciao' non è una canzone partigiana, non è mai stata cantata in quell'epoca. Ma è stata intonata dopo, e a furia di ripetere una menzogna tante volte… poi alla fine la gente ci crede pure. È ridicolo che solo si perda tempo su queste cose". Così Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote di Benito e nipote di Alessandra, commentando la proposta di legge. Rachele Mussolini, figlia di Romano e nipote del Duce: spegnerò la tv. "Come al solito penso che questi signori del Pd e chi gli va dietro, parlamentari di Italia Viva, Leu e gli altri, vivano su un altro pianeta, perché è evidente come i problemi siano altri piuttosto che farsi una 'cantata' e riconoscere l'ufficialità di Bella Ciao che loro già intonano il 25 aprile".
"Non credo che questa protesta tolga o aggiunga qualcosa a quello che è lo stato attuale delle cose - ha spiegato - nel senso che l'hanno sempre cantata il 25 aprile 'Bella Ciao'e ora vogliono avere l'ufficialità di questo inno anche nelle cerimonie ufficiali. Ce ne faremo una ragione...''. "Per quanto mi riguarda prosegue Rachele Mussolini - dopo aver ascoltato l'Inno di Mameli, spegnerò la televisione o la radio, perché quell'altra melodia non è nelle mie corde. Credo francamente che sia una proposta divisiva, che non si faccia niente per trovare quella famosa pacificazione di cui sempre parlo, ma che si faccia di tutto per mettere paletti e rimarcare le differenze, tra l'una e l'altra fazione'', ha concluso.
Ma Bella ciao supererà anche questa inutile polemica e diventerà anche un documentario. Con oltre un miliardo di visualizzazioni online, Bella Ciao è la canzone italiana più ascoltata nel mondo negli ultimi anni. Presto diventerà un documentario coprodotto da Palomar Doc e Rai Documentari e diretto da Giulia Giapponesi con il titolo Bella Ciao – La storia oltre il mito.
Come canzone di lotta e resistenza è stata recuperata nell’ultimo quarto di secolo da decine di realtà di protesta, dalla primavera araba alle proteste #occupy Usa e #occupy Mumbai, dalla lotta alla globalizzazione alla lotta ai cambiamenti climatici, dai funerali dei vignettisti di Charles Hebdo alle rivolte in Sudan e ai movimenti di piazza in Libano, in Cile, in Turchia.
Ma è anche diventata un fenomeno tipico della globalizzazione: canzone simbolo della serie Casa di carta, jingle per vendere un prodotto in Messico, musica per promuovere Netflix in Arabia Saudita. Il progetto, primo documentario classificato nel bando sviluppo 2020 della Regione Emilia Romagna, verrà ora presentato ufficialmente a Bio to B, il mercato internazionale di Biografilm Festival dedicato al documentario, allo scopo di trovare partner e network televisivi internazionali. "Tra i tantissimi progetti che ci sono stati proposti abbiamo scelto di produrre Bella Ciao – La storia oltre il mito – ha dichiarato Andrea Romeo, Creative Producer di Palomar DOC – perché siamo convinti che questa canzone sia patrimonio di tutti e perchè riteniamo che attraverso il film di Giulia Giapponesi si scoprirà la sua portata e l’importanza mondiale".
"La storia di “Bella Ciao” è saldamente intrecciata al territorio in cui vivo e in cui sono cresciuta» dichiara la regista Giulia Giapponesi, già apprezzata per il suo “Carracci – La rivoluzione silenziosa”. "Ma il lavoro di ricerca che ho portato avanti in questi anni mi ha permesso di scoprire molti aspetti del percorso della canzone che ancora non conoscevo e che aprono nuovi scenari. Sono molto felice che sia stato scelto dalla Regione Emilia Romagna – conclude – e che Palomar Doc lo produca. Abbiamo archivi straordinari e intervisteremo personaggi di grande livello".
“Bella Ciao è il primo di una lunga serie di grandi documentari internazionali che porteranno l’Italia nel mondo e siamo orgogliosi di questa coproduzione di grande prestigio” dichiara Duilio Giammaria, direttore di Rai Documentari.
Bella Ciao – la storia oltre il mito è coprodotto da Palomar DOC, la nuova divisione del gruppo Palomar interamente dedicata ai documentari, e Rai Documentari, nuova divisione RAI diretta da Duilio Giammaria, in collaborazione con IMAGISSIME parte di Mediawan Group, e andrà in onda il 15 dicembre 2021 su Rai 1.
Bella ciao avrà vita molto lunga, che lo vogliano o meno i discendenti del Duce, Fratelli d'Italia e compagnia cantante.